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Carlo De Benedetti: "La mia bella ossessione durata quasi quarant'anni: ora tradizione e idee nuove"

Filippo Alfero / Sync  / AGF
Filippo Alfero / Sync / AGF 

"Quando devo riferirmi al Gruppo Espresso, mi viene sempre di dire invece Repubblica, perché questo è un giornale che riesce a trasmetterti il proprio carattere, mi è entrato nel sangue come una piacevole ossessione". Lo afferma a Repubblica Carlo De Benedetti, che ha lasciato la presidenza del gruppo Gedi. "Non ho rimpianti né rimorsi - dice - Abbiamo fatto un cammino straordinario, da un sottotetto di via Po con le focaccine al prosciutto di Caracciolo a una società quotata in Borsa: giornali nazionali e locali, radio, internet, un gruppo d'informazione integrato.

Posso aver fatto qualche errore, ma nessuno che abbia messo a rischio l'azienda. Sono stati errori di coraggio compiuti nel tentativo di fare qualcosa in più".

"Ho sempre pensato - fa anche sapere De Benedetti - che bisogna organizzare la propria successione imprenditoriale e familiare finché si è in vita e si ragiona con lucidità. Ho visto troppe catastrofi accadere dopo la morte di fondatori che non hanno saputo o voluto preparare questo passaggio. Così ho cominciato a spogliarmi delle cariche che detenevo nelle società da me create a partire dal 2009 ad eccezione della presidenza del Gruppo Espresso. Colpa dell'amore che avevo e ho per questo mestiere".

"Inseguivo un sogno - spiega - l'accordo con la Stampa, una fusione industriale che creasse la principale azienda editoriale italiana. Ce l'abbiamo fatta, siamo primi, solidi e profittevoli, più forti di un anno fa e attrezzati ad affrontare i cambiamenti che ci attendono. Ho concluso il mio cammino imprenditoriale, ho preso una decisione e sono soddisfatto di averlo fatto".

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