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"MovieDay", quando è il pubblico a scegliere cosa proiettare al cinema

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Fra le tante sperimentazioni che Our War porta con sé c'è anche quella relativa alla distribuzione. Coprodotto da PossibileFilm, RaiCinema e Lorenzo Gangarossa, il film di Argentieri, Jampaglia e Chiaravalloti sta girando le città italiane grazie al circuito MovieDay.

Funziona così: un film entra nella distribuzione di MovieDay che individua e costruisce la comunità a cui il tema del film può riferirsi. Fatta la mappatura comincia la campagna sui social e off line per coinvolgere i fan/spettatori a organizzare una visione nei cinema della loro città che aderiscono a MovieDay. Scelto il giorno e l'ora, si organizza l'evento e si deve raggiungere un numero minimo di biglietti venduti in prevendita per far sì che la proiezione abbia luogo. Il meccanismo può essere ripetuto all'infinito e chiunque può organizzare una visione: "Per costruire la community di Our War ci siamo focalizzati su due aree tematiche: quella degli amanti del cinema d'essai e dei documentari e quella interessata alla causa curda, alle Ypg e a quanto succede in Rojava. A novembre avevamo un seguito di mille persone, adesso sono 3.500, di cui almeno un terzo è andato a vedere il film. L'obiettivo è arrivare a 5mila" spiega Luca Malgara, responsabile MovieDay della campagna di promozione di Our War, che sarà proiettato per la seconda volta a Roma lunedì prossimo al cinema Detour.

Il circuito di MovieDay abbraccia 160 sale in tutta Italia, dove poter proiettare i 962 film in cartellone: "Sia le piccole realtà che catene come Multiplex o Movieplanet aderiscono a MovieDay, o cinema pazzeschi come uno ad Aosta da 1.000 posti" dice Antonello Centomani, amministratore delegato e uno dei quattro soci fondatori di MovieDay. L'intuizione di Centomani e gli altri nasce nel 2012, a Milano: "Avevo partorito l'idea di un festival della rete dove premiare i film scelti dal pubblico. Funzionò. Allora l'abbiamo perfezionata, andando a individuare ciò di cui c'era bisogno e mancava: il cinema on demand" ricorda Centomani. " Ce n'era bisogno perché vedevamo sale semivuote e fasce orarie in cui nessuno voleva andare al cinema. Oppure, visto che molte piccole sale sono state costrette a chiudere, siamo costretti a fare chilometri in macchina per raggiungere una multisala continua Centomani. Così abbiamo fatto MovieDay, con l'idea di far attivare gli spettatori e renderli partecipi della sorte dei film che amano".

L'idea diventa quindi una start up che nel 2014 riceve il primo finanziamento dalla vittoria di un bando della Fondazione Cariplo: 150mila euro a fondo perduto. Da un bando vinto all'altro, ognuno dei quali garantisce la sopravvivenza per i mesi successivi, MovieDay è diventata un'impresa di dodici persone fra soci e dipendenti, tutti con un'età media sui 30 anni: "La storia funziona perché abbiamo collegato tre profili che prima non comunicavano fra loro: i cinema che erano abbastanza vuoti per gran parte della giornata e dell'estate, i tantissimi film prodotti che non riuscivano a entrare nel grande mercato e gli spettatori che adesso possono scegliere quale film vedere nel loro cinema di riferimento" riflette Centomani.

Ogni anno vengono prodotti 1.000 film in Italia, 10mila in Europa e 50mila in tutto il mondo. Di quelli italiani nemmeno la metà arriva alla grande distribuzione, che fa le sue scelte e i suoi tagli in un'ottica di mercato. "MovieDay è aperta a tutti, ma noi cerchiamo il prodotto dal contenuto forte, che sia in grado di creare un proprio pubblico. Come ha fatto Our War, che ha il merito di raccontare cosa succede dall'altra parte del mondo con un linguaggio che nessuno prima ha utilizzato" continua Centomani. Il produttore che decide di affidare la propria opera a MovieDay deve affrontare un costo iniziale. Successivamente MovieDay trattiene il 20% dei ricavi dalle proiezioni. Mediamente una campagna dura sei mesi "ma non ci facciamo problemi a proseguire. D'altronde il nostro obiettivo è attivare gli spettatori, quindi finché c'è spinta ci siamo anche noi" dice Malgara.

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