Esteri

Trump, primo appuntamento alla Cia: mano tesa all'intelligence

Il presidente Usa nel quartier generale a Langley:" Siete gente speciale, avete il mio appoggio". Ancora accuse a tv e giornali

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WASHINGTON – Non era mai successo che un presidente degli Stati Uniti, poche ore dopo la cerimonia solenne del giuramento, decidesse come primo appuntamento istituzionale di andare al quartier generale della Cia. Ma d’altra parte non era mai successo neppure che un neopresidente fosse stato eletto mentre la Cia accusava una potenza straniera di avere tramato per lui. Né tantomeno che il medesimo neopresidente avesse accusato la stessa agenzia federale d’intelligence di essere un covo di bugiardi, fabbricanti di calunnie. Tutto è inedito, sotto Donald Trump. L’unica cosa che comincia a ripetersi in modo prevedibile, quasi noioso, è la sua scappatoia per cavarsi d’impiccio: contraddice se stesso, nega l’evidenza, smentisce di aver detto ciò che tutti lo hanno sentito dire, e dà la colpa ai media. Il copione è andato in scena di nuovo poche ore fa, al termine della sua visita al quartier generale della Cia a Langley, nello Stato della Virginia (di fatto periferia di Washington, sull’altra riva del fiume Potomac).

Dunque Trump ha fatto quel che è solito fare: ha coperto di elogi esagerati, imbarazzanti, la stessa Cia che ancora pochi giorni fa lui accusava di fabbricare menzogne diffamanti sull’aiuto degli hacker russi in campagna elettorale. “Nessuno ha un affetto così forte per la Cia, come me. Siete gente speciale. Avete tutto il mio appoggio”. Questo è lo stesso presidente che poche settimane fa liquidava le rivelazioni della Cia sul ruolo di Putin nell’elezione di Trump come della spazzatura fabbricata da loschi figuri: “Sono gli stessi che inventarono le armi di distruzioni di massa di Saddam Hussein”. Ma Trump usò lo stesso metodo coi suoi avversari politici in campo repubblicano – i vari Marco Rubio e Ted Cruz prima insultati pubblicamente poi abbracciati dopo averli sconfitti. Ha fatto lo stesso, in maniera spettacolare, con Hillary Clinton: in un duello tv le disse “se vinco nomino un procuratore speciale per farti processare”. Ieri al pranzo d’onore al Congresso dopo la cerimonia del giuramento lui ha detto di Hillary: “E’ una persona straordinaria, per lei ho una grande stima”.

Gli elettori hanno dimostrato molta indulgenza verso Trump il mentitore seriale. Resta da vedere se vorranno tollerare per sempre anche la sua patologica vanità. Al termine della visita alla Cia infatti c’è stata una coda di spettacolo, davvero surreale. Trump ancora una volta non ha resistito ad un regolamento di conti. Non aveva sopportato che vari media – le tv e i siti dei giornali – avessero affiancato la foto aerea della folla venuta ad ascoltare il suo giuramento venerdì, e quella venuta ad applaudire Barack Obama. Confronto deprimente, nella vasta spianata del Lincoln memorial questo venerdì 20 gennaio 2017 c’era metà (a dir tanto) della folla che venne per Obama nella stessa occasione. Affronto insopportabile per l’egomaniaco. Trump ha usato la visita al quartier generale della Cia per spendere molti minuti ad accusare tv e giornali di avere manipolato quelle foto.