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Caso Khashoggi, alto funzionario saudita al New York Times: "Ha tentato la fuga, strangolato"

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La fonte rivela dettagli dopo l'ammissione di Riad sulla morte del giornalista nella sede diplomatica di Istanbul a seguito di "una colluttazione". Rimosso il vice capo dei servizi segreti. Trump: "Spiegazione credibile"

 
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Di fronte alle richieste sempre più pressanti di chiarimenti da parte della comunità internazionale, e minacciata di sanzioni dal suo maggiore alleato, gli Usa, l'Arabia Saudita ha ammesso questa sera che il giornalista Jamal Khashoggi è stato ucciso - "in una colluttazione" - nel consolato saudita di Istanbul. E sulla dinamica dell'episodio è il New York Times a svelare che "ha tentato di fuggire dal Consolato, lo hanno fermato, preso a pugni. Lui ha iniziato a urlare, allora uno dei presenti lo ha preso per il collo, strangololandolo fino alla morte".

Il quotidiano americano cita un "alto funzionario saudita", il primo a confermare l'assassinio. "C'è un ordine generale del Regno di far rientrare i dissidenti che vivono all'estero. Quando Khashoggi ha contattato il Consolato, il generale Assiri ha inviato il team di 15 uomini", aggiunge la fonte.

Anche la televisione di Riad, citando i risultati preliminari di un'inchiesta ufficiale, ha affermato che Khashoggi è deceduto in seguito ad una rissa con alcune persone che lo avevano incontrato per un appuntamento nella sede diplomatica. Diciotto cittadini sauditi sono stati arrestati, mentre è stato rimosso dall'incarico il generale Ahmed al Asiri, vice capo dei servizi segreti e consigliere della Corona. La televisione ha aggiunto che il re Salman intende presentare una proposta per riformare i servizi d'Intelligence che sarà affidata al principe Mohammed bin Salman..

In serata il presidente americano Donald Trump, che giovedì aveva detto di considerare probabile la morte di Khashoggi, era tornato a minacciare sanzioni contro l'Arabia Saudita se fossero emerse chiaramente le sue responsabilità. L'inquilino della Casa Bianca aveva detto che probabilmente entro lunedì avrebbe ottenuto tutte le informazioni del caso. "Scopriremo chi sapeva cosa, quando e dove, e decideremo", ha affermato Trump. Un segnale che la pressione per Riad si stava facendo ormai insostenibile.
Che il cerchio si stesse ormai stringendo era apparso chiaro anche dalle parole pronunciate ieri dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu: "Abbiamo alcune informazioni e prove e condivideremo con tutto il mondo i risultati dell'inchiesta", aveva spiegato il capo della diplomazia di Ankara.

Venerdì la procura di Istanbul ha interrogato come testimoni 15 dipendenti turchi della sede diplomatica di Riad. Tra loro contabili, tecnici, operatori telefonici e anche l'autista del console. Non c'era lui però alla guida del minivan nero modello Mercedes Vito con targa diplomatica ispezionato dai tecnici della scientifica turca utilizzando sostanze chimiche in grado di rendere evidenti tracce ematiche non visibili a occhio nudo.
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Sarebbe questo il mezzo con cui il corpo di Khashoggi - o i suoi resti - sono stati trasportati fuori dal consolato. Prima, alle 15:09, poco meno di due ore dall'ingresso del reporter, nella residenza del console. Poi in una località lontana, forse la Foresta di Belgrado, il bosco meta di escursionisti alla periferia europea di Istanbul, dove in queste ore proseguono le ricerche della polizia.

Nonostante le prime notizie sull'inchiesta saudita, l'immagine in Occidente di Riad, e in particolare del principe ereditario Mohammed bin Salman, appare sempre più compromessa.
Boicottata dai ministri economici di Europa e Stati Uniti e dal Fondo monetario internazionale, la sua 'Davos del deserto' inizierà martedì decimata dalle defezioni. Ieri ha annunciato il forfait un altro gigante economico, Airbus, che si unisce a diverse grandi aziende e banche, da Uber a Hsbc, e ai big dell'editoria Usa, tra cui Cnn e New York Times. Il segretario al Tesoro americano, Steve Mnuchin, anche lui tra i disertori dell'evento, sarà però a fine mese a un incontro sulla lotta al terrorismo a Riad.

Turchia, le ultime immagini del giornalista saudita ucciso nel consolato di Istanbul

E sul caso alzano la voce anche gli avversari dell'Arabia Saudita in Medio Oriente. Dal Libano il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l'ha invitata a prendere una decisione "coraggiosa" e porre fine alla guerra in Yemen, sostenendo che "l'immagine nel mondo dell'Arabia Saudita è al suo minimo storico".
Nella notte è arrivata anche una presa di posizione della Casa Bianca. "Continueremo a seguire da vicino le indagini internazionali su questo tragico incidente e spingeremo per un giustizia che sia tempestiva, trasparente e in linea con tutti i dovuti processi". Lo ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, in una nota, commentando la conferma da parte dei sauditi dell'uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.  "Siamo rattristati - si dice nella nota - ed estendiamo le nostre più profonde condoglianze alla famiglia, alla fidanzata e agli amici".

Alla presa di posizione si è poi aggiunta una dichiarazione di Trump. "La spiegazione di Riad sulla morte del giornalista saudita dissidente è credibile". Lo ha detto il presidente Donald Trump dopo che i sauditi hanno per la prima volta confermato la morte del giornalista in seguito ad una lite durante un interrogatorio. Per il presidente, l'annuncio di Riad sulle circostanze della morte del giornalista scomparso dallo scorso 2 ottobre rappresenta "un buon primo passo".

Se dovessero scattare delle sanzioni Usa contro l'Arabia Saudita per l'uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi "penso che sarebbe meglio non utilizzare come ritorsione la cancellazione degli ordini militari per 110 miliardi di dollari". Lo ha detto il presidente Donald Trump parlando con i giornalisti in Arizona. Trump, esortando dunque a non annullare i grandi ordinativi dei sauditi nel settore della difesa, ha detto che preferisce parlare con il principe coronato Mohammed bin Salman, prima di esprimere una valutazione definitiva.

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Il caso era scoppiato alcune settimane fa con la denuncia della scomparsa del giornalista da parte della fidanzata in attesa davanti al consolato.