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May a Davos: "Futuro radioso fuori da Ue". Schaeuble: "Non ci minaccino"

Pierre Moscovici (sinistra) con Pier Carlo Padoan (ansa)
La premier: "Il percorso sarà incerto". Dijsselbloem l'aveva attaccata: "Impossibile" un accordo commerciale. Faccia a faccia di un quarto d'ora tra Padoan e Moscovici sulla richiesta di correzione dei conti da 3,4 miliardi: "Sono fiducioso"
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DAVOS - Brexit sbarca a Davos. "Il percorso sarà incerto a volte per il Regno Unito, ma il futuro fuori dall'Ue sarà radioso". Così la prima ministra britannico Theresa May ha descritto il divorzio da Bruxelles alla platea del World Economic Forum. 'Il Regno Unito - ha aggiunto - conquisterà un nuovo ruolo di leader come il rappresentante più forte a livello di imprese e commercio. Il Regno Unito sarà un paese sicuro che controlla il proprio destino". il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, risponde: "Non credo che possiamo iniziare un negoziato minacciandoci", in riferimento all'idea di fare di Londra una sorta di paradiso fiscale. "Noi non vogliamo punire la Gran Bretagna" ma - ha aggiunto Schaeuble - "è ovvio che ci sono delle conseguenze, il passaporto europeo (per le imprese britanniche, ndr) non sta più in piedi".

Scaramucce che giungono dopo il duro attacco che le aveva riservato il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, secondo il quale le proposte della premier britannica su un accordo commerciale con l'Unione Europea sono "impossibili", e che il Regno Unito rischia di diventare uno Stato "pariah" ai confini dell'Europa se dovesse trasformarsi in un paradiso fiscale. In un'intervista a Repubblica, Dijsselbloem ha detto di apprezzare la chiarezza del discorso di Theresa May sulla volontà della Gran Bretagna di uscire dal mercato unico europeo, ma di ritenere irrealistica la proposta sul come farlo. Le sue parole dimostrano come gli altri Paesi dell'Unione Europea non siano pronti a concedere alla Gran Bretagna un accordo commerciale eccessivamente favorevole, anche perché ritengono alcune delle minacce fatte da Londra non serie.

"E' molto chiaro che il Regno Unito voglia avere la sua politica sull'immigrazione, essere pienamente indipendente. E' una scelta legittima, accettiamola," ha detto Dijsselbloem, aggiungendo però che "non si possono avere tutti i vantaggi dopo essere usciti dal club". In particolare, il presidente dell'Eurogruppo ha detto che l'idea di May di tenere la Gran Bretagna nell'unione doganale, ma di cercare allo stesso tempo accordi commerciali con paesi terzi è impossibile, poiché, il Regno Unito sarebbe una frontiera dell'unione doganale. Anche la proposta di tenere il settore finanziario nel mercato unico stando fuori dalle regole europee e dalla Corte di Giustizia Europea  non è realistico. Il governo britannico ha inoltre velatamente minacciato l'Europa di trasformarsi in una sorta di paradiso fiscale nel caso in cui l'Ue offrisse a Londra un accordo ritenuto ingiusto.

Dijsselbloem ha detto di non prendere seriamente questa minaccia, anche perché la Gran Bretagna negli ultimi anni ha partecipato ai progetti OCSE per limitare l'elusione fiscale. Dijsselbloem ha altresì avvertito che la Gran Bretagna pagherebbe un prezzo per questa scelta. "Noi dobbiamo continuare a combattere l'evasione fiscale," ha detto Dijsselbloem. "Si tratta di una minaccia non seria, ma se il Regno Unito vuole diventare un paradiso fiscale, un pariah alle porte d'Europa, questo sarà un problema, prima di tutto per il Regno Unito, perché tornerebbero presto dal punto di vista economico agli anni '70, e questa non è una cosa ragionevole".

May - presente oggi al Forum - non è però l'unica sulla quale si puntano gli occhi: il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, presente da ieri, si sono parlati per un quarto d'ora faccia a faccia. Si è trattato della prima presa di contatto diretta dopo l'invio della lettera con la quale la Commissione europea ha chiesto all'Italia di assumere una serie di impegni di riduzione del deficit in termini strutturali per 3,4 miliardi quest'anno (pari allo 0,2% del Pil). "E' stato un incontro molto positivo. Sono fiducioso", ha detto Moscovici: "Abbiamo parlato del gap, non di misure".

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