Economia

La Ue all'Italia: "La manovra non va. Stop alle 'una tantum' e deficit solo al 2,2%"

Arriverà tra oggi e domani la lettera di richiamo firmata dalla Commissione Europea. Una richiesta di informazioni sulle falle della legge di bilancio e suggerimenti per chiudere la partira sui conti

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ROMA. Arriverà a Roma tra oggi pomeriggio e domani mattina la lettera di richiamo sulla manovra firmata dalla Commissione europea. Una richiesta di informazioni sulle falle della legge di bilancio che implicitamente suggerirà le modifiche richieste al governo per chiudere la partita sui conti: le eccessive coperture una tantum che non garantiscono la tenuta del bilancio e lo sconto sul deficit per circostanze eccezionali che per Bruxelles il governo ha quantificato in modo troppo generoso. La Commissione è pronta a riconoscere l'aumento delle spese sui migranti per il prossimo anno rispetto al 2016, mentre sul sisma accetta di scorporare dal deficit la ricostruzione delle zone colpite il 24 agosto ma non il piano per mettere in sicurezza tutte le zone a rischio catastrofe del Paese. Questo impongono le norme Ue, modificabili solo con il consenso di tutti i governi. Con la conseguenza che la Commissione non approva il deficit 2017 al 2,3% previsto dalla finanziaria. Chiede che venga limato di un decimale. Uno sforzo di appena 1,6 miliardi quello richiesto da Bruxelles che lo scorso anno ha concesso all'Italia 19 miliardi di flessibilità e quest'anno già forzando le regole sarebbe pronta a dare altri 15 miliardi di bonus sul risanamento.

Matteo Renzi ieri ha sminuito l'arrivo della missiva definendola "fisiologica, il problema non è lo 0,1%". Quindi ha chiesto sostegno nella sfida per ridiscutere nel 2017 il Fiscal Compact e ha ribadito che i paesi dell'Est che non accettano i rifugiati dovranno essere penalizzati nel prossimo bilancio europeo. E comunque il premier quello 0,1% di deficit, così come la composizione della manovra non intende cambiarla. A questo punto Bruxelles si attiene al calendario stilato la scorsa settimana: prima la lettera che terrà aperta la porta a una bocciatura della manovra che tuttavia, nonostante le regole lo permetterebbero, non sarà rigettata già il 31 ottobre. Il 9 novembre la presentazione delle previsioni economiche, a metà mese l'opinione (negativa ma non irreversibile) sulla finanziaria e solo dopo Natale l'eventuale bocciatura definitiva con apertura di procedura di infrazione sui conti.

Nelle prossime ore non sarà solo l'Italia a ricevere la missiva europea, ma anche Francia, Olanda, Belgio, Spagna e Portogallo. Ma il caso italiano preoccupa particolarmente Bruxelles, dove ieri hanno letto l'intervista a Repubblica di Pier Carlo Padoan con una certo disappunto. Ufficialmente la Commissione non ha commentato le sue parole, ma ai piani alti del Berlaymont l'intervista è stata ritenuta ingiustamente dura verso i vertici comunitari. D'altra parte in Commissione spiegano che il tentativo è proprio quello di evitare uno scontro con l'Italia e di non influire sulla campagna per il referendum, a maggior ragione con l'Europa spaccata tra Est e Ovest sui migranti e ancora sotto shock per Brexit. Tuttavia Juncker e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici devono avere un piccolo aiuto da Roma, visto che un ok all'attuale versione della manovra - di fatto troppo lontana dai parametri europei - verrebbe impallinato dagli altri governi all'Eurogruppo (ministri delle Finanze). Con il risultato di inguaiare lo stesso l'Italia e di costare l'accusa di favoritismo ai vertici comunitari, che ne uscirebbero con la reputazione a pezzi. Considerazioni che il governo per ora non ascolta, tanto che Renzi ha incaricato i suoi di recapitare a Bruxelles minacce di pesanti ritorsioni politiche in caso di bocciatura. A Bruxelles sperano che dopo il referendum l'atteggiamento del premier cambi, ed è per questo che hanno allungato i tempi sperando che a dicembre il governo modifichi la manovra. Altrimenti si andrà alla rottura e il timore è che a quel punto l'Italia lasci correre il deficit ben oltre il 2,3% , creando un problema a tutta la zona euro.