Economia

Cambia la mappa del potere in banca: le mani dei fondi sulla finanza italiana

Negli ultimi mesi è emersa la presenza massiccia di colossi come Vanguard, Norges Bank e Blackrock, capaci di dominare le principali assemblee

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MILANO - Le Fondazioni e i soci storici delle banche italiane cedono il passo ai grandi investitori istituzionali stranieri, sempre più azionisti di peso nelle banche tricolori. E’ la fotografia aggiornata del capitale degli istituti finanziari nostrani, dalla quale emerge come i fondi possano, volendo, controllare le decisioni, arrivando in molti casi alla maggioranza in assemblea (ovvero hanno la metà più un’azione del capitale votante).

Si prenda il caso, ad esempio, di uno dei maggiori istituti: in Unicredit – a maggior ragione dopo l’aumento di capitale da 13 miliardi – ci sono sempre più istituzionali. Capital Group con il 4,3% depositato (ma, come Aabar, intorno al 5%), Blackrock e Dodge&Cox con il 3,4%, Vanguard e Norges con il 2% ciascuno. Le storiche Fondazioni si sono diluite a un 4,6% complessivo, Del Vecchio è all’1,9%: sul 32% di capitale intestato ai primi quattordici soci, più del 26% è in mano a fondi esteri.

Anche in Intesa Sanpaolo i fondi sono cresciuti, ma il nocciolo di cinque fondazioni storiche con il 21% del capitale blinda le decisioni strategiche. Casi particolari sono poi le fresche Spa come Banco Bpm e Ubi: sull’asse tra Milano e Verona spicca Norges Bank al primo posto, alla guida di una truppa che vede anche Invesco, l’hedge fund dell’italiano di Londra Davide Leone, Blackrock. E in Ubi i fondi contendono i primi posti: Silchester al 6,6% guarda tutti dall’alto.

Ecco la mappa dei principali azionisti delle maggiori banche italiane.