Economia

L'allarme dei medici: "Con la quota 100 si rischiano migliaia di uscite dagli ospedali"

Teoricamente quest'anno potrebbero già andarsene quattro classi di età, per un totale di 25mila camici bianchi. "Molti di questi colleghi non faranno la scelta di anticipare, ma basta che solo una piccola parte di loro se ne vada per mandare in crisi gli ospedali"

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Tremano le Regioni, le Asl, i sindacati. La quota 100 rischia di svuotare le corsie italiane in un colpo solo, cioè di concentrare in un breve lasso di tempo le uscite di una categoria di lavoratori che a causa della curva demografica dei pensionamenti e degli scarsi ingressi è destinata a diventare sempre più rara. Con la nuova norma pensionistica, infatti, potrebbero essere 25mila i camici bianchi a lasciare il sistema sanitario pubblico. Il dato è calcolato dal sindacato più grosso degli ospedalieri, l'Anaao. Il numero è impressionante e rappresenta il caso limite, cioè se tutti decidessero di anticipare, cosa improbabile. Già però aumentare di poche migliaia di unità il numero di pensionati quest'anno potrebbe essere molto pesante per il sistema pubblico.

E' il segretario di Anaao a spiegare cosa può succedere. "Attualmente - dice Carlo Palermo - i colleghi escono in media intorno ai 65 anni. Con la quota 100 potranno uscire anche a 62, visto che praticamente tutti quanti hanno fatto il riscatto degli anni di laurea. Quindi, come livello massimo si potrebbe avere un anticipo di ben tre scaglioni: quest'anno potrebbero lasciare anche coloro che hanno 62, 63 e 64 anni, per un totale di 25mila medici. Ovviamente le penalizzazioni dal punto si vista dell'assegno ma anche la limitazione al cumulo ridurranno molto il numero dei medici che sceglieranno la quota 100. Detto questo questo, ci troveremo comunque con più dei 7mila pensionamenti previsti per quest'anno. Bisogna considerare che se anche fossero solo mille in più quelli che scelgono di lasciare, su tratterebbe di tanti professionisti visto che già adesso le uscite non sono compensate dalle entrate".

Il problema del sistema sanitario italiano, segnalato ormai da diversi anni, è che dalle scuole di specializzazione escono troppo poche persone rispetto a quelle che vanno in pensione ogni anno. Così si crea una carenza di alcune centinaia di professionisti, acuita dal fatto che ci sono comunque limiti sulle assunzioni. La quota 100 si inserisce dunque in un sistema che vive già un momento delicato.
 
 
 
 
 
Non è più sufficiente, ammonisce il sindacato, "garantire che non ci saranno tagli né taglietti per la sanità. Chi ha responsabilità di governo ha il dovere etico di spiegare come intende affrontare il fenomeno descritto, sia ai colleghi che rimarranno al lavoro in condizioni organizzative sempre più precarie, sia ai cittadini che hanno diritto a cure tempestive, di qualità e sicure. Il Conto annuale dello Stato mostra che dal 2010 al 2016 i medici e i dirigenti sanitari in servizio sono diminuiti di oltre 7.000 unità. Questo ha permesso alle Regioni una riduzione delle spese per il personale che limitatamente al 2016 ammonta a circa 600 milioni di euro. Diversi miliardi, se il calcolo viene effettuato dal 2010 ad oggi".
"E’ necessario aprire una grande stagione di assunzioni in sanità - sollecita Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed - eliminando l’anacronistico blocco della spesa per il personale introdotto dal governo Berlusconi/Tremonti nel 2010. Ma, soprattutto, bisogna dare una risposta al disagio oramai insopportabile che pervade tutte le strutture sanitarie pubbliche e che induce alla fuga verso il pensionamento, considerato come un 'fine pena', o verso la sanità privata, alla ricerca di posti di lavoro più remunerativi e meno logoranti".
"Occorrono - continua - risorse per incentivare la permanenza al lavoro e tempi rapidi per rinnovare un contratto che rappresenta una formidabile leva per affrontare l’organizzazione dei servizi, le tutele dei medici e dei cittadini. Manca da troppi anni e gli effetti nefasti di questa estrema disintermediazione sono sotto gli occhi di tutti".
"Tempi di lavoro, adeguata remunerazione del disagio, valorizzazione dell’esclusività di rapporto e nuovi modelli di carriera dei professionisti sono i temi sul tappeto. La loro soluzione esige un investimento di risorse eccezionale, almeno pari ai risparmi sul costo del lavoro che Regioni e Governi hanno realizzato nell’ultimo decennio. E’ l’ultima chiamata per salvare il Ssn dalla sua estinzione", conclude.