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Economia

Manovra, spunta 1 miliardo a favore delle zone terremotate. Il Governo rischia un nuovo fronte con Bruxelles

Ansa
Ansa 

Coprire un terzo della manovrina da inviare a Bruxelles con interventi a favore delle zone colpite dal terremoto. Il Governo prova a trovare la quadra sulla correzione dei conti chiesta dalla Commissione europea e tira fuori un asso dalla manica che però rischia di aprire un nuovo fronte con l'Europa dato che l'ipotesi non rientrava tra quelle indicate dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nella lettera di risposta in cui venivano specificate le voci della stessa manovra. Fonti del Tesoro sottolineano, tuttavia, che non ci saranno problemi con Bruxelles in merito al capitolo terremoto.

L'indiscrezione dell'Ansa, confermata da fonti di governo all'Huffington Post, prevede l'inserimento in manovra di 1 miliardo a sostegno delle economie delle zone terremotate. Un importo che andrebbe a valere sulla correzione e tra l'altro in modo importante. Se si copre 1 miliardo in questo modo restano da trovare 2,4 miliardi. Il fabbisogno totale della manovrina, infatti, è pari a 3,4 miliardi, cioè lo 0,2% del Pil. Le stesse fonti spiegano che c'è un'atmosfera positiva in casa Europa per concedere all'Italia l'estensione dello split payment, il meccanismo che obbliga la pubblica amministrazione a trattenere e versare direttamente all'erario l'Iva sulle fatture emesse dai propri fornitori. Un'estensione che potrebbe valere tra 1 e 1,5 miliardi. Se si somma questa voce al miliardo del pacchetto terremoto, le risorse da trovare si riducono sensibilmente. Le stesse fonti spiegano che potrebbero bastare solo i tagli ai ministeri per trovare la quadra definitiva, escludendo così del tutto un intervento sulle accise, capitolo assai impopolare.

La manovrina va quindi verso la sua configurazione definitiva e arriverà ad aprile, qualche giorno dopo il Def, il Documento di economia e finanza che disegna il quadro macroeconomico italiano. Il meccanismo è semplice: mentre le misure correttive incidono sul deficit strutturale, quelle a sostegno delle zone terremotato hanno un impatto sul deficit nominale. Differenza sostanziale perché significa che potrebbero finire fuori dal Patto. Condizionale d'obbligo però perché se è vero che da una parte il terremoto è sempre stato un tema che ha registrato una grande flessibilità da parte della Commissione europea, dall'altra è altrettanto vero che questa opzione suona nuovo alle orecchie di Bruxelles.

Nella lettera inviata il 7 febbraio da Padoan alla Commissione europea per chiedere l'estensione fino al 2020 dello split payment, le misure di correzione del deficit strutturale di 0,2 punti di Pil, erano così dettagliate: 2,55 miliardi di maggiori entrate e 850 milioni di tagli di spesa. Per quanto riguarda il primo capitolo erano elencate le misure di rafforzamento per la lotta all'evasione fiscali, accise e altre tassazioni indirette. Sul fronte della riduzione della spesa, gli 850 milioni erano suddivisi tra consumi intermedi (circa 700 milioni) e agevolazioni fiscali (circa 150 milioni).

Per capire se le misure a favore delle zone terremotate non saranno calcolate ai fini del fiscal compact, come auspica il governo italiano, è tutto da verificare. Anzi da trattare con l'Europa.

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