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Politica

Le pensioni si inchinano al voto, stallo nella trattativa con il governo. A pochi mesi dalle urne i sindacati si dividono

ANSA
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L'autunno caldo è arrivato: al termine del confronto a Palazzo Chigi sulle pensioni la Cgil conferma la mobilitazione, le cui modalità saranno decise a breve dalla Confederazione di Corso Italia. E sicuramente non basterà un nuovo incontro con il governo, fissato per martedì 21 novembre, a scongiurare la protesta. "Andiamo a sentire, a verificare le proposte fatte", spiega Susanna Camusso . Ma la Cgil contesta l'intero impianto del "pacchetto" presentato dal governo, ammonisce che si tratta di un'occasione persa. "Si sarebbe potuto affrontare il problema dei giovani e quello delle carriere discontinue delle donne, non lo si è fatto. Non siamo di fronte a un quadro che risponde alle nostre richieste a causa dell'indisponibilità del governo ad affrontare le ingiustizie del sistema". Così la Cgil apre di fatto la battaglia sui temi sociali che sta dilaniando il fronte della sinistra, con l'avvio della campagna elettorale.

Ma il sindacato guidato da Camusso rischia di restare solo in questo scontro. La Cisl, infatti, esprime "un giudizio positivo", così Anna Maria Furlan, che sottolinea le due novità portate al tavolo, oltre ai 7 punti già presentati nell'incontro precedente. "Il governo ha raccolto due questioni poste da noi: estende il blocco dell'età pensionabile anche all'anzianità e non solo alla vecchiaia per le 15 categorie di lavori gravosi, e crea un fondo con i potenziali risparmi di spesa per proseguire l'Ape social a tutto il 2019. Ora servono aggiustamenti e approfondimenti: per esempio vorremmo che più lavoratori della siderurgia fossero inclusi nel blocco dell'aumento anagrafico, e vorremmo proseguire un confronto per portare a casa il silenzio/assenso sulla previdenza complementare anche nel settore privato. Detto questo per noi l'impianto è giusto". Tanto più, aggiunge Furlan, che "siamo in un momento particolare, cioè a fine legislatura. Non vogliamo spingere in mare aperto, in un futuro indefinito, una possibile intesa sulla previdenza". Così anche in casa Cisl si fanno i conti con la politica, e con le pieghe che la campagna elettorale e poi le urne potrebbero prendere.

Aperture anche dalla Uil, che chiede però più tempo: di qui la nuova convocazione. "Vogliamo conoscere esattamente qual è il costo da prevedere in finanziaria per ogni voce – dichiara il leader Uil Carmelo Barbagallo – Mancano ancora alcuni punti, come i coefficienti per andare in pensione per i giovani e la riconferma della rivalutazione integrale degli assegni dal 2019. Per questo vogliamo sfruttare ogni momento disponibile per trattare". Un "ni" che lascia la porta socchiusa, ma i toni non sembrano preludere a una rottura.

