Il Gusto

Come è tecno il nostro cibo

Come è tecno il nostro cibo
Stampanti 3D che fanno la pasta, passata di pomodoro senza addensanti e l’orto fatto in casa. Le startup italiane guardano alla Silicon Valley, ma in salsa molto emiliana
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Carboidrati in polvere e hamburger in provetta. È veramente questo il futuro del cibo? Mentre l'America si interroga sui vantaggi di una alimentazione chimica - l'esigenza di sfamare milioni di persone senza consumare le risorse del pianeta - ci sono paesi come il nostro che cercano di difendere la propria cultura. Per comprendere quale sia la via italiana all'innovazione, il prossimo numero di RFood, in uscita giovedì 22 febbraio, ci porta a Bologna nelle sale del Future Food Institute, l'istituto dove nascono le start up del cibo.

Così accanto a Mark Post, l'inventore olandese della carne sintetica andato a Bologna per spiegare l'utilità dell'hamburger di Frankenstein, troveremo gli imprenditori e i ricercatori che cercano di innovare salvando la tradizione. Qualche esempio? Lo sgocciolatore che addensa la passata di pomodoro senza bisogno di additivi chimici, il forno che riesce a mantenere il cibo a una temperatura stabilita per lunghi periodi; un sensore che monitora lo stato di salute delle mucche senza bisogno di visite veterinarie, la stampante 3d che sforna pasta di alta qualità con formati insoliti.

Dall'Italia al Belgio, un'altra storia di tradizione rinnovata: Carlo Petrini ci parlerà del giovane birraio che ha rilanciato il lambic, la cui acidità era poco apprezzata e snaturata dall'aggiunta di edulcoranti. Ci sono voluti anni e costanza, ma alla fine, quando dall'America iniziò a soffiare il vento delle birre artigianali, il lambic Cantillon è diventato un vero oggetto di culto. Il viaggio nei sapori continuerà in Maremma dove Licia Granello è andata per scoprire la Cinta Senese di Roberto Tistarelli e i piatti di Valeria Piccini, chef del ristorante Caino.

Non solo materie prime, ma anche nuovi modi per condividere la tavola. Rfood ci condurrà nei ristoranti stellati e nelle osterie che hanno deciso di riportare al centro della scena il vecchio tavolone. La chiamano social table e mettendo l'uno accanto all'altro dei perfetti sconosciuti altro non è che un modo per ritornare all'antico valore della cena: la convivialità.

Ad arricchire le pagine dell'inserto settimanale dedicato al food ci saranno, in questo numero, le rubriche di Fabio Meliciani, Andrea Pieroni, Dario Mangano, Eugenio Signoroni, Laura Di Cosimo e Francesco Franchi.