Politica

Ultim'ora

Terremoto di magnitudo 5,8 in Grecia, scossa avvertita anche in Puglia: è la seconda volta in una settimana

Bersani: "La sinistra? Rischia di fare la fine del coniglio davanti al leone"

Il leader di Mdp, ospite a Circo Massimo su Radio Capital, commenta il voto in Germania. E risponde a Matteo Renzi: "Un conto è la ditta, un altro la proprietà"

2 minuti di lettura
ROMA - La sinistra, in Italia, rischia di fare "la fine del coniglio davanti al leone", così come è successo in Germania. L'autore della metafora è Pier Luigi Bersani, ospite su Radio Capital di Circo Massimo, condotto da Jean Paul Bellotto e Massimo Giannini. Per il leader di Mdp la ragione della sconfitta della sinistra alle elezioni tedesche va ritrovata nei danni provocati dalla globalizzazione: "Ormai sono alcuni anni che il mondo ne paga i colpi. Se si vuole ritirare le fila della sinistra si deve curare le ferite in modo alternativo rispetto alla destra - spiega - Se invece gli si tira la volata, balbettando le stesse ricette, non se ne può venire fuori. In Italia da tre anni sta vincendo la destra, i cattivi pensieri stanno girando nella parte più debole della popolazione. Hanno votato a destra dove c'era il disagio e lì è servito anche il pensiero anti-immigrati".

Elezioni Germania, Bersani: "La sinistra rischia di fare la fine del coniglio con il leone"

"In Italia, la crisi della sinistra è tutta colpa di Renzi?", chiedono i conduttori di Circo Massimo. "Avrebbe un bel fisico Renzi se fosse il solo colpevole della crisi della sinistra. La sinistra in Italia è rimasta indietro: promuove ancora gli ideali neoliberisti di Blair. Il tempo nuovo l'hanno visto di più persone come Corbyn e Sanders (rispettivamente il socialista britannico e quello americano più famosi del momento, ndr). Adesso è ora di proteggere la gente sulla base dei nostri valori".

L'ex ministro risponde anche alla stoccata ricevuta alla chiusura della Festa nazionale dell'Unità a Imola da Renzi, che lo ha accusato di aver causato la scissione per risentimento personale. "Un conto è la ditta, un conto è la proprietà - replica Bersani -  Se avessi avuto risentimento personale me ne sarei andato dal partito dopo i 101 franchi tiratori (che affossarono l'elezione di Prodi a Capo dello Stato, ndr). E io so chi sono. Ho resistito tre anni. Renzi ha governato per tre anni con i voti, pochi o tanti, che ho preso io, ha ribaltato ciò che avevo promesso agli elettori. Non si preoccupi di noi, che porteremo acqua al centrosinistra, si preoccupi delle sue responsabilità. Se questo porterà alla vittoria lo vedremo. Il discrimine tra noi e Renzi sono i contenuti".

Bersani contro Renzi: "Un conto è la ditta, un altro la proprietà"

Quanto al rapporto tra Mdp e il leader di Campo progressista, Bersani aggiunge: "Giuliano Pisapia è perfettamente in grado di fare il federatore. È l'uomo giusto perché può interpretare una realtà che non si aspetta l'uomo solo al comando". L'obiettivo, per l'ex segretario Pd, è quello di "rianimare un centrosinistra che è spaccato tra chi ci prova ancora col il Pd, che sono sempre meno, e chi non va a votare. Questa direzione di marcia non apre una prospettiva".

Tra gli altri temi toccati anche la manovra economica e lo ius soli. Quanto al primo punto, di fronte alle minacce più o meno velate da parte di Mdp di non votare la legge di bilancio, Bersani risponde all'invito alla responsabilità del governo. E sottolinea l'intreccio tra finanziaria e legge elettorale: "Cari Gentiloni, Padoan e Calenda, alla nostra responsabilità ci pensiamo noi, voi pensate alla vostra. Loro ritengono responsabile non dare un segnale di correzione ad alcune politiche come quelle del lavoro? Ritengono responsabile fare appello a noi per la legge di stabilità, mentre si fa la legge elettorale con la destra? Sono responsabili o provocatori?". E conclude: "Bersani non farà venire di certo la troika ma da qui a là ci sono tante cose".

Infine sulla riforma della cittadinanza, bloccata al Senato e che rischia di non vedere la luce in questa legislatura, afferma: "Io prendo per buono quello che dice Minniti, ma è il momento di accompagnare un atteggiamento sicuritario con una proposta di civiltà. Non si può dire a un bambino che non è italiano perché ci sono i barconi e gli stupri. Così tiriamo la volata alla destra".

L'ultima battuta è sul caso Consip: "C'è bisogno di chiarezza su tutte e due i fronti, se c'è stata una deviazione delle indagini è un fatto grave, ma dall'altra parte qualcosa è successo. Ma non credo ai complotti".






 
I commenti dei lettori