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Arresto genitori Renzi: la finta coop "per guadagnare di più". E i pagamenti fantasma agli immigrati

I genitori di Matteo Renzi 
"Tutti sanno che la cooperativa è riconducibile alla famiglia dell'ex premier. C'era pure il cognato di Matteo". Il promemoria a Tiziano: "Per quel contratto devi intervenire sulla Guardia di Finanza di Genova"
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I finanzieri da sempre le chiamano “bare”. Sono quelle società, o meglio ancora cooperative, fantasma su cui gli imprenditori più spregiudicati scaricano il costo dei lavoratori, le imposte previdenziali, le tasse e le multe.


L’inchiesta della procura di Firenze, che ha portato ai domiciliari i genitori di Matteo Renzi, racconta vita, morte e acrobazie fiscali di almeno tre “bare”. La Delivery Service Italia, la Europe Service e la Marmodiv, che servivano alla Eventi 6 di Tiziano Renzi e Laura Bovoli per avere lavoratori senza dover versare loro i contributi.

Le cooperative
L’inchiesta parte da lontano, dal 2009, con la cooperativa Delivery Service Italia di cui Tiziano Renzi e Laura “Lalla” Bovoli, sono stati secondo i pm “amministratori di fatto” fino al 30 giugno 2010. In realtà la Delivery “è stata in regola solo per il primo anno di esercizio”. Nel 2010 è stata sommersa dai debiti. Nel 2011 ha chiuso. La Guardia di Finanza ha ricostruito due “evasioni contributive”, una di 287.131 euro per il 2010 e un’altra di 332.131. Risultano poi multe per violazioni della normativa sul lavoro, dovute “all’accertamento di lavoratori al nero”. Di fronte a una situazione tanto compromessa, la signora Bovoli spiegò in azienda la necessità di aprire un’altra cooperativa «per cercare di guadagnare qualcosa in più». L’episodio è tutto in una email di Lalla al marito. «L’unica cosa che salvaguarda la coop è andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne di vino e volantini, sarà costretta a riassumerli subito».

Il Metodo Renzi
È lo stesso Tiziano Renzi attraverso un’altra mail inviata alla moglie e al genero Andrea Conticini (coinvolto in un’altra indagine per alcuni fondi versati da associazioni umanitarie alla sua Play Therapy Africa, ndr) a spiegare nel dettaglio il Metodo con il quale la loro cooperativa Eventi 6 faceva utili. L’oggetto della lettera è il “contratto per il 10 per cento a todobien”. Scrive il padre di Matteo Renzi: «Occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile, anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo.


Chiaramente per i clienti che Eventi 6 passerà come realizzazione alla cooperativa Marmodiv. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta. Quando abbiamo preso in mano i lavoratori e abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall’oggi al domani, lo dirottiamo alla nuova».

La confessione
C’è anche un imprenditore, Paolo Magherini, che il 31 maggio scorso davanti ai pm fiorentini Christine Von Borries e Luca Turco che gli contestavano l’emissione di modeste fatture, apre il rubinetto e confessa a cosa serviva davvero la Marmodiv. «La Cooperativa era gestita da prestanome… ma tutti nel settore sapevano che era riconducibile alla famiglia Renzi, e in particolare a Tiziano e alla moglie. Poi c’era anche Andrea Conticini. Le fatture che mi avete esibito devo ammettere che sono false: mi fu chiesto di aprire una partita Iva e di emetterle. Mi venivano pagate via bonifico e successivamente io restituivo per intero la somma, in contanti. Questi soldi credo servissero a pagare in nero altri dipendenti. Non ero l’unico a cui era stato chiesto questo favore, ce ne sono molti altri».

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Truffati gli immigrati
Tra questi “altri”, secondo l’ordinanza del gip di Firenze, figurano diversi stranieri. Un caso limite, quello di Mohammad Nazir, titolare di una ditta individuale per la spedizione di materiale propagandistico. Ha emesso fatture per circa 40.000 euro, tra il 2016 e il 2017, in favore di Marmodiv. Gli investigatori hanno scoperto che: 1) all’indirizzo della sede della ditta, a Cesano Maderno, c’è un’abitazione; 2) la ditta non ha mai lavorato con la Marmodiv; 3) il signor Mohammed Nazir non risulta all’anagrafe.


Ancor più paradossale la storia di Isajiad Amir, titolare di una ditta a Castiglione delle Stiviere. «Disconosco la fattura da 15.000 euro che mi mostrate — ha trasecolato davanti ai finanzieri — valuterò l’opportunità di denunciare chi ha utilizzato il nome della mia impresa per prestazioni che non ho mai effettuato». 

“Intervieni sul Comandante”
Nello svolgere un’attività così sofisticata di smistamento commesse che andavano — secondo i magistrati — molto oltre il border line, servivano metodi spicci e anche degli agganci con uomini in divisa. Come si capisce in un documento sequestrato il 5 ottobre del 2017 nella sede della Marmodiv. Il file si chiama “Promemoria Tiz”. Riporta stralci di corrispondenza personale di Tiziano Renzi. “Buongiorno Tiziano”, esordisce il mittente di cui nell’ordinanza non è riportato il nome. «Per poter affidare la commessa all’associata, dovresti poter intervenire sul Comandante della Finanza a Genova, di cui ti ho già fornito il cognome». È datata 15 novembre 2016.
 
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