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Caos in piazza San Carlo, da Appendino tanti "non so" e la colpa all'ex braccio destro

Una ragazza ferita nella notte del 3 giugno scorso in piazza San Carlo (afp)
Il verbale dell'interrogatorio. La sindaca: "Fu il capo di gabinetto Giordana a gestire l'organizzazione della serata proponendomi di affidarla a Turismo Torino"
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TORINO - Per dodici volte davanti ai magistrati Chiara Appendino, la sindaca di Torino, nomina il suo ex braccio destro, Paolo Giordana, indicandolo come il vero responsabile dell'organizzazione della serata del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo, dove sono rimaste ferite oltre 1500 persone e una ragazza è morta schiacciata dai tifosi in fuga. "Perché fu affidato l'allestimento della piazza per la proiezione della finale di Champions League a Turismo Torino?" Chiede il procuratore Armando Spataro nell'interrogatorio del 20 novembre scorso. "Fu il mio capo di gabinetto - risponde Appendino - a dirmi, non ricordo né dove né quando, che Turismo Torino era disponibile e interessata a organizzare questo evento". Turismo Torino, secondo l'accusa dei pm, si rivelò del tutto inadeguata, senza personale esperto di sicurezza, e senza risorse per mettere in piedi in soli quattro giorni l'organizzazione per una manifestazione da 40 mila tifosi. "Perché non ha disposto accertamenti per verificare che Turismo Torino osservasse le prescrizioni della Commissione provinciale di vigilanza"? Le chiedono i magistrati. "Una volta che Giordana mi ha comunicato che era "tutto a posto" non avevo necessità di disporre accertamenti" risponde la sindaca accompagnata dagli avvocati, Luigi Chiappero ed Enrico Cairo.

Sono pesantissime le accuse nei confronti di Appendino, verso l'allora questore di Torino, Angelo Sanna, il numero due della polizia municipale, Marco Sgarbi, e altre 12 persone considerate responsabili per una parte di organizzazione. Omicidio colposo, lesioni colpose anche gravissime e disastro. Ed è la seconda inchiesta in pochi mesi, a Torino, che chiama la sindaca a rispondere delle sue responsabilità. Non basta che il 13 aprile sia stata svelata la vera causa del caos in piazza quella notte. Fino ad allora si è sempre parlato di reazione inspiegabile della folla che, fuggendo, ha travolto tutto. Ma quattro ragazzi, una gang di giovani rapinatori specializzati nei furti con lo spray al peperoncino, ora sono stati arrestati, e due di loro hanno confessato di aver seminato il panico spruzzando spray urticante per scippare il pubblico stipato ad assistere alla finale di Champions League.

Restano comunque in piedi le accuse agli amministratori: aver agito con "imprudenza, negligenza, imperizia, violando leggi e regolamenti" e causando il disastro. Chiara Appendino ripete quasi ossessivamente di non sapere nulla della preprazione della manifestazione durante l'interrogatorio nell'ufficio di Spataro al settimo piano del Palazzo di Giustizia. Il motivo che ricorre a ogni domanda è: "Non sapevo, non compete al mio ruolo, non ricordo, non so per quale motivo Giordana non mi abbia informato". Nei dieci mesi di inchiesta più volte le è stato ricordato il post che pubblicò sul suo profilo Facebook pochi minuti prima dell'inizio della partita. "Vi assicuro che tanti cittadini sono al lavoro da settimane per garantire sicurezza e ordine in quella che dev'essere, comunque vada, una serata di festa". La sindaca in quel momento era già allo stadio, a Cardiff, per assistere di persona alla finale della sua squadra del cuore. Mentre la piazza "salotto" di Torino era gremita due volte oltre la capienza di sicurezza e ricoperta da un tappeto di bottiglie di vetro. Più tardi, sotto i piedi scalzi delle persone in fuga, i cocci si trasformeranno in un'arma micidiale. "Perché non vietaste la vendita di bibite in vetro?", le chiedono i pm. "Nessuno nei miei uffici mi segnalò la necessità di provvedere in tal senso".