Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Archivio

La famiglia del Mulino Bianco non esiste

Getty Images/iStockphoto
Getty Images/iStockphoto 

"Sembravano la famiglia del Mulino Bianco" e invece no. Erano una famiglia come tante, coi problemi di tante, con l'angoscia di tante. Che la famiglia del Mulino Bianco non esiste, non è mai esistita e mai esisterà e l'ostinarsi nel vederla attorno a noi (spesso paragonando quell'immagine di fasulla perfezione all'imperfezione di casa nostra) fa male alla realtà.

Perché la realtà non contempla favole dove le bambine hanno i riccioli biondi e quando fanno i capricci al mattino vengono consolate con una merendina. La realtà sono bambine coi riccioli biondi che fanno i capricci al mattino quando il resto della famiglia è già in ritardo e deve correre al lavoro per assicurare alla bambina quella merendina che comunque non la convincerà ad andare all'asilo.

La realtà non contempla mamme e papà dotati di infinita pazienza, bambini concilianti e merendine a zero grassi. La realtà è olio di palma, sangue, sudore e alle volte lacrime. Ma per salvarsi, per non finire in un delirio di narcisismo che mira a rendere possibile ciò che non lo è, è bene fare i conti con la vita. Coi soldi che non bastano per la casa dei sogni, coi riccioli biondi che a spazzolarli sono urla e pianti, con la fatica di inalberare un sorriso quando si ha solo voglia di buttarsi sul divano e piangere di stanchezza.

La famiglia del Mulino Bianco non esiste e cercare di renderla vera è una ingiusta tirannia verso quella cui apparteniamo. Sottoporsi a un ideale di irraggiungibile perfezione, destinato a fallire e a frustrare quell'immagine che di noi vogliamo dare al mondo è il modo più veloce che abbiamo per condannarci al dolore.

Che la vita sono smagliature nelle calze e case in cui si inciampa nei giocattoli, sono momenti di sconforto in cui ci si sente soli in mezzo al chiasso di marito, moglie, figli, cane, gatto e tv. La vita è una sinusoide e cercare di appiattirla verso l'alto è assurdo, folle, malato. Non esistono ideali sui quali plasmare i rapporti umani: chimica e umori rendono vano ogni tentativo e riducono chi lo attua a un fascio di nervi dolorosi.

Un padre che ammazza due figli e poi si suicida il giorno in cui deve firmare il rogito per comperare casa non è il diavolo che si è rivelato dopo essere stato a lungo travestito da santo. È la fotografia più nitida che mi sia capitata di vedere della società attuale dove non importa ciò che sei, ma ciò che mostri di essere: un padre perfetto, il capofamiglia della famiglia del Mulino Bianco. E del resto non esistono diavoli come non esistono santi. Non ci sono mamme buone e mamme cattive e papà eroici o luciferini.

Esistono in compenso esseri umani sopraffatti dalle aspettative che, spesso, hanno contribuito loro stessi a creare e davanti al cui fallimento sono crollati. Sarebbe sufficiente azzerare le aspettative, sarebbe sufficiente mostrarsi al mondo per ciò che si è: esseri umani con crepe più o meno profonde, ferite mai chiuse o appena rimarginate, ansia di affermarsi e impotenza davanti a una porta che si chiude sul muso.

Ma oggi il fallimento è l'aids della società: chi cade resta lì, nella polvere con le ginocchia sbucciate e il sangue che gli esce dal naso. Ha provato a volare ed è finito con la faccia per terra. Da solo, stigmatizzato, ostracizzato da quelli che ce l'hanno fatta e da quelli che non ci hanno nemmeno provato per paura di franare a metà della corsa.

Non so cosa facesse per vivere quel papà che oggi ha ammazzato due dei suoi tre figli e poi si è suicidato. So che aveva un suv e che stava per comperare la casa perfetta, giusto compimento della vita perfetta della famiglia perfetta.

So che l'apparenza lo mostrava al mondo come quello che tanti papà con tre figli, uno stipendio da 1200 euro e un'utilitaria smarmittata vorrebbero essere. So che stava crollando eppure il mondo continuava a vederlo perfetto, senza sbavature... Un uomo per bene. E chissà forse lo era e lo è stato fino a quando non si è buttato nel vuoto dopo avere ammazzato i suoi figli.

Forse il suo orizzonte di perfezione non ha retto davanti alla prima sbavatura, forse la fatica di tenere tutto assieme ha corroso l'equilibrio della sua mente. Nessuno sa cosa sia successo tra le sue sinapsi quando ha preso un martello e lo ha piantato addosso ai suoi figli.

Io so però che una società in cui il valore principale è il successo dei suoi componenti è una società drogata e destinata all'implosione. Che una società incapace di educare alla trasformazione del fallimento non è una buona società nella quale vivere e far crescere dei figli.

Ad averne avuti, di figli, mi sarei preoccupata di spiegare loro che il valore di un essere umano non è determinato da quante volte cade e si frantuma le ossa, ma da quante volte, anche con le ossa polverizzate, è capace di rimettersi in piedi e ricominciare a vivere.

• Segui gli aggiornamenti sulla nostra pagina Facebook


• Per essere aggiornato sulle notizie de L'HuffPost, clicca sulla nostra Homepage

• Iscriviti alla newsletter de L'HuffPost

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione