Le immagini dell'omicidio di Kim Jong-nam, il fratellastro del dittatore nordcoreano
La versione italiana della spystory nordcoreana si svolge tra Roma e Parigi. Sul versante capitolino il protagonista è Kim Su Kwang. Funzionario di Pyong Yang, Kwang a Roma era ormai di casa. Per dodici anni, dal 2003 sino al gennaio del 2015, ha lavorato come "official civil servant" negli uffici di rappresentanza delle Nazioni Unite. Il suo compito era rappresentare la Repubblica popolare della Nord Corea al World Food program, il programma alimentare mondiale. Di Kwang e dei suoi impegni in Italia ne aveva scritto il Foglio , quando nel 2015 le Nazioni Unite avevano iniziato a interrogarsi sulla vera natura della sua missione. "Kim Su-Gwang, al febbraio del 2014, era funzionario del dipartimento Operation Service, divisione informatica, sezione Beneficiary IT solution", si leggeva sulle colonne del quotidiano.
Anche alla Farnesina lo conoscevano bene. Perché tra il 2003 e il 2014 Kwang ha ottenuto ben otto differenti carte d'identità. Al Ministero degli Esteri hanno fatto caso a quella collezione di documenti? Tutte con il bollo dell'agenzia alimentare delle Nazioni Unite. Una raccolta che si è interrotta nel 2015 quando il suo nome è stato cancellato dagli elenchi della sede romana del World food program e del personale straniero accreditato. Perché Kwang non era un diplomatico, non lo è mai stato. E' una spia di professione, è un ufficiale del Reconnaisance General Bureau, i servizi segreti nordcoreani. Kwang lavora per la terza divisione dell'intelligence di Pyong Yang. Sono gli 007 mandati in giro per il mondo con il compito di infiltrarsi in aziende e istituzioni internazionali. Quella sezione dell'Rgb ha ramificazioni in tutti i continenti e nelle principali capitali del mondo, da Berlino a Pechino, da Mosca e Tokyo.
Come è saltata la sua copertura? Da anni le Nazioni Unite hanno creato un team di analisti e investigatori per aggiornare il Comitato per le sanzioni. E' la barriera della comunità internazionale per cercare di frenare i desideri bellici - e nucleari - del dittatore Kim Jong Un. Il gruppo è guidato da Hugh Griffits, esperto nel contrasto ai traffici globali di armi. Sulla base di "informazioni confidenziali" questa squadra ha redatto un dossier sulla presenza dei servizi segreti nordcoreani in Europa. Una cellula spionistica con due basi, una a Parigi, l'altra e Roma. Kwang era il contatto in Italia, mentre il capo della rete europea viveva e lavorava a Parigi, sempre sotto copertura diplomatica. Si chiama Kim Yong Nam (omonimo del fratellastro del dittatore). Nella capitale francese era stato accreditato all'Unesco. Il terzo componente della cellula nordcoreana che ha ingannato i controlli delle Nazioni Unite è una donna, Kim Su Gyong: "ufficialmente" non lavora per i servizi segreti nordcoreani ma ha goduto di una certa libertà di movimento in Europa, grazie al suo incarico da direttore delle relazioni internazionali per la Korean United development Bank. Su di lei, però, gli investigatori non hanno raccolto prove schiacciati dell'attività di intelligence.