Cronaca

Regeni, il numero due del Csm Legnini: "Da Zucca parole inappropriate". Avviati accertamenti dal pg della Cassazione

Il sostituto procuratore generale di Genova, Enrico Zucca  (ansa)
Il magistrato, tra i giudici del processo per i fatti accaduti alla scuola Diaz durante il G8 di Genova, ad un dibattito su Regeni aveva detto che "i nostri torturatori sono al vertice della polizia". E oggi precisa: "La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica". Gabrielli: "Oltraggioso". Anche il ministero della Giustizia aveva annunciato un'azione
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QUELLA DEL pm di Genova Enrico Zucca "è stata una dichiarazione impegnativa con qualche parola inappropriata". Lo ha detto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, che in apertura del plenum ha anche espresso "stima e fiducia ai vertici delle forze di polizia". rincara la dose il capo della polizia, Franco Gabrielli, che ha definito le parole di Zucca "oltraggiose". "I torturatori e chi ha coperto i
torturatori sono sfumature diverse. Non vanno stravolte parole e messaggi", ha precisato oggi Zucca, commentando le polemiche suscitate dal suo intervento ieri ad un convegno sul diritto internazionale organizzato nel capoluogo ligure, alla presenza dei genitori di Giulio Regeni.

Ieri il ministero della Giustizia aveva fatto sapere che avrebbe acquisito gli atti relativi alle parole del magistrato della corte d'Appello di Genova Zucca. E il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, titolare, assieme al ministro, dell'azione disciplinare, ha avviato accertamenti preliminari sul sostituto pg di Genova, per le dichiarazioni sui vertici della polizia, oggi riportate dai giornali. Il pg della Suprema Corte ha disposto l'acquisizione di elementi conoscitivi.

Il magistrato, tra i giudici del processo per i fatti accaduti alla scuola Diaz durante il G8 di Genova nel luglio 2001, durante il dibattito sulla morte di Giulio Regeni a Genova aveva sostenuto che "i nostri torturatori sono al vertice della polizia". Secondo Zucca "l'11 settembre 2001 e il G8 hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper far per vicende meno drammatiche. I nostri torturatori, o meglio chi ha coperto i torturatori, come dicono le sentenze della Corte di Strasburgo, sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all'Egitto di consegnarci i loro torturatori?". Il riferimento polemico di Zucca riguardava, tra gli altri, anche il  ruolo assegnato a Gilberto Caldarozzi, uno dei principali condannati del processo Diaz e oggi vice direttore della Dia.

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"La frase riportata è imprecisa, estrapolata da un contesto più ampio. Parlo con la parola dei giudici, di più non so cosa fare" ha precisato oggi Zucca. "La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica e queste cose le ho dette e scritte anche in passato". Il messaggio di ieri, ha sottolineato il magistrato, è che "se non abbiamo gli strumenti adeguati, l'effetto deterrente non si ha e, quindi, si aprono le porte ad altri episodi. Il governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell'esecuzione di una sentenza. Noi violiamo le convenzioni - ha concluso Zucca - è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici".

Sui genitori di Giulio Regeni, il magistrato ha aggiunto "sono persone dignitose che stanno vivendo una tragedia. Passa sopra di loro una situazione internazionale che fa prevalere la ragion di Stato. Il diritto e le convenzioni sono superati dalla ragione di Stato e dai rapporti di forza". "Il mio messaggio di ieri era 'crediamo in primis noi ai principi, prima di pretendere che ci credano altri'".

"Vogliamo manifestare la nostra stima e gratitudine per il dottor Zucca per il suo intervento preciso ed equilibrato", rispondono i genitori del giovane ricercatore ucciso in Egitto, secondo quanto riporta su Facebook l'avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia.

Sulle dichiarazioni di Zucca è intervenuto anche il presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, il magistrato Raffarele Cantone, ospite di Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a Circo Massimo, su Radio Capital.

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"Con quelle dichiarazioni - ha detto il vicepresidente del Csm riferendosi alle esternazioni di ieri - il magistrato è intervenuto, facendo riferimento a un procedimento di cui si è occupato con impegno e professionalità, su un altro procedimento molto delicato, che vede anche la gestione di rapporti internazionali, della procura di Roma, esprimendo giudizi sulle forze di polizia facendo riferimento a quelle vicende processuali". Il magistrato, secondo Legnini, ha espresso "un giudizio inappropriato sulla polizia di Stato", ai cui vertici il vice presidente ha espresso "piena fiducia e sostegno per l'opera insostituibile cui assolve per la sicurezza nazionale". 

La riflessione sulle parole di Zucca da parte di Legnini ha preso spunto dall'aggiornamento in plenum sull'attività che il gruppo di lavoro costituito a Palazzo dei Marescialli e presieduto dall'ex presidente di Cassazione Giovanni Canzio sta portando avanti per elaborare linee guida per la comunicazione istituzionale negli uffici giudiziari. "Non possiamo e non vogliamo occuparci di profili deontologici o di condotta rilevanti sotto il profilo disciplinare - ha spiegato Legnini - ma auspico che il tema dei limiti e delle modalità di esternazione dei magistrati in ordine ai procedimenti loro affidati o di cui si sono occupati possa essere in qualche modo affrontato".

Sono "oltraggiose le parole di chi non più tardi di ieri ha detto che ai vertici della polizia ci sono dei torturatori", ha detto il capo della polizia, Franco Gabrielli, intervenuto ad Agrigento ad una cerimonia in ricordo di Beppe Montana e delle altre vittime della mafia. "Noi -ha osservato Gabrielli - facciamo i conti con la nostra storia ogni giorno. Noi sappiamo riconoscere i nostri errori, noi, al contrario di altri, sappiamo pesare i comportamenti. Ma, al contrario di altri, ogni giorno i nostri uomini e le nostre donne su tutto il territorio nazionale garantiscono la serenità, la sicurezza e la tranquillità. E in nome di chi ha dato il sangue, di chi ha dato la vita, chiediamo rispetto. Gli arditi parallelismi e le infamanti accuse - ha aggiunto il capo della polizia - qualificano soltanto chi li proferisce".