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Cultura

"Una top model muore lentamente: non mangia, non ragiona, perde i denti e per sentirsi sazia fa uso di droghe"

Victoire Dauxerre – questo è il nome di quella ragazza francese, all'epoca timida ed inesperta, è una sopravvissuta. È entrata in quel mondo dalla porta principale, partendo proprio dall'agenzia Elite, "la cattedrale della moda su avenue Montaigne", ma poi, a gran fatica, basandosi solo sulla propria forza di volontà e sull'aiuto e l'appoggio costante dei suoi genitori e della sua famiglia, ha deciso di uscirne per sempre. Lo ha raccontato in prima persona in "Sempre più magre" (in Italia è appena uscito per Chiarelettere, traduzione di Valentina Abaterusso), il libro di denuncia che in Francia è stato un caso nazionale a tal punto da ispirare la legge francese contro l'anoressia tanto che oggi, oltralpe, le agenzie sono costrette a sottoporre le mannequin a visite mediche che attestino il loro stato di salute, con particolare riferimento all'indice di massa corporea. Ha deciso di uscirne e di raccontare quell'inferno, "perché non è solo quello che ho vissuto io, ma quello che vivono quotidianamente centinaia e centinaia di ragazze sottoposte a ritmi e a un modo di vivere stressante e devastante", ha spiegato ad HuffPost durante la rassegna a Pordenone, dove il libro è stato presentato in anteprima nell'ambito della 18esima edizione di PordenoneLegge.

All'epoca dei fatti (oggi ha venticinque anni), era alta un metro e settantotto e pesava 56 chili, "ma con quel peso è impossibile entrare nei vestiti", le venne detto. "Devi entrare nella taglia 36", fu l'ordine da eseguire il prima possibile, e lei, per riuscirci e per perdere peso, iniziò a mangiare tre mele al giorno. Sì, solo quelle e niente altro.

Ho capito che cosa si aspettano da me: devo essere una ragazza giovane e carina, senza sbalzi d'umore, senza esigenze, senz'altro desiderio che soddisfare quelli di coloro che mi scelgono, e soprattutto senza stress: sono loro che mettono in gioco la propria vita ad ogni sfilata, che si espongono ai giudizi più lusinghieri o più atroci, che rischiano. Noi dobbiamo solo essere delle "buone grucce", come dice Karl Lagerfeld. Magre, efficaci, passo deciso e sguardo assassino. Avanti la prossima!

Di colpo, Victoire si ritrovò coinvolta in quel vortice di aerei, treni, corse, taxi, casting estenuanti, foto, incontri, prove di abiti e di accessori, da una parte all'altra del mondo. Un giorno a Parigi, due a Londra, tre a New York, poi a Miami, a Milano e poi di nuovo a Parigi per salutare, magari solo per una sola notte, i suoi cari. Sempre di corsa, sempre stressata, in poco tempo diventò una delle venti top model più richieste. Non mangiava e continua a dimagrire, perdere peso diventò la sua ossessione a tal punto che arrivò a pesare 47 chili. "Praticamente ero una morta che camminava e non me ne rendevo conto", ci ha detto. "La morte ornata di luci, trucco, pellicce, seta, merletti, raso, pelli preziose e tacchi diciotto. La morte che per poco non mi cattura", scrive nel libro.

Quando ha detto "basta", quando è riuscita a chiudere definitivamente?

"È stato un lungo percorso e non è stato facile. Vivevo la maggior parte del mondo in città non mie, sola in camere d'albergo, lontano da casa, circondata da cinici, imbecilli, fuori di testa e depressi, oltre che da una bellezza immonda e scheletrica in mezzo a tutte quelle bellezze, come spiego anche nel libro. Poi ho deciso di vivere, perché quello era solo sopravvivere. Ho deciso di scriverlo per denunciare quello che è successo e portare luce su un mondo conosciuto solo in apparenza, un mondo che visto dal di fuori appare bellissimo e pieno di privilegi, un mondo da sogno in cui tutte le modelle sono bellissime, girano il mondo e guadagnano tanti soldi. In effetti, questo è falso... Era importante dire la verità e soprattutto denunciare le tante donne che vengono maltrattate e sfruttate nel mondo della moda, ricordare tutte quelle che non ce la fanno a sopportarlo e che ne pagano in prima persona, con la vita".

