Politica

Corruzione, il Consiglio d'Europa all'Italia: "Roma limiti i giudici in politica"

Il Gruppo di stati anticorruzione (Greco) rende pubblico un rapporto con dodici raccomandazioni rivolte al nostro Paese, tra cui anche regolare i "conflitti di interessi" dei politici e salvaguardare l'integrità delle commissioni tributarie

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ROMA - Limitare la partecipazione dei magistrati alla politica. E regolare con norme più stringetti i "conflitti di interessi" dei deputati. Sono due delle dodici raccomandazioni che il Gruppo di stati contro la corruzione (Greco), organo del Consiglio d'Europa, ha rivolto all'Italia in un rapporto dedicato al nostro Paese, approvato il 21 ottobre 2016 ma reso noto solo oggi.

Magistrati. E allora per prima cosa Roma deve introdurre leggi che pongano limiti più stringenti per la partecipazione dei magistrati alla politica, e mettere fine alla possibilità per i giudici di mantenere il loro incarico se vengono eletti o nominati per posizioni negli enti locali. "È chiaro che la legislazione italiana contiene diverse lacune e contraddizioni a tale riguardo, che sollevano dubbi dal punto di vista della separazione dei poteri e della necessaria indipendenza e imparzialità dei giudici" recita il dossier di Greco. L'organismo afferma che pur "riconoscendo l'indiscutibile reputazione, professionalità e impegno dei singoli magistrati" è suo compito "segnalare l'effetto negativo che qualsiasi presunta politicizzazione della professione può avere sulla percezione che i cittadini hanno dell'indipendenza dell'intera magistratura".
 
Parlamentari. Quanto ai politici, invece, bisogna che l'Italia introduca norme "chiare e applicabili" per regolare "la spinosa questione" del conflitto d'interessi dei parlamentari. Perché, si legge ancora nel rapporto, "questa situazione insoddisfacente si traduce in un processo piuttosto difficile di verifica delle possibili cause di ineleggibilità e incompatibilità, che rischia di compromettere l'efficacia dell'intero sistema".

Secondo gli esperti, infatti, "le regole esistenti sono difficili da applicare" e questo "va a scapito della complessiva trasparenza e efficienza del sistema". Nel documento si sottolinea che "l'alto numero di leggi e disposizioni, i relativi emendamenti e una generale mancanza di consolidamento e razionalizzazione delle norme, conduce a un quadro confuso del conflitto d'interessi".  Questo "crea problemi per l'applicazione delle regole esistenti e anche della loro comprensione".

Tribunali fiscali. Il Consiglio d'Europa accende un faro anche sui tribunali fiscali, sottolineando la necessità di applicare più misure e strumenti per assicurare l'integrità dei membri delle commissioni tributarie, anche a causa "degli scandali in cui recentemente sono stati coinvolti i componenti non appartenenti alla magistratura", dice ancora il rapporto. Greco raccomanda dunque di adottare "misure appropriate per migliorare il controllo sulla professionalità e l'integrità dei componenti delle commissioni tributarie, con l'introduzione di un sistema di valutazione periodico e corsi di formazione regolari anche su questioni etiche e sulla prevenzione della corruzione".

Prescrizione. Greco non manca poi di evidenziare "l'allarmante" numero dei processi penali non conclusi a causa della prescrizione. Nonostante vengano riconosciuti gli sforzi italiani - come l'introduzione di sanzioni più dure, l'ampliamento delle definizioni dei reati, l'istituazione dell'autorità  nazionale anticorruzione - tuttavia vi sono ancora diverse questioni da risolvere, tra cui "il problema dei tempi di prescrizione dei reati". Una "seria preoccupazione" già espressa nei rapporti precedenti, per "l'impatto negativo sui casi di corruzione". Il gruppo d'esperti che ha valutato l'Italia "si rammarica che una riforma di una questione così cruciale non sia stata ancora attuata".
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