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Roma, scompare studentessa cinese: "Al telefono ha urlato aiutatemi"

Zhang Yao,  20 anni, era arrivata nella capitale lo scorso marzo dalla Cina per studiare all'Accademia di Belle Arti di via di Ripetta

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Scomparsa, sparita nel nulla dopo aver ritirato il permesso di soggiorno all'ufficio immigrazione della questura in via Teofilo Patini. È partita ormai da più di 24 ore la disperata ricerca di Zhang Yao. Della 20enne, studentessa arrivata a Roma lo scorso marzo dalla Cina per studiare all'Accademia di Belle Arti di via di Ripetta, lunedì si sono perse le tracce.
E un dettaglio ora tormenta gli amici che ieri hanno denunciato tutto alla polizia: "Era al telefono. Stava chiacchierando con uno di noi, poi ha iniziato a gridare. La chiamata è finita così e ora non riusciamo più a rintracciarla".

A indagare sulla ragazza, in Italia grazie al programma "Marco Polo e Turandot" progettato dalla Conferenza dei rettori delle università italiane, adesso sono gli agenti del commissariato Casilino e i colleghi della squadra mobile. Gli investigatori coordinati da Luigi Silipo ieri hanno sentito anche i vertici dell'Accademia, chiedendo conto delle abitudini della giovane e delle sue frequentazioni. "È un'alunna con la testa sulle spalle - hanno spiegato i professori - ed escludiamo che si tratti di una messinscena".

"L'unica cosa che sappiamo - hanno raccontato i docenti alla polizia - è che Zhang era al telefono con un'altra ragazza quando è sparita". Anche la compagna di corso, assieme ad altri amici della 20enne, è stata immediatamente ascoltata dagli agenti della squadra mobile: "Siamo subito andati all'ambasciata cinese - ha spiegato la ragazza, una connazionale - e da lì siamo corsi al commissariato".

Partita dalla sede diplomatica di via Bruxelles, la denuncia è stata trasferita per competenza territoriale ai poliziotti del Casilino: la ragazza è sparita una volta uscita dagli uffici dell'immigrazione di via Patini, palazzone a Tor Sapienza incastonato tra la bretella che collega la tangenziale all'autostrada per L'Aquila, la Collatina e il campo rom di via Salviati.
"Abbiamo provato a cercarla ovunque - ha spiegato una professoressa dell'Accademia alla polizia - e a chiamare tutti gli ospedali. Ma non è da nessuna parte. Sa parlare discretamente l'italiano e non avrebbe problemi a chiedere aiuto se si trovasse in difficoltà. I genitori? Sono stati avvertiti subito". La notizia, infatti, ha compiuto rapidamente il giro del globo: la madre e il padre della ragazza che su una foto caricata su Facebook sorride accanto a un'amica attendono novità dall'Italia. Ma potrebbero presto partire per l'Italia da Hohhot, la capitale della regione della Mongolia interna.
Come Zhang, decine e decine di studenti ogni anno arrivano a Roma per studiare all'Accademia di Belle Arti. La comunità cinese è una delle più rappresentate nell'istituto di via Ripetta e tutti ora stanno cercando di contribuire alle ricerche della studentessa.

Sulle celle agganciate dal suo cellulare e sulle telecamere di sorveglianza dell'ufficio immigrazione si concentrano invece gli investigatori. La speranza è che gli occhi elettronici di via Patini possano aver ripreso la ragazza. Fino al momento dell'urlo. Continuamente monitorati anche i profili social della giovane.
Tra i suoi amici virtuali ci sono tanti altri colleghi dell'Accademia. Su 2000 studenti, circa 600 vengono infatti dalla Cina. Un numero importante tanto da spingere alcuni professori a chiedere all'istituto l'ingaggio di traduttori professionisti. Un caso a parte, invece, è la loro salatissima selezione. I ragazzi cinesi che qui pagano appena 250 euro di tasse e risultano nullatenenti (o poco più) prima di partire hanno versato una discreta somma. Sul caso, nel 2014, era intervenuta la direttrice Tiziana D'Acchille: "Yue Han, dello China Scholarship Council, mi ha detto che solo per la selezione ognuno di questi alunni ha versato 6.000 euro ". O forse di più. Con il sogno, lo stesso della 20enne scomparsa, di studiare e vivere d'arte.
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