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Politica

Da D'Attorre a Fava, la pattuglia di ex Sel in dote (alla Camera) agli scissionisti Pd

Ansa
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Il primo problema è un nome e un cognome: Paolo Gentiloni. Il nuovo nascituro gruppo che alla Camera porterà agli scissionisti del Pd una dote di 17 deputati che lasciano Sinistra Italiana, dovrà confrontarsi con la “pratica governo”. Sostanza, non solo forma, che potrebbe partire da un voto di fiducia che con l’evoluzione che sta vivendo l’aula di Montecitorio non è solo un’ipotesi. In questo caso, la prassi parlamentare con le uscite e i raggruppamenti in corso, non prevede l’obbligo per il presidente del Consiglio di verificare la sua maggioranza che dunque per ora non subirebbe scossoni.

Con Arturo Scotto, che sabato scorso aveva lasciato il congresso di Sinistra Italiana di Rimini con una posizione molto critica, ci sono Ciccio Ferrara, Donatella Duranti, Arcangelo Sannicandro, Carlo Galli, Alfredo D'Attorre, Florian Kronblicher, Lara Ricciatti, Gianni Melilla, Vincenzo Folino, Giovanna Martelli, Franco Bordo, Claudio Fava, Marisa Nicchi, Michele Piras, Filiberto Zaratti e Stefano Quaranta. Dal gruppo originario che non avrà più i numeri (anche se è probabile una deroga), uscirà anche la presidente Laura Boldrini: dopo la spaccatura in due degli ex SEL, la decisione attende solo l’ufficialità con la conseguente iscrizione nel gruppo misto.

Per la formazione che nasce, a separare le prossime 48 ore prima dell’annuncio ufficiale, ci sono due nodi ancora da sciogliere insieme ai bersaniani usciti dal Pd: il nome e l’agenda da portare avanti da qui alla fine della legislatura. E’ “il tema governo” a scottare maggiormente per le due squadre che arrivano da sponde opposte, una di maggioranza e una di opposizione, nonostante entrambe abbiano dichiarato ufficialmente la necessità di garantire l’attuale esecutivo fino alla conclusione naturale della legislatura. Credo che “su alcuni punti si possa arrivare a trovare una condivisione che allarghi l’ambito di sostegno al governo”, ha spiegato Alfredo D’Attorre lasciando il dubbio su che cosa accadrà quando i “progressisti” si troveranno davanti a un voto di fiducia. Ma anche se questo iceberg dovesse essere aggirato, gli ex vendoliani già dalle prossime settimane dovranno decidere cosa fare con il decreto sicurezza (che prevede i nuovi Cie) presentato dal ministro dell’interno Minniti o il provvedimento che finanzia le missioni militari.

Questioni non da poco che fanno prevedere nuovi travagli e gli inevitabili attacchi degli ex compagni di Sinistra Italiana. Già oggi dal neo segretario Nicola Fratoianni, c’è stato un piccolo assaggio dei veleni futuri: “Voglio fare gli auguri a Roberto Speranza e ai compagni che sono usciti dal Pd con una scelta coraggiosa, mi pare un fatto positivo. Tutto il resto è cronaca minore”.

Per i nuovi pianeti di sinistra il futuro prossimo delle urne sarà l’altro nodo da sciogliere. Per Scotto e compagni (anche se non tutti) l’approdo nel “Campo progressista” di Giuliano Pisapia è la scelta naturale. Con l’eccezione della vecchia guardia, sono gli stessi che vedono come un pericolo, l’abbraccio con Massimo D’Alema, che è stato il primo a sganciarsi dal pianeta Pd per riposizionarsi a sinistra. Riuniti fino tarda sera nei piani alti della Camera lontano da occhi e orecchi indiscreti, è ancora il “fattore personale” a giocare un peso tra le varie posizioni che si sono confrontate. Il campo è largo ma molto affollato, e in quest’area la storia ci dice che la strada dell’unità non è mai in piano.

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