Politica

Lo scontro Saviano-Salvini e la grammatica delle Istituzioni

La scorta è una condanna, ma la protezione di una vita non ha prezzo e al Viminale questo principio dovrebbe essere sacro

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Ho conosciuto Roberto Saviano a New York, camminammo lungo il Parco di sera. Non aveva la scorta, rideva, respirava e si fermava ogni volta che doveva descrivere qualcosa con le mani.

Il secondo incontro fu a Milano, arrivò circondato di carabinieri, soffocato dalla sicurezza, lo sguardo triste e l'ansia in ogni discorso. Quando ha scritto Gomorra non avrebbe mai immaginato di finire recluso lui, prima ancora dei casalesi.
 
La scorta non è un'auto blu, ma una condanna. È una privazione della libertà, la rinuncia ad ogni impulso vitale di curiosità.
 
La scorta non si sceglie e non si chiede. La scorta non viene assegnata o revocata per motivi politici. La scorta non è riservata agli amici e non può essere tolta ai nemici. E la protezione di una vita non ha prezzo.
Questa è la grammatica minima delle Istituzioni. Al Viminale, dovrebbe essere sacra. In Italia abbiamo pagato troppi tributi di sangue per permetterci un ministro maramaldo che ha fatto del dileggio la sua cifra.
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