Esteri

Giappone al voto: stravince la coalizione di Abe

Il partito liberal-democratico conservatore e il suo alleato conferma la supermaggioranza che consentirà al premier uscente di modificare la costituzione pacifista per difendersi dalle minacce nordcoreane

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PECHINO - Il vento di Shinzo Abe soffia malgrado il tifone Lam che da giorni si abbatte sul Giappone: il premier vince la scommessa di aver sciolto anzitempo la camera bassa e le elezioni anticipate regalano al suo partito liberal-democratico, insieme all'alleato Komeito, la supermaggioranza che potrà permettergli di modificare la costituzione pacifista e difendere il Sol Levante dalla minaccia atomica di Kattivissimo Kim.

"Difenderemo il nostro popolo, proteggeremo il nostro felice stile di vita dando un futuro ai nostri figli e alla nazione" ha detto il premier nell'ultimo comizio di sabato. E la gente, seppure andando a votare non proprio in massa, confermando il trend negativo d'affluenza degli ultimi anni, gli ha dato ancora fiducia: malgrado i risultati della sua "Abenomics", le riforme che dovevano rilanciare l'economia, non si vedano ancora, e la felicità del paese sia guastata dalle troppe morti per karoshi, il superlavoro.

L'ultima volta che un tifone aveva imperversato sul voto, 1992, era andato alle urne il 10% in meno. Stavolta l'affluenza è stata del 53,7%, poco più del record negativo del 52,3% registrato nel 2014. Ma i numeri che adesso contano sono questi della Camera dei deputati dove gli uomini di Abe hanno confermato la maggioranza dei due terzi che servirà appunto anche a modificare la Carta. Dovrebbero essere 310 su 465 i seggi andati ai liberaldemocratici ed al piccolo partito di ispirazione buddhista alleato di Abe e una cinquantina a testa quelli assegnati al Partito costituzionale democratico di Yukio Edano, nato dallo scioglimento dei democratici, e al Partito della Speranza di Yuriko Koike, la governatrice di Tokyo svezzata proprio tra le fila della formazione del premier ma oggi sua acerrima nemica.

Anche tanti ex democratici sono passati sotto le sue insegne, a testimoniare l'appiattimento delle posizioni che ha allontanato sempre più giapponesi dalle vicende della politica, più interessati alle vicende di corte riaccesesi in queste ore con l'annuncio della probabile abdicazione dell'imperatore Akihito a marzo. Ma Yuriko, ex nota e battagliera giornalista tv, ha preferito non scendere in lizza, mantenendo la poltrona a Tokyo, e svuotando quindi il suo nuovo partito del notevole appeal personale.

A 63 anni, e al suo terzo mandato, Shinzo Abe si appresta così ad accogliere da vittorioso Donald Trump, il presidente Usa che la prossima settimana comincerà proprio dal Giappone la sua visita di 14 giorni in Asia, e toccherà anche la Corea del Sud minacciata da Kim Jong-un. Passato un tifone, eccone subito un altro.