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Politica

L'abbraccio che stritola Pisapia

ANSA
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L'abbraccio rischia di essere "fatale", in questa storia di "tanto detto" col linguaggio del corpo e "non detto" politico. Pippo Civati, che ha il pregio di parlar chiaro, allarga le braccia: "È tutto surreale... L'abbraccio fa confusione, perché non si capisce il confine tra la cortesia e la complicità politica. Il problema è che Pisapia ancora non dice una parola chiara. Ha letto l'intervista di oggi?".

Ecco, ci risiamo. L'ambiguità del leader "riluttante" (copyright di Gad Lerner) è il tema di questo processo costituente senza pathos: "Diciamoci la verità – prosegue Civati – il tema dell'unità della sinistra sta diventando una soap, una serie tv a episodi". Quello odierno è politicamente nient'affatto irrilevante, perché racconta di un clima di sfiducia e scetticismo, tra il leader designato e i suoi compagni di viaggio, fatto si segnali di fumo e zero messaggi al paese. Ciccio Ferrara, vicino all'ex sindaco di Milano, difende l'abbraccio: "Chiederò al coordinamento nazionale di Mdp di stampare e distribuire il decalogo del buon comportamento da tenere in pubblico e in particolare alle feste del Pd. Leggo di continue richieste di chiarimenti a Pisapia da parte di dirigenti ed eletti di Mdp e rimango esterrefatto".

S'affretta a chiudere la puntata Roberto Speranza, con tanta pazienza e sangue freddo: "Basta sciocchezze – dice – e propaganda messa in giro ad arte. Noi siamo impegnati nella costruzione di una forza progressista e popolare. Due i punti essenziali: l'agenda in netta discontinuità con Renzi e un processo costituente dal basso". Poi Pier Luigi Bersani: "Pronti a discutere col Pd solo se il Pd accetta di discutere un radicale cambio delle cose viste finora".

E ora ci sarà l'ennesimo "chiarimento", prima del "coordinamento". La cui data di nascita è ancora da fissare sul calendario. La verità è che la questione è seria. Ed è la questione di un progetto che si è avvitato in se stesso. In mattinata si è riunito tutto lo stato maggiore di Articolo 1. L'abbraccio col nemico ancora offende, con i tg che hanno mandato i servizi sull'unità ritrovata tra Pisapia e il Pd renziano. Né l'intervista dell'ex sindaco di Milano a Repubblica ha contribuito a ripristinare un clima di fiducia. Anzi, al giro di tavolo l'analisi è stata: "Non cambia nulla". Perché, a mettere in fila i vari passaggi, "ciò che manca è più rilevante di ciò che c'è". C'è il paragone con la Sinistra Arcobaleno, che fa venire l'orticaria ai figli del partito di massa come Bersani e D'Alema, c'è la formula del "nuovo centrosinistra" per il dopo voto, prima ancora di capire che piega prenderà la campagna elettorale, c'è anche qualche polemica verso la Ditta: "Mi colpiscono gli attacchi di chi era nel Pd e ha votato leggi che ora critica". Innominato il 4 dicembre, gli errori commessi, una critica una a Renzi, per non parlare di Consip o Etruria o della concezione e pratica del potere del segretario del Pd. Arturo Scotto è contrariato: "Degli abbracci, intesi come cortesia, non ce ne frega niente. Qua il punto è politico. Ed è capire se si continua sul terreno del primo luglio".

Al momento non si capisce. O meglio: è chiara la road map pratica dei prossimi giorni. Con i bersaniani che proveranno a "stringere" su questa benedetta agenda o carta del primo luglio in modo da avviare un processo costituente. Con Pisapia, se ci sta. E comunque anche senza. Perché da oggi, il "piano b" è all'ordine del giorno: "Chi è il front man se si tira indietro?". La mozione del cuore porta a Pier Luigi Bersani ma al momento nulla è stato deciso.

Il dubbio che l'ex sindaco tra qualche puntata possa disimpegnarsi cresce. In fondo la "narrazione" costruita si presta a costruire la grande uscita: sono sceso in campo per un progetto più ampio, non ci sono le condizioni, etc. etc. "Sento il peso di aver suscitato delle speranze ma mi senso un uomo libero e coerente", ha detto a Repubblica. Insomma, la questione inizia a preoccupare parecchi. A ogni uscita l'ex sindaco non scalda a sinistra, mentre riceve grandi aperture dal Pd e poi c'è tutto un lavorio per un chiarimento, che però non è mai definitivo, fatto di comunicati, formule burocratiche, orge di politicismo. È come se Pisapia, politicamente ed emotivamente, non sentisse il progetto suo. E forse è semplicemente così. Dice Arturo Scotto: "Un'impresa politica regge se ci sono due elementi. Un'analisi del passato condivisa, e dunque del presente direbbe Gramsci, e una solidarietà politica e umana". Al momento mancano entrambe.

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