Scienze

Robot, laser e stampanti 3D: basta un videogame per salvare le tartarughe

Nel deserto californiano del Mojave i corvi in aumento minacciano la specie. Un biologo in pensione ha trovato una soluzione hi-tech: realizzare finti gusci che, se colpiti, spruzzano un liquido irritante

2 minuti di lettura
ROMA -  C’è un nuovo, strano angelo custode per le tartarughe del deserto californiano: una piccola jeep comandata a distanza che accorre per scacciare il loro predatore più vorace, il corvo imperiale. Entro un anno la mini-jeep sarà manovrabile in remoto da ambientalisti sparsi in tutto il mondo, come in un videogioco diventato realtà.

L’idea è di un biologo in pensione, Tim Shields: «Sono 35 anni che studio le tartarughe del deserto del Mojave e ne documento il declino: ho visto migliaia di carcasse con il guscio perforato dai corvi» spiega Shields. «La situazione è precipitata per colpa dell’uomo: le discariche e gli scarichi realizzati dagli anni Ottanta ad oggi hanno moltiplicato le fonti di cibo disponibile per i corvi anche in inverno – periodo in precedenza molto difficile per la scarsità di prede - e poi tralicci elettrici e torri di telefonia mobile hanno reso sempre più facile nidificare».

Risultato: il centinaio di giovani tartarughe a settimana che Shields trovava nelle sue escursioni nel deserto, si sono ridotte a una manciata. Mentre abbondavano le corazze distrutte: quelle delle tartarughe di età inferiore a 5 anni non resistono alle forti beccate. Così nel 2014, insieme all’amico Michael Austin, Shields ha fondato Hardshell Labs, con una missione precisa: «Salvare le tartarughe, ma senza nuocere ai corvi» spiega Austin «Una sfida notevole: il corvo è un animale molto intelligente, difficile da ingannare. Servono approcci creativi».

La prima idea fa leva sulla capacità dei corvi di apprendere. «Tatjana Dzambazova, product manager della software house Autodesk, ha realizzato modelli ultraprecisi di tartaruga, che abbiamo stampato in 3D e disseminato nel deserto. Se beccati, schizzano verso il corvo un concentrato d’uva che lo irrita e gli insegna a evitare le tartarughe» spiega Austin. Il passo successivo è stato ancora più high-tech: «Durante una cena Pete Bitar, esperto di apparecchi laser, fece una battuta: “Immagina un raggio capace di scacciare i piccioni dai cornicioni senza nuocergli. Sarebbe un bel videogioco, no?”» spiega Shields. «”Eureka!” pensai. E scoprii che il laser verde scaccia i corvi anche a distanza di 200 metri». Ma come presidiare il deserto? «La soluzione è un rover guidato via web» osserva Austin. «Il progetto - 25.000 dollari raccolti su Kickstarter – è di un amico, Roy Haggard, che ha progettato i sistemi di guida del rover della missione Nasa Mars 2020. È ancora lento a rispondere ai comandi in remoto, lo stiamo migliorando. Più avanti monterà un piccolo laser – ma anche solo col suo avvicinarsi, già oggi fa volare via i corvi - e potrà essere pilotato da chiunque voglia divertirsi a scacciare corvi, anche dall’Italia».

Perché l’ambizione di Hardshell Labs va oltre il Mojave: «Vogliamo creare un nuovo tipo di attivismo ambientale puntando sul crowdsourcing – migliaia di occhi, menti e mani che collaborano in rete possono ottenere risultati impensabili - e sul gioco come fattore motivante: l’ambientalismo non attira, ma ogni settimana, nel mondo, la somma di ore individuali spese nei videogiochi è di oltre 3 miliardi. Se si potesse dirottare anche solo una piccola frazione di queste a fini ecologici…» spiega Austin. «Siamo partiti dalle tartarughe del deserto, perché è la specie che conosciamo meglio. Ma l’approccio è universale. Stiamo già pensando a rover subacquei con cui i videogiocatori potranno difendere la biodiversità dell’Atlantico da una delle specie più invasive e voraci, il pesce scorpione, che in un anno, può mangiare l’equivalente in pesci di 10.000 acquari domestici ».