Esteri

Turchia, gruppo editoriale pro-Erdogan compra i media d'opposizione

A guidare la cordata di acquirenti sarebbe la holding che fa capo a Yildirim Demiroren, ex proprietario della squadra di calcio del Besiktas e attuale presidente della Federazione calcistica turca. Boom alla borsa di Istanbul per le azioni
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ISTANBUL - Cade il penultimo bastione della stampa libera in Turchia. Mentre il quotidiano laico Cumhuriyet prosegue con molte difficoltà la sua battaglia per un giornalismo indipendente, con l'editore e buona parte dei suoi cronisti in carcere, il diretto concorrente Hurriyet passa armi e bagagli dalla parte governativa. Il giornale più importante del Paese, appartenente da decenni al gruppo Dogan, è stato acquisito dalla holding presieduta da Yildirim Demiroren, imprenditore considerato vicino al capo dello Stato, Recep Tayyip Erdogan.

Il gruppo del magnate turco Aydin Dogan ha concluso un accordo per una vendita che spoglia interamente il suo settore editoriale. Assieme al capofila Hurriyet, l'intesa comprende l'acquisto da parte della holding di Yildirim del quotidiano Posta, di quello sportivo Fanatik, e delle tv CnnTurk e Kanal D. Un accordo avvenuto per la somma di 1,25 miliardi di dollari. Secondo media locali, citati dal sito del quotidiano Sabah (anche questo alcuni anni fa passato di mano al fronte governativo), la cordata di acquirenti che fa capo a Demiroren avrebbe finalizzato l'acquisto con l'aiuto di un partner straniero.

Demiroren, già proprietario della squadra di calcio del Besiktas attuale detentrice del titolo in Turchia, è oggi presidente della Federazione calcistica. Otto anni fa, quando aveva lasciato la testa della sua società sportiva, aveva acquisito altri due giornali importanti, allora all'opposizione, e controllati sempre da Dogan, i quotidiani Milliyet e Vatan.

I due giornali avevano prontamente cambiato impostazione e linea editoriale, schierandosi con il governo conservatore di ispirazione religiosa guidato da Erdogan a quel tempo primo ministro. Il gruppo Demiroren, oltre ai media, è attivo anche in altri settori, come energia, estrazioni, manifattura, turismo e immobili.

A Istanbul la Borsa ha registrato un'impennata per le azioni del gruppo Dogan, dopo la notizia della vendita. Le azioni sono salite fino al 17%, mentre quelle del gruppo editoriale, Hurriyet Gazetecilik, fino al 19%.

Nel 2009 il Dogan Media Group, e Aydin Dogan in persona, aveva ingaggiato un lungo e sofferto braccio di ferro con Erdogan, già potentissimo. Le critiche sugli organi di informazione del gruppo non piacevano affatto al premier in piena ascesa. Per presunta evasione fiscale la holding fu messa letteralmente in ginocchio con una super-multa. L'anno dopo il Consiglio di Stato bloccava l'imposizione del pagamento di mezzo miliardo di euro, riducendolo sensibilmente: il supremo organo di consulenza di Ankara aveva accettato il ricorso presentato da Dogan.

Alcuni osservatori parlarono di un accordo sotto banco che permetteva al gruppo editoriale di continuare a lavorare, ma con una linea editoriale più morbida verso il governo. Linea ulteriormente sfumata per evitare la repressione delle autorità dopo il fallito golpe del luglio 2016.

Ora le preoccupazioni dell'opinione pubblica e dei pochi media non affiliati rimasti - l'informazione della vendita è stata data in modo non ufficiale, ma fornita a sorpresa dal sito indipendente T24 - riguardano l'eccessiva concentrazione editoriale, che risulta tutta spostata a favore di società gradite al vertice. I media più influenti della Turchia sono ora decisamente nelle mani del Sultano.