Cronaca

L'amarezza di Ilaria Cucchi: "Sapevo che c'era un ordine dall'alto, le parole di Salvini sono un primo passo"

Le parole della sorella di Stefano dopo l'articolo di Repubblica che svela nomi di chi falsificò gli atti relativi alla morte del ragazzo
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"Oggi sono esattamente nove anni che è morto mio fratello. E proprio oggi ho scoperto che i superiori dei diretti interessati, degli uomini che lo hanno menato, sapevano tutto. E che, addirittura, hanno tramato per falsificare le prove, disinteressandosi di una famiglia che aveva perso il figlio. Questo è forse addirittura peggio del pestaggio. Provo molta rabbia, sono sconfortata". Ilaria Cucchi commenta così la notizia pubblicata oggi da Repubblica di una riunione durante la quale i vertici capitolini dell'Arma si accordarono per falsificare gli atti relativi alla morte di Cucchi.

Però finalmente sembra emergere la verità che è quella per la quale lei e la sua famiglia avete combattuto da quell'ormai lontano 22 ottobre 2009.
"Sì, da una parte sì. Ma quello che prevale è una grande amarezza per tutto. Sono soddisfatta, se così si può dire, perché finalmente pare si stia arrivando alla verità. Ma ciò che prevale è un senso di tristezza perché ci sono voluti nove anni. Che sono tanti non solo in termini di tempo, ma anche di sofferenza e di delusione. Perché tutto questo è stato possibile perché noi abbiamo deciso di non voltarci dall'altra parte, di metterci in prima linea per avere giustizia. E non dovrebbe essere così".
Lei che in questi anni ha seguito ogni singola udienza dei processi per la morte di suo fratello, avrebbe mai immaginato che ci fosse un ordine partito dall'alto?
"Ho sempre avuto questa sensazione. Sì, lo sapevo dentro di me".
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini le ha espresso solidarietà e, ancora una volta, ha invitato lei e i suoi genitori al Viminale.
"E' un segnale importante. Io ho avuto molta paura in questi ultimi tempi, anche per la mia sicurezza. Sta passando il segnale che intraprendere una battaglia di civiltà sia sbagliato. Io, i miei genitori e il nostro avvocato, oltre ad essere stati vittime dello Stato, ora veniamo anche insultati e persino minacciati. Vuole dire che c'è qualcosa che non va, è un problema culturale. Per questo ho apprezzato le parole di Salvini e l'invito ad abbassare i toni".
Ci andrà?
"Vedremo. Intanto è un primo passo".