Il governo ha già detto che il perimetro della proposta non cambierà nelle prossime 72 ore, ecco perché le due posizioni di Cgil e Cisl possono considerarsi cristallizzate già da oggi. A conclusione non ci sarà un accordo da firmare: l'esecutivo inserirà le proposte in Finanziaria sulla base del consenso che oggi è già arrivato da Cisl e potrebbe arrivare da Via Lucullo. "Questo pacchetto identifica categorie di lavori gravosi e introduce miglioramenti nei meccanismi di adeguamento dell'età pensionabile rispetto all'aspettativa di vita – sottolinea Pier Carlo Padoan - E' un pacchetto importante che va collocato all'interno della legge di bilancio. Queste misure aggiungono un contributo del governo a temi sociali. La legge di bilancio già ne contiene di importanti: rafforzamento ulteriore degli strumenti di lotta alla povertà, incentivi ai giovani. Tutti temi che le organizzazioni sindacali hanno ricordato, in questi nostri colloqui, essere molto importanti nella loro e nell'agenda del governo". Così il ministro rivendica l'impegno del governo, che con questa partita si gioca molto della sua forza di attrazione tra i lavoratori in vista delle future elezioni. Padoan conferma l'intenzione di inserire da subito le misure in Stabilità, tanto che già la mattina stessa di martedì 21 l'emendamento potrebbe arrivare in commissione Bilancio del Senato, dove proprio quel giorno si comincerà a votare. Le misure dovrebbero valere circa 300 milioni, anche se per la Cgil quello è un dato consolidato. "In Stabilità non si supereranno i 60 milioni", dichiara Camusso. . In ogni caso, nella nota conclusiva, Palazzo Chigi ribadisce l'impegno ad attuare l'accordo sulle pensioni del 2016 (quello di oggi è il secondo tempo, dopo il primo già inserito nella scorsa finanziaria, con un impegno di 7 miliardi in tre anni) "nel rispetto dei saldi di bilancio e con riguardo anche alla sostenibilità di medio-lungo periodo del debito, a garanzia della reputazione finanziaria del Paese". E' il percorso stretto, più volte citato da Padoan, imposto dalle ristrettezze di bilancio. Un percorso che per Camusso, tuttavia, deve allargarsi, visti i costi che sono stati scaricati sui lavoratori con la riforma Fornero.

Al tavolo il ministro aveva chiesto di sostenere la proposta "perché noi la difenderemo nella misura in cui voi lo sosterrete". Ma alla fine il "nijet" della Cgil resta, tanto che Padoan è costretto a dichiarare: "Registriamo con rammarico le divisioni sindacali". Per la Cgil i risultati sono ancora troppo lontani dalle promesse fatte: le 15 categorie di "gravosi" che potranno andare in pensione a 66 anni e 7 mesi (e non a 67) rappresentano ancora una parte marginale dei lavoratori (circa 5mila lavoratori all'anno secondo calcoli del sindacato), e anche aver mantenuta ferma l'anzianità (42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne, che consente di andare in pensione prima senza decurtazioni) senza aumentarla di 5 mesi rappresenterebbe solo un fatto formale, vista la difficoltà che si hanno nei lavori pesanti a raggiungere una anzianità così alta. E a nulla serve che Giuliano Poletti faccia notare che per la prima volta si affronta il tema del blocco, dopo due volte di applicazione dell'aumento dell'età.

Per la Cisl, al contrario, il "pacchetto" presentato dal governo, considerata anche l'Ape social estesa al 2019, riguarderebbe circa 50mila persone: una cifra non trascurabile quindi. La proposta va in direzione di quanto chiedono i sindacati, insistono da Via Po. Tra i 7 punti già presentati, ci sono più ammortizzatori sociali con il Fis (fondo di integrazione salariale), c'è il recupero delle somme non spese per l'Ape sociale, c'è l'apertura di un confronto sulla sostenibilità sociale dei trattamenti pensionistici dei giovani. Barbagallo tira fuori dal cassetto un punto tanto importante della piattaforma sindacale, da essere evocato dalla stessa Camusso: le pensioni dei giovani. In particolare si chiede il taglio del coefficiente minimo richiesto per andare in pensione a chi è nel sistema contributivo, oggi fissato a 1,5 volte il minimo (solo chi avrà maturato una pensione pari a una volta e mezzo l'assegno sociale potrà avere l'assegno). I sindacati chiedevano di abbassarlo all'1,2. In più si chiedeva di abbassare anche il coefficiente per gli attuali pensionandi, portandolo dal 2,8 al 2. Ma di tutto questo non vi è traccia nel "pacchetto" presentato dal governo. "E dire che in questo caso non servono risorse per la Finanziaria del 2018", attacca Camusso. I tempi sarebbero lunghi, ma l'esecutivo non sembra orientato a modificare già da ora l'impianto attuale della previdenza.

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