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Politica

UN'AMARA PRESA D'ATTO Mattarella alza la voce con l'Ue sui migranti e attacca la Francia sulla Libia: "Soluzioni di singoli Stati non risolvono"

ZUMAPRESS.com / AGF
ZUMAPRESS.com / AGF 

All'Europa l'Italia chiede "una discussione collegiale, seria e responsabile", senza "battute estemporanee al limite della facezia, che non si addicono al dialogo e al confronto internazionale". Il tema è sempre quello: l'immigrazione. Ma stavolta Sergio Mattarella usa un tono diverso. Troppi fattori inducono il presidente della Repubblica ad assumersi il compito di alzare la voce con Bruxelles: c'è la nuova tensione con la Francia sulla Libia, il nulla europeo sull'immigrazione, il ministro Marco Minniti che oggi a Tunisi tenta di strappare accordi con i paesi africani. L'Italia cerca di resistere ma non accumula punti di vantaggio. C'è la "ripresa", dice Mattarella, ma è "necessaria un'accurata riflessione sulle direttrici di base della politica estera dell'Italia".

Così non va. Mentre Mattarella parla, tra Roma e Parigi si consuma l'ennesima tensione sulla Libia. In maniera del tutto unilaterale, Emmanuel Macron ha pensato bene di convocare domani all'Eliseo i due capi libici: Al Serraj, che governa a Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale, e il generale Haftar, che governa a Tobruk e in Cirenaica, sostenuto dal vicino Egitto e dagli Emirati. Senza avvertire Roma. Come Sarkozy che nel 2011 attaccò Gheddafi d'accordo solo con Usa e Gran Bretagna. Nella sua amara presa d'atto delle difficoltà in cui si trova il Belpaese, Mattarella critica anche le azioni unilaterali sulla Libia. Di fronte a lui ci sono gli ambasciatori italiani riuniti alla Farnesina per la loro 12esima conferenza. Ma soprattutto c'è il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, che abbozza. Imbarazzo generale.

"La stabilizzazione delle aree di crisi, prima fra tutte la Libia, necessita di azioni che travalicano, se si intende dar via a soluzioni sostenibili nel lungo periodo, la portata di singoli paesi o di singole alleanze internazionali di 'volenterosi'", dice il presidente della Repubblica. Poco dopo, Le Drian avrà un bilaterale con Angelino Alfano. Ma ormai il peggio è già successo. E' chiaro che Macron vuole recuperare terreno sulla Libia, evidentemente a scapito dell'Italia. E di fatto, l'incontro di domani all'Eliseo ha già prodotto un risultato: ha regalato al generale Haftar un potere negoziale che finora non ha mai avuto.

Basta questo per seminare un'ombra di ulteriori complicazioni internazionali sulla Libia, il paese dal quale arriva la maggior parte dei flussi migratori verso l'Italia. Mattarella insiste con l'Ue. "Sono certo" che lo stesso "metodo di fermezza negoziale" usato per risolvere il problema delle banche "sarà quello che ci consentirà di superare i numerosi ostacoli che ancora si frappongono a un lungimirante ed efficace governo del tema forse più rilevante oggi di fronte all'Unione Europea, quello di una gestione del fenomeno migratorio di carattere autenticamente comunitario".

Mentre alla Farnesina il capo dello Stato lascia scorrere tutta la sua amarezza, a Tunisi il ministro dell'Interno Marco Minniti cerca di concludere accordi per contrastare il traffico degli esseri umani dal sud dell'Africa, con l'Algeria, Libia, Mali, Niger, Ciad, Tunisia. C'è anche il commissario europeo per l'Immigrazione Avramopoulos, il ministro dell'Interno dell'Estonia quale presidenza di turno dell'Unione europea e i rappresentanti del gruppo di contatto Europa-Africa formato da Germania, Austria, Francia, Malta, Slovenia, Svizzera, oltre all'Italia.

