Economia

Il cda Rai taglia i compensi agli artisti: "Da aprile scatterà il tetto anche per voi"

Il limite, fissato a 240 mila euro, in prima battuta è stato applicato a manager e consulenti. Ora tra i coinvolti anche Fazio, Insinna, Clerici, Giletti, Conti, Piero e Alberto Angela, Amadeus. L'auspicio di Vespa: "Spero in una soluzione a breve". Annunziata: obbedisco. Siddi: "Vigilanza discuta la questione"

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ROMA - Il cda della Rai dà mandato al dg Antonio Campo Dall'Orto di applicare il limite di stipendio di 240 mila euro - da aprile - anche ai contratti di collaborazione e consulenza di natura artistica. Si tratta di una cifra annua e lorda che è molto inferiore ai compensi che oggi incassano molte star del palinsesto della televisione di Stato. Tra gli artisti e i giornalisti coinvolti ci sono Fazio, Insinna, Clerici, Vespa, Giletti, Conti, Piero e Alberto Angela, Amadeus, Annunziata.

La decisione è stata presa, come atto cautelativo, in attesa dei pareri richiesti ai ministeri competenti che non sono ancora arrivati alla Rai. Viale Mazzini ha chiesto lumi sia all'Economia - azionista unico delle tv pubblica, insieme alla Siae - sia allo Sviluppo Economico, che è il ministero vigilante. Ma una risposta ufficiale, una interpretazione certa della norma non è mai arrivata.

La norma sul tetto è stata introdotta a novembre, con la legge di riforma dell'editoria. Stabilisce che compensi di massimo 240 mila euro debbano essere pagati a "dipendenti, collaboratori, consulenti". La formulazione ha innescato nei consiglieri di amministrazione di Viale Mazzini il dubbio che andasse estesa anche agli artisti. Di qui la richiesta di chiarimenti ai ministeri, che non hanno ancora detto la loro.

I consiglieri sono consapevoli che alcune stelle del servizio pubblico (leggi Conti, corteggiato da Mediaset) potrebbero ora andare alla concorrenza. Questo, in un mercato che ha molti altri editori solidi come Sky o Discovery. Per questo dichiarano: "Abbiamo tentato di proteggere l'azienda dalle pesanti ricadute che un'applicazione immediata del limite retributivo sulle collaborazioni artistiche avrebbe avuto". Ricadute "sull'intero equilibrio aziendale, sulla sua redditività e capacità di operare sul mercato".

Ora però i consiglieri temono di pagare in prima persona i super compensi delle star, nel caso la Corte dei conti contesti la mancata applicazione del tetto agli artisti. Ecco dunque il perché della decisione di oggi.
I consiglieri Rai a cena nel centro di Roma 
Le reazioni. Bruno Vespa parla all'agenzia Ansa: "Credo che il cda abbia voluto in qualche modo invitare il ministero dell'Economia a una decisione di buon senso, se si vuole che la Rai resti nel mercato. E poiché il ministro Padoan ha dato molte prove di essere una persona di grande buon senso, sono fiducioso che si troverà presto una soluzione".

Lo stoppa Michele Anzaldi: "Tetto a stipendi Rai: promessa mantenuta. Leggi vanno applicate. Ministeri hanno compito di governare e non di dare pareri. Stop chiacchiere", scrive su Twitter il deputato del Pd. 

"Non c'è problema, è una legge dello Stato, una decisione del Cda Rai, io obbedisco", dice invece Lucia Annunziata, "Un'azienda ha il diritto di decidere come pagare. Personalmente trovo anche giusto che il servizio pubblico offra un pagamento inferiore a quello che è il mercato".

A fine luglio dello scorso anno, lo scontro sugli stipendi era arrivato in commissione di Vigilanza (e il consigliere Rai Franco Siddi si augura che il confronto, sul tema, sia riaperto). In quella sede era apparso chiaro che la gestione del dg Campo Dall'Orto è ormai sgradita ad una porzione forte del Pd. Anche il governo ha sostenuto ad intermittenza il vertice dellla televisione di Stato, e non sono mancati dei colpi forti.

Lo stesso Canone di abbonamento - che nel 2016 è sceso a 100 euro - quest'anno andrà ancora sotto fino ai 90 euro. Novità che ha fatto sudare molto Viale Mazzini alla ricerca del pareggio di bilancio (il documento preventivo votato sempre oggi dal Cda centra questo obiettivo, ma a costo di tagli fortissimi alle spese, a cominciare dai 35 milioni che vengono cancellati dalle produzioni di fiction).


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