Politica

Vertice centrodestra, ok per la Camera ai 5 Stelle. Ma dagli M5s stop all'azzurro Romani al Senato

Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini (ansa)
Berlusconi punta sull'esponente del suo partito per la seconda carica dello Stato, sul quale però pesa una vecchia condanna per peculato. Per i pentastellati Fico in pole per Montecitorio. E Salvini lancia sui social la candidatura del fedelissimo Fedriga alla presidenza del Friuli Venezia Giulia. Il Pd: "Non partecipiamo a incontri i cui esiti sono già scritti"
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ROMA -  Il vertice ufficiale fra gli alleati della coalizione di centrodestra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni ha sancito la trattativa con il M5s sulla presidenza delle Camere. "Il centrodestra propone ai capigruppi parlamentari un comune percorso istituzionale che consenta alla coalizione vincente (il centrodestra) di esprimere il presidente del Senato e al primo gruppo parlamentare M5s il presidente della Camera. E per concordare i nomi per le presidenze delle Camere, il centrodestra invita le altre forze politiche ad un incontro congiunto domani". E' quanto si legge in una nota diffusa al termine del vertice a Palazzo Grazioli.

Dunque, l'accordo del centrodestra con gli M5s sembra fatto tanto che i dem, in una nota, si chiamano subito fuori: "Il Pd non può partecipare a incontri i cui esiti sono già scritti. Se c'è già un accordo sulle presidenze da parte di qualcuno è bene che chi l'ha fatto se ne assuma tutta la responsabilità".

Per il Senato, quindi, il nome che da subito torna a rimbalzare nel centrodestra come successore di Pietro Grasso è quello dell'azzurro Paolo Romani, attuale capogruppo di Forza Italia al Senato, candidato su cui punta in particolare Berlusconi e nome condiviso da tutto lo stato maggiore del partito, da Renato Brunetta a Gianni Letta e Niccolò Ghedini. E l'ex Cavaliere ha incontrato l'amico Romani prima del vertice con Salvini e Meloni. Non è comunque sparito dall'orizzonte anche il nome di Anna Maria Bernini, vice presidente dei senatori nella passata legislatura.

Sul nome di Paolo Romani però arriva l'alt degli M5s, pur senza mai nominarlo. "Vogliamo dare il via a questa legislatura, per questo ci siamo confrontati e continueremo a farlo con tutte le forze politiche. Allo stesso tempo però non veniamo meno ai nostri principi, per cui non voteremo persone condannate o sotto processo. Gli italiani hanno bisogno di risposte ai loro problemi, concentriamoci su quello". Così i due capigruppo M5S di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli, ancor prima di qualunque incontro con i leader degli altri partiti. E su Romani pesa una vecchia condanna per peculato.

In casa centrodestra sembrava che la strada ormai fosse in discesa: con l'azzurro Romani a Palazzo Madama, si sarebbe sbloccato anche il nome del candidato alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia, leghista di stretta osservanza, il fedelissimo di Salvini, Massimiliano Fedriga, che è stato capogruppo della Lega alla Camera nella passata legislatura. E l'annuncio lo ha dato un esultante Salvini su twitter: "Massimiliano Fedriga prossimo presidente del Friuli Venezia Giulia! Buon lavoro".
E nel caso in cui alla fine dovesse comunque spuntarla Fedriga, Salvini avrebbe in mano la terza regione nel 'suo' Nord, dopo Lombardia e Veneto. Adesso però forse i nomi vanno nuovamente limati.

Quanto all'ipotesi di un governo centrodestra-M5S, con il via libera di Berlusconi, prima del vertice anche Giovanni Toti ha aperto a un accordo con i cinquestelle, a patto però che sia finalizzato a una nuova legge elettorale: "Un governo con i 5 stelle? È una soluzione - ha affermato il presidente della Liguria a Rai Radio 1 -  La prima ipotesi per me sarebbe un governo di centrodestra ma se non è possibile allora certamente non si può lasciare il paese allo sbando. Ma le ipotesi subordinate sono più corte nel tempo e devono portare a un nuovo confronto elettorale. Questo Parlamento farebbe bene a mettere mano alla legge elettorale perchè questa legge ha evidenziato dei limiti di governabilità e anche per quanto riguarda le costrizioni alle scelte degli elettori".

Tornando, invece, alle questioni legate alla formazione di un prossimo governo, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, intervistato a Circo Massimo su Radio Capital, ha ipotizzato un governo di centrodestra sostenuto da maggioranze variabili: "Mi auguro ci sia un governo di centrodestra sostenuto di volta in volta da chi condivide alcuni punti programmatici. Può accadere con il Pd o con il Movimento 5 Stelle, non mi pare ci sia nulla di cui scandalizzarsi".

Quanto alla partita della presidenza delle Camere, che si gioca in Parlamento a partire da venerdì 23 marzo, Tajani ha aggiunto: "A me sembra giusto che Forza Italia possa avere la presidenza del Senato, perché è un partito di garanzia, stabilità e responsabilità".

Tajani a Circo Massimo: ''E' giusto che la presidenza del Senato vada a Forza Italia''


Tajani ha detto di non credere che Salvini abbandonerà il centrodestra per allearsi con il M5s: "Sono convinto - ha affermato - che rispetterà i patti elettorali. Non avrebbe alcun senso rompere una coalizione di centrodestra quando molti deputati leghisti sono stati eletti anche grazie a Forza Italia. Con il 17 per cento non si va da nessuna parte, essere portavoce di una maggioranza relativa del 37 per cento è altra cosa".

In queste ore per la presidenza di Montecitorio, sale in pole position la candidatura di Roberto Fico del M5s, dopo che ieri Luigi Di Maio ha reclamato per il movimento la guida della Camera, dove "ci sono più vitalizi da tagliare".


· IL PD: "ACCORDO M5s-CENTRODESTRA CI APRIREBBE PRATERIA" 
Il possibile accordo tra Movimento 5 Stelle e centrodestra viene accolta con scetticismo dalle parti del Nazareno. Secondo fonti del Partito Democratico l'intesa, in realtà, vacillerebbe. E questo per due ragioni: la prima è che Forza Italia punta ancora forte su Paolo Romani. Di questo, al Nazareno, sono sicuri. La seconda è che un accordo di questo genere "porterebbe quasi sicuramente a un governo poggiato sulle stesse basi e questo aprirebbe una prateria per il Pd", a cui un governo stabilmente di destra porterebbe in dono tempo e spazio. Tempo per riorganizzarsi, dopo la debacle elettorale; spazio di manovra in quell'elettorato di centrodestra moderato che non si sentirebbe rappresentato da una compagine che abbia la suo interno Salvini e Di Maio. Al di là di tutto ciò, i dem rimangono osservatori e registrano come, in questi giorni, "si stia andando a tentoni. Non per incapacità dei protagonisti", ammettono, "ma perché la situazione è oggettivamente difficile".

E si è conclusa poco prima di mezzanotte la riunione dei vertici nazionali del Pd al Nazareno per una riunione convocata dal segretario reggente, Maurizio Martina. Sul tavolo, inevitabilmente, il confronto con le altre forze politiche per le presidenze delle Camere, con il "nodo Romani" e le figure di garanzia, oltre alle ricadute sulla formazione del prossimo governo.
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