E' Minniti ad aprire l'incontro, il secondo dopo quello di marzo a Roma. Il ministro segue lo stesso filo di ragionamento di Mattarella. "Nessun paese può farcela da solo", l'Ue e l'Africa "devono cooperare insieme", ma a Bruxelles devono convincersi che il loro confine a sud è quello "a sud della Libia". Poi cita i dati dell'Oim: "10.000 persone salvate nel Mediterraneo centrale dalla Guardia costiera libica, 5.000 persone rimpatriate dalla Libia con rimpatri volontari assistiti; ciò vuol dire che in qualche modo si può dare un segnale, cioè è possibile salvare e controllare le acque territoriali libiche...".

Minniti stringe rapporti con il ministro algerino, lo invita a Roma per fine agosto, prima del prossimo incontro del gruppo di contatto Europa-Africa che si terrà in Svizzera a settembre. Avramopoulos dal canto suo promette maggiori fondi europei e nazionali per finanziare progetti dei paesi africani interessati. L'idea del ministro italiano è che l'Ue sigli con i paesi del nord Africa le stesse intese siglate con la Turchia di Erdogan, per volere della Germania: soldi in cambio di uno stop ai flussi dai Balcani. Ma al momento non c'è la certezza che il prossimo consiglio europeo di ottobre discuta di questo. "L'importante è parare il calcio di rigore, non guardare le finte ma guardare quello che avviene sostanzialmente – dice Minniti a sera in un'intervista al Tg1 - ed oggi l'Italia ha dimostrato, insieme con gli altri, di saper costruire una visione comune intorno a questi obiettivi".

Però la Francia ha già scatenato di nuovo una contesa sugli affari in Libia. L'Italia rischia di rimanere indietro. L'Europa - o quel che rimane - resta immobile. Ecco perché oggi, per la prima volta da quando è stato eletto, Mattarella si ritaglia un ruolo quasi di supplenza al governo Gentiloni nell'approccio verso Bruxelles. L'obiettivo è far pesare le ragioni italiane, le ragioni di un umanitarismo che certamente il capo dello Stato ritrova nelle sue radici cattoliche, nonché nei quotidiani appelli di Papa Francesco sull'immigrazione. Poco più di un mese fa, l'incontro del Pontefice col presidente al Quirinale.

Bisogna "sollecitare i nostri amici dell'Unione Europea al comune impegno di affermare le ragioni dei valori della nostra civiltà a livello internazionale", dice Mattarella. E dà per scontato che è ormai tempo di rivedere i trattati fondativi dell'Ue: "L'indispensabile processo di revisione dei Trattati è in funzione di scelte politiche intorno a opzioni differenti: arrendersi all'irrilevanza, inaridirsi nell'inedia dell'inconcludenza, oppure riprendere con decisione il percorso di integrazione".

Alfano dà fondo alla diplomazia. "Ho manifestato al collega francese il nostro auspicio di un coordinamento internazionale che vada in una direzione univoca, cioè la stabilizzazione della Libia tramite un completo cessate il fuoco nel Paese e il riconoscimento dell'Accordo Politico (LPA) quale base per risolvere le questioni aperte", dice dopo il bilaterale con Le Drian. "Ho fatto presente come per l'Italia sia fondamentale che la comunità internazionale trasmetta un messaggio forte e coeso di sostegno all'inviato dell'Onu Ghassan Salamè".

Ma alla Farnesina l'allarme è alto.

Il viceministro degli Esteri Mario Giro cerca di smorzare: "Non lasciamoci prendere da giudizi troppo esterofili: la politica estera si costruisce per sedimentazione e non per colpi, soprattutto in una situazione complessa come la crisi libica".

Intanto domani mentre Macron riceverà all'Eliseo i due 'capi' della Libia attuale, qui in Italia i tecnici del Viminale riceveranno le ong per discutere il nuovo codice di comportamento nei soccorsi in mare. 'Macro' e 'micro'.

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