Economia

Alitalia, Gentiloni: "Forte preoccupazione, ma non si può nazionalizzare"

Calenda traccia la via di un prestito ponte da 300-400 milioni per garantire sei mesi di attività, poi la vendita a un concorrente. Lufthansa? "Lo spero". Possibile lo spezzatino con i rivali interessati a prendere il meglio dell'ex vettore di bandiera

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MILANO - Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che aveva sostenuto apertamente un voto positivo da parte dei lavoratori di Alitalia sull'accordo con l'azienda per i tagli e il rilancio, chiude le porte alla nazionalizzazione della compagnia dopo la netta vittoria del "no" nella consultazione chiamata dai sindacati. "Non posso tacere la preoccupazione per quello che sta accadendo in una grande impresa come Alitalia. Anche lì bisognerebbe essere in grado di stare sul mercato e competere. Devo dire che da parte mia c'è stata delusione per l'opportunità offerta dall'accordo che non è stata colta. Chi governa ha il compito di risolvere i problemi e dire anche la verità e io l'avevo detto prima e anche adesso: non ci sono le condizioni per la nazionalizzazione. Tuttavia il governo si sente impegnato a non disperdere le risorse di asset e lavoro della compagnia, ci lavoreremo sapendo che la decisione presa nel referendum rende più difficile accettare la sfida", ha detto il premier nel corso del suo intervento al pastificio Rummo a Benevento.

Ieri il cda della compagnia ha preso atto del rifiuto dei lavoratori e ha annunciato che con l'assemblea della prossima settimana sarà avviata la pratica per l'amministrazione straordinaria: l'ex vettore di bandiera dovrebbe essere affidato a tre commissari, con Luigi Gubitosi in pole position. Nell'ambito di una gestione commissariale - a meno di trovare un compratore - è possibile che Alitalia venga fatta "a pezzi" per cedere ai migliori offerenti i suoi asset migliori. In cielo volteggiano i rivali, che possono essere interessati a metter le mani in primis sugli "slot" (in particolare a Fiumicino e Linate), ma anche sui suoi aerei e sui piloti che presumibilmente cercheranno di accasarsi altrove.

Parlando della compagnia, intervistato da Repubblica è stato il ministro Poletti a delineare le possibili ripercussioni dalla crisi dell'Alitalia: "Mi dispiace molto, avevamo fattotutti un lavoro importante per rimettere in pista Alitalia. Avevamo chiesto che il peso non ricadesse solo sui lavoratori", "ora invece si apre l'orizzonte incerto dell'amministrazione straordinaria", rimarca il titolare del Ministero del Lavoro. Per Poletti, ora "si apre una fase di incertezza e di sacrifici" e c'è "rischio" per circa 20 mila posti di lavoro, tra i 12.500 dipendenti della compagnia e gli 8 mila lavoratori dell'indotto.

Il collega del Mise, Carlo Calenda, si è concentrato in un'altra intervista a Radio 24 sul possibile percorso societario: "Il nuovo commissario deve assicurare la continuità dell'azienda e poi trovare un acquirente per Alitalia che sappia gestirla". Per la continuità "l'unica cosa sarà avere un prestito ponte dallo Stato, intorno ai 300-400 milioni per assicurare sei mesi di gestione". Alla domanda su Lufthansa che sembra molto interessata a comprare Alitalia, Calenda risponde: "Lo spero". E poi precisa: "Sarebbe interessante da esplorare".

Il dossier finisce anche all'attenzione della Commissione europea, per la quale sulle soluzioni per la crisi "è in contatto costruttivo con l'italia". All'Antitrust Ue, questa mattina, è in corso una riunione per verificare gli spazi di manovra previsti dalla legislazione europea in relazione al ruolo dello stato. La portavoce ha aggiunto che "la Commissione è sempre pronta a discutere con gli Stati membri i loro piani in linea con le regole Ue". Non sono però giunte richieste specifiche di intervento sul punto.