Politica

Dall'Europa a Trump, confusi e divisi contro il Califfato

Persone in raccoglimento sulla Rambla, dopo l'attentato (lapresse)
Distrutti i centri di comando dell'Isis resta il problema delle periferie islamiche. Con il quale deve cimentarsi il nuovo assetto mondiale degli imperi e delle grandi potenze
 
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LA SPAGNA e poi la Finlandia: le periferie del mondo islamico sono in pieno movimento anche se le vittime civili sono relativamente poche e i terroristi quasi tutti eliminati. Cifre modeste ma geograficamente diffuse. Da dove vengono i carnefici? Chi li ispira? Il Califfato esiste ancora? E Al Qaeda? E i gruppi marocchini? E gli Emirati Arabi? E i franchi tiratori di Mosul, di Raqqa, di Aleppo?

Insomma infuriano varie buriane ed Ezio Mauro nel nostro giornale di ieri ne ha messo in luce il significato. Lo condivido e a mia volta dirò anche io quel che penso su quanto continua ad accadere sul piano degli attentati sovversivi. La parola "sovversivo" è molto antica: risale a metà Ottocento, in Europa e soprattutto in Francia, in Italia, in Austria, in Russia. In Francia era ancora recente la Grande Rivoluzione. I sovversivi erano coloro che volevano cambiare profondamente la situazione politica e sociale di un territorio e a volte erano animati da patriottismo, a volte dall'anarchia oppure da un'ideologia. Altre volte addirittura da ideali reazionari che volevano riportare società e interessi da tempo scomparsi.

I sovversivi ci sono stati sempre e motivati con ragioni e interessi profondamente diversi, in un certo periodo il numero, i luoghi, le motivazioni di ceti sociali da cui provenivano davano luogo a organizzazioni durature e ideologicamente caratterizzate. Oppure erano forme, diffuse e potenti, di brigantaggio.

Ma questo non ha quasi nulla a che vedere con il sovversivismo anche se talvolta effettuarono occasionali alleanze tra briganti e sovversivi. Qual è la situazione di oggi? I briganti esistono ancora, hanno cambiato nome da tempo. Si chiamano Mafia, oppure 'Ndrangheta, oppure Camorra: è un brigantaggio con abiti civili e armi più economiche e politiche che da guerra. Il fenomeno nuovo (relativamente) è di tutt'altro genere ed è caratterizzato in modi assai diversi: in gran parte ha una motivazione religiosa che colora e in parte nasconde una rivolta sociale.

Questi sono i due fenomeni, diversi ma strettamente congiunti. Quanto alle loro strutture organizzative, anch'esse sono duplici: una o due sono i centri di comando, l'altra invece è costituita dalle periferie sociali dei Paesi dove la ricchezza e il capitale costituiscono la realtà di fondo. I centri di comando - religiosi - erano costituiti soprattutto a Mosul e a Raqqa. Lì c'era il quartier generale del Califfato e i suoi eserciti militarizzati che difendevano il loro territorio, dominavano le loro cellule sparse nel mondo, istruivano in appositi campi adeguatamente attrezzati i giovani che venivano da apprendisti di terrorismo e tornavano poi nei Paesi di origine organizzando cellule operative.

Questa situazione è parzialmente cambiata anche perché alcune grandi Nazioni per motivi diversi hanno tuttavia deciso di eliminare al più presto possibile i comandi del Califfato. Questa operazione è stata in gran parte risolta: Mosul e Raqqa sono state in gran parte conquistate, l'apparato militare del Califfato quasi interamente distrutto; il Califfo in persona sarebbe stato ucciso. Resta tuttavia intatto il problema delle periferie e, a fronte di esso, il nuovo assetto mondiale degli imperi e delle grandi potenze che, tra i tanti problemi che debbono affrontare, hanno anche quello delle periferie, della loro trasformazione politica e dei rapporti che si raccordano nella società globale.

Se vogliamo elencare con adeguate parole questo insieme di problemi diremo: tecnologie, emigrazioni, rapporti tra Paesi dai quali gli abitanti fuggono e Paesi che li respingono o li imprigionano, forze democratiche in varia trasformazione, alleanze e contrasti in costante mutamento. Infine: diminuzione dell'autorità delle Nazioni Unite e quindi un mondo in piena e pericolosa confusione. Come si vede, il panorama complessivo non è affatto felice.

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Di Trump è inutile parlare: la sua è una politica mutevole se non addirittura giornaliera rispetto alla Russia, alla Germania, alla Francia, alla Libia, alla Cina, all'Egitto, alla Corea del Nord e all'Italia. È la meno considerata la nostra Nazione e quindi ne parlano poco e Trump pochissimo.

Con queste mutazioni non si può certo concludere che gli Usa non contino niente. Contano moltissimo, ma somigliano molto alla pallina bianca della roulette. Conta moltissimo perché dove si ferma vince. Solo che quasi a ogni giro il numero vincente cambia. Vince ma cambia. Somiglia maledettamente a Trump.

La Cina ha costruito un capitalismo dittatoriale, con delle sfumature di democrazia. Sfumature. Nella sostanza è un immenso Paese che compra tutto: isole, territori, banche, crediti, debiti, stadi sportivi, movimenti storici. Compra tutto e invia, quando necessario, gruppi di suoi cittadini nei luoghi comprati.

Sostanzialmente è un Paese tirannico e pacifico. Sembra una contraddizione e invece è un risultato. Della religione gli importa poco o niente. Quanto al Giappone, conta molto in economia e basta. In Europa, oltre a Merkel della quale tra poche settimane conosceremo l'esito decisivo delle elezioni, c'è Macron del quale abbiamo più volte parlato. È de Gaulle, è Pompidou, è Mazzarino, è il cardinale di Retz, è il grand commis, è Enrico IV, è il Re Sole. Insomma è la Francia che vuole incarnare l'Europa. Napoleone sì e no. Talleyrand un po' di più. Tocqueville bene, ma con un po' più di energia. Insomma Macron è Macron. Il numero dei francesi che si occupano di politica è in mastodontica diminuzione. Ma di quelli che invece se ne occupano lui è il Presidente con poteri quasi assoluti. E l'Europa? Ma non è francese l'Europa? Macron è europeista e sovranista. Piaccia o non piaccia. Il gioco con lui tocca soprattutto a Merkel.

Toccherebbe anche all'Italia, ma a chi? Spesso, anzi quasi sempre, chiudo questi articoli domenicali parlando di Renzi. Gli do consigli non richiesti, gli faccio critiche richieste ancora di meno. Renzi da solo non può fare nulla. In buona compagnia non ci vuole stare. Vuole decidere tutto lui e da solo, magari facendo qualche mezza alleanza non cucita ma imbastita che è molto diversa. Imbastirà con Alfano. Imbastirà con Franceschini, forse anche con Delrio e forse addirittura con Berlusconi. Se questo è il suo modo di procedere, alla fine non conterà niente anche se diventerà presidente del Consiglio.

Ciò che dovrebbe fare per contare in Europa nel nome di Ventotene e di Giustizia e Libertà l'ho già detto fino alla noia.
"Dimmi quando tu verrai
dimmi quando quando quando... ".
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