Esteri

Obama, omaggio a Mandela guardando anche a Trump: "Attenti alla politica dell'uomo forte"

L'ex presidente americano Barack Obama parla a Johannesburg alla cerimonia per il centenario della nascista di Nelson Mandela (afp)
L'ex presidente americano, a Johannesburg per il centenario della nascita del leader antiapartheid, ripercorre i progressi dell'ultimo secolo sulle diseguaglianze. E racconta le sue preoccupazioni per il futuro. Molte le allusioni a The Donald all'indomani del vertice con Putin
3 minuti di lettura
"Viviamo in tempi strani e incerti - molto strani e molto incerti. Ogni giorno sentiamo notizie estremamente inquietanti. Per capire come siamo arrivati qui dobbiamo capire che cosa è successo cento anni fa". Così Barack Obama, acclamato da quindicimila persone nello stadio di Johannesburg, ha esordito la sua "lezione" offerta al pubblico sudafricano e a moltissimi ospiti internazionali per il centenario della nascita di Nelson Mandela, eroe antiapartheid e premio Nobel per la pace. Le allusioni alla presidenza di Donald Trump sono state molte seppur implicite: senza mai menzionare apertamente il suo successore, Obama ha parlato di xenofobia e nazionalismo in aumento, e di una politica “dell’uomo forte” sempre più popolare, quasi espressione del vertice tra Putin e l'attuale presidente Usa che si è appena svolto a Helsinki. 

Accolto dalla folla che scandiva il suo celebre slogan elettorale - "Yes we can" - l'ex presidente americano ha compiuto una rapida carrellata degli eventi storici in Sudafrica e nel mondo, sottolineando la forza della lotta contro la segregazione di cui l'ex presidente sudafricano Mandela è stato campione, per i neri e non solo.

“Il cittadino medio 100 anni fa non credeva ci fosse alcuna possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita. Persino in una democrazia come gli Stati Uniti la segregazione razziale e la discriminazione sistematica erano leggi in metà del Paese, e norme nell’altra metà. Ma attraverso sacrifici e leadership incrollabile, e forse soprattutto con il suo esempio morale, Mandela e il movimento che ha guidato hanno finito per significare qualcosa di più grande. È diventato il simbolo delle aspirazioni universali dei diseredati in tutto il mondo".

(ansa)

Così Obama sottolinea come la forza del movimento di Mandela non abbia avuto confini, inspirando persone di ogni età e provenienza. Tra queste lui stesso, allora un giovane uomo che si è sentito di riconsiderare le proprie priorità, ammaliato dalla  generosità e naturalezza con cui Mandela abbracciava quelli che erano stati i suoi peggior nemici. “Non erano solo gli oppressi ad essere liberati - spiega -, gli oppressori stessi stavano ricevendo un enorme dono, l’opportunità di contribuire agli sforzi per costruire di un mondo migliore”. E proprio questi progressi, che sono stati “veri e profondi”, permettendo a un’intera generazione di crescere in un mondo più libero e tollerante, dovrebbero essere fonte di grande speranza secondo l’ex presidente americano, che però avverte: si tratta di una speranza che non può autorizzarci ad ignorare le minacce di un ritorno ad un mondo “ancora più brutale e pericoloso”:

“Dobbiamo iniziare ad ammettere che qualunque legge sia stata scritta… le precedenti strutture di potere, privilegi, ingiustizie e sfruttamento non sono mai completamente sparite”. Così Obama si sofferma lungamente sulle diseguaglianze che tuttora esistono in America, in Sudafrica ed in molti altri Paesi. “Per alcuni, più le cose sono cambiate e più sono rimaste le stesse” racconta in riferimento alla globalizzazione e agli sviluppi che hanno “saltato intere regioni e nazioni”, a tal punto che i più ricchi al mondo possiedono tanto quanto la metà più povera della popolazione mondiale. A questo dato allarmante Obama aggiunge la preoccupazione per la diffusione a piede libero delle politica “della paura e del risentimento” e di leggi sull’immigrazione basate su religione ed etnia.
 L'ex presidente Barack Obama a Johannesburg in occasione del centenario di Nelson Mandela  (afp)

"Guardatevi intorno - dice evidentemente alludendo alla presidenza Trump - la politica dell' uomo forte sta dilagando, coloro al potere stanno cercando di minacciare tutte le istituzioni e le norme che danno un significato alla democrazia". Sottolinea anche la situazione drammatica della stampa, ora "sotto attacco", e l'utilizzo dei social media come strumento di propaganda e per promuovere odio, un altro riferimento implicito al rapporto conflittuale di Trump con i media e al suo utilizzo di Twitter. Non mancano i commenti sulle 'fake news', altro carattere distintivo della presidenza di The Donald. "Questo era uno di quegli argomenti su cui non pensavo di dovere dare lezioni - dice Obama -. Dovete credere ai fatti. Senza fatti, non c'è base per cooperare. Se io dico che questo è un podio e tu che è un elefante, sarà molto difficile intenderci. Non ci può essere un punto di incontro se qualcuno dice che il clima non sta cambiando, mentre tutti gli scienziati del mondo affermano il contrario". 

Obama si dice infine preoccupato per il problema crescente di governi autoritari che impediscono uno sviluppo economico, politico, culturale e scientifico in quanto spesso consumati da guerre sia civili che internazionali.


L'ex presidente condivide pienamente la visione di Mandela per il futuro, la possibilità di attuare in toto i principi che il leader sudafricano predicava con tanta passione. “Credo nelle idee di Mandela, condivise da Gandhi, King e Abraham Lincoln, credo in un progetto basato sull'uguaglianza, giustizia, libertà, e in una democrazia multirazziale costruita sul principio che siamo creati tutti uguali e abbiamo dei valori inalienabili - dice - . Ci può essere più pace, più cooperazione in nome di un bene comune. Ma per questo, dovremo lavorare di più, e con più intelligenza”. Così Obama incita ad essere più fantasiosi, prendendo in considerazione idee come il reddito di base universale, e invita a portare investimenti nei Paesi in via di sviluppo, abbandonando l’idea di “fare solo carità”.