Cos'è per lei la vera bellezza?

"È il prendersi cura di sé, il rispettarsi. Il fisico è importante, questo sì, ma non basta. Ognuno ha il fisico che ha, si può migliorare, ma ci sono tante persone sovrappeso che stanno bene, l'importante è quello, l'importante è stare bene con se stessi. La vera bellezza è quella di essere sé stessi, così si raggiunge la felicità. È la conquista di sé, si è belli quando si sta bene e si è contenti se si è belli. Per me è importante avere una bella personalità più che un bel fisico. La magrezza estrema è una cosa orrenda e richiama l'androginia, è l'intento di cancellare il corpo della donna".

La moda e la sua magia, leggendo il suo libro, vengono smontate completamente: qual è la sua idea della moda, quindi?

"La società incoraggia ad essere più giovani, veloci, belli...per essere la migliore, dovevo smettere di mangiare e farlo immediatamente, ma era davvero quello che volevo? Era davvero quello il segnale che la moda e il suo mondo dovevano trasmettere? Assolutamente no. La mia idea della moda è che debba magnificare la donna e non esaltare solo i vestiti, perché questi ultimi devono rivelare la sua personalità. Lavorandoci, ho scoperto il contrario e questo mi scioccò. Il vestito, in quei contesti, era più importante della modella che lo indossava o che sfilava per farlo vedere. Mi sono resa conta che ero maltrattata e come me tante altre ragazze. Ero un numero e se mi chiamavano, non lo facevano mai per nome, ma ero "la francese, diciotto anni". Eravamo tutte pezzi di carne portate da un Paese all'altro, al centro di quello che ho definito uno schiavismo moderno, un mondo dove non c'è umanità. È un mestiere pieno di montagne russe che però si rivelano fatali".

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È per questo che adesso ha scelto di dedicarsi alla recitazione?

"Sì, ho avvertito il bisogno d fare l'attrice perché sono attratta dall'umano. Se ricordo quel periodo, lo associo all'enorme solitudine, allo sconforto, al fatto di non essere compresa da gente attratta da te solo perché tu puoi portare soldi, e all'enorme competizione, soprattutto tra modelle che fanno di tutto pur di essere prese ad un provino".

Il non mangiare ha tra le conseguenze non solo la perdita di peso, ed è lei stessa a ricordarlo...

Sì, non mangiare ti fa perdere tutte le tue facoltà. Diventi un automa in balia di altri che ti portano e che decidono per te. Spesso le modelle sono dipinte come "bestie", perché si comportano in maniera atroce, quasi animale, è il caso di dirlo. Non mangiano quindi non ragionano più, non ascoltano, non sono in grado di leggere e di ragionare e questo le fa sembrare stupide, ma i problemi sono molto più profondi. Alcune non possono avere più figli, molte hanno perso i denti, il cervello non funziona più anche perché per sentirsi sazie usano molte droghe...insomma, una vera e propria morte lenta di cui in poche sono consapevoli e in poche riescono a farcela. Io ci sono riuscita e mi sento una miracolata. L'anoressia porta alla morte, non dimentichiamolo mai".

Ha deciso di denunciare il tutto in un libro (scritto con l'aiuto della giornalista Valérie Péronnet): come si sono comportate le altre sue ex colleghe? L'hanno contattata?

Certo, dopo la pubblicazione del libro in Francia e in altri Peasi del mondo, ho ricevuto moltissime lettere ed email da modelle che mi ringraziano per quello che ho fatto, perché loro non ne hanno avuto la possibilità, ma, soprattutto, non hanno avuto il coraggio che ho avuto io. Questo è un segnale evidente che occorreva farlo. Il mondo della moda non è come lo si vuol far passare e le modelle non sono certo magre, così magre, per natura".

Sente la mancanza di quel mondo? Ci tornerebbe?

"Ma scherza? Assolutamente no, sto benissimo così, soprattutto oggi che sono riuscita ad avere un peso giusto. Potrei fare la pubblicità o sponsorizzare un profumo, basta che ci sia sempre un messaggio dietro, ma sfilare, quello proprio no. Preferisco vivere".

⭐️ #été #paris #comédienne #leparisien • Philippe Lavieille • #photo

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