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Francia, le strane primarie a sinistra. Con Macron e Mélenchon che stanno a guardare

(ansa)
In corsa sette candidati per il candidato del partito socialista. Valls, Montebourg e Hamon i più in vista. Ma per la destra gli avversari più temibili restano fuori dalla tornata elettorale
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PARIGI – Fino a un mese fa il candidato della sinistra doveva essere uno solo, François Hollande. La gran rinuncia del Presidente ha costretto il partito socialista a organizzare primarie dell’ultima spiaggia: una consultazione aperta in due turni. Questa domenica si affrontano sette candidati, e domenica prossima si svolgerà il ballottaggio.

Alcuni dei pretendenti sono sconosciuti ai più, come l'ecologista Jean-Luc Bennahmias o la radicale di sinistra Sylvia Pinel, unica donna tra i pretendenti. Ma tutto in realtà si gioca tra i rivali Manuel Valls e Arnaud Montebourg, ma Benoît Hamon spera di diventare il terzo incomodo che gode, com'è accaduto a François Fillon nelle primarie della destra di novembre scorso.

I pronostici sono aperti, nessuno davvero spicca nei sondaggi. Fino a qualche settimane fa il favorito era Valls che ora invece appare in difficoltà. Quando era premier ha imposto riforme sgradite all'ala dissidente del Ps mentre adesso tenta di presentarsi come l’unico capace unire la gauche. Valls ha dovuto annullare alcuni comizi per timore di contestazioni. Dopo aver ricevuto un sacco di farina in faccia durante un comizio, è stato quasi schiaffeggiato da un ragazzo. Si è scoperto poi che il giovane non era un militante di sinistra, ma un noto antisemita.

Sull’ex premier si concentrano tutte le critiche. Non è escluso che possa essere addirittura eliminato già al primo turno (come avvenne per Sarkozy) e ci sia così un ballottaggio tra Montebourg e Hamon, con la prevalenza di una gauche radicale e “utopista”, rispetto a quella moderata e riformista, com’è già accaduto altrove in Europa, per esempio con la svolta del Labour e leadership a Jeremy Corbyn. L’equivalente francese potrebbe essere Montebourg, 54 anni, ex ministro dell’Economia, teorico della “démondialisation”, la fine della globalizzazione e protezionismo a oltranza, vuole uscire dal Patto di Stabilità e “rovesciare il tavolo” con la Germania: interpreta sentimenti diffusi in una parte della gauche.

Hamon, 49 anni, ex ministro dell'Istruzione, si è ispirato invece al programma di Bernie Sanders sulle sfide ambientali e sull’idea di un modello alternativo di sviluppo economico: è riuscito a imporre un dibattito intorno alla sua idea di far pagare allo Stato  un “reddito universale” per tutti i cittadini. 

Chiunque sia il vincitore, dovrà fare fare i conti con almeno altri tre candidati a sinistra che non partecipano alle primarie: Yannick Jadot dei Verdi, l’ex socialista Jean-Luc Mélenchon e l’outsider liberale Emmanuel Macron, in folgorante ascesa. Una frammentazione dell'elettorato che provoca una situazione paradossale: il candidato designato dal Ps potrebbe non solo essere eliminato già al primo turno delle presidenziali, il 23 aprile, ma addirittura finire in quarta posizione, dietro Macron o Mélenchon a seconda delle configurazioni.