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Politica

Il dialogo dura poche ore

ANSA
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A quanto pare, la suggestione di un ritorno al dialogo tra Mdp e Pd, lanciata domenica mattina dalle colonne di Repubblica da Roberto Speranza, è durata lo spazio di mezza giornata. Esattamente il tempo trascorso dalla proposta, fatta dal coordinatore dei bersaniani, di riaprire il dossier Rosatellum e di concordare alcune misure da inserire nella legge di stabilità, e la netta chiusura opposta dal leader Dem e dal capogruppo Rosato sul primo punto. Il breve ma intenso scambio tra gli ex-compagni di partito prende il via con la mossa di Speranza, intenzionato a stanare il gruppo dirigente Dem proponendogli un incontro "anche lunedì mattina", con l'intenzione di mettere in campo una strategia comune su alcune misure da introdurre nell'imminente legge di bilancio, che possano preludere a un riavvicinamento politico.

Non a caso, Speranza sottolinea il pericolo rappresentato anche in Italia dalla nuova destra populista, il cui contrasto è una priorità comune al Pd e al suo partito. Ma nello schema di Speranza, la conditio sine qua non per far ripartire il dialogo politico è la rinuncia, da parte del Pd, a mettere la fiducia sul Rosatellum anche al Senato, introducendo nella nuova legge elettorale i due elementi che più stanno a cuore ai bersaniani, e cioè le preferenze e soprattutto il voto disgiunto. Che si tratti di una mission impossible, probabilmente, non lo ignora per primo lo stesso Speranza, desideroso più che altro di uscire dal ruolo di "signornò" a cui la narrazione delle ultime vicende politiche sembra averlo relegato.

A far capire l'antifona ai transfughi del Pd ci pensa l'intestatario della legge elettorale, il capogruppo Dem alla Camera Ettore Rosato, che cala la saracinesca sulla sua creatura spiegando che "si è faticosamente chiusa una trattativa tra otto partiti politici", e che metterla in discussione ora significherebbe "affossarla". Come ciliegina sulla torta, Rosato chiede a Mdp di votarla, così com'è, assieme al suo partito. Matteo Renzi in tv a "in ½ ora", usa parole più dolci, ma la sostanza non cambia: mostra di apprezzare lo sforzo di Speranza, replicando di voler discutere anche lui, "ma sulle cose concrete", laddove il Rosatellum viene considerato già acquisito e perciò intoccabile.

Un esito che, evidentemente, Pierluigi Bersani aveva già pronosticato a metà mattinata, quando con un post su Facebook aveva "diffidato" Renzi&co. dal dare risposte "arroganti", perché in tal caso sarebbe il "punto di non ritorno". E la profezia di Bersani viene certificata dalle prime reazioni dentro Mdp alle parole di Renzi, tra le quali spiccano quelle della capogruppo in Senato Guerra, per la quale la risposta Dem a Speranza sul Rosatellum è "sconfortante" e se confermata dai fatti sancirà l'obbligo, per i bersaniani, di provvedere di propria iniziativa alla formazione di un polo di centrosinistra alternativo al Pd. Dello stesso tenore sono le dichiarazioni di Paolucci e D'Attorre, che definisce addirittura "surreali" le affermazioni di Rosato e Renzi, mentre sul fronte Dem le altre reazioni tendono a privilegiare la parte "politica" del ragionamento di Speranza, vale a dire la lotta comune contro i populismi, mettendo in secondo piano l'inconciliabilità delle posizioni sulla legge elettorale.

Il capogruppo al Senato Luigi Zanda, parla di dialogo che "si deve riannodare", e allo stesso modo il ministro Dario Franceschini, che pure è stato uno dei maggiori sponsor del Rosatellum bis, chiede a tutti di "non spezzare il filo del dialogo", così come chiedono gli esponenti della sinistra interna Orlando e Cuperlo. Soprattutto il primo, si appella all'ultima direzione del partito per dare seguito alla proposta di Speranza fissando quanto prima l'incontro richiesto.

Ma col "volemose bene", osservano nell'entourage bersaniano commentando le reazioni più positive a Speranza, "purtroppo non si arriva a nulla", perché quello che ci si aspettava dal Nazareno, al netto della diplomazia, oggi era una reale disponibilità a cambiare rotta. Che, al di là di ogni ragionevole dubbio, non è arrivata. Morale della favola: martedì a Palazzo Madama, quando il governo blinderà il Rosatellum ponendo la fiducia, "se ne prenderà atto", e si comincerà a recuperare il tempo finora perduto sulla strada dell'assemblea costituente della sinistra unita, per la quale era stata fissata la data del 19 novembre. Che sembra però troppo ravvicinata, considerando i pochissimi progressi fatti anche su questo terreno.

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