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Oscar De Pellegrin ha fatto centro: "Lo sport è un maestro di vita"

Esce l'autobiografia del campione paralimpico di tiro con l'arco: "Ho scelto di raccontarmi con Francesca e Marco perché convivono come me con delle disabilità. Non è stato semplice ricordare alcuni momenti"

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"Fino a 21 anni ero un bel ragazzo alto un metro e novanta, tutti mi accettavano. Sei mesi dopo ero in carrozzella e tutto è cambiato. Io dico: anche in meglio. Adesso sono solo più piccolo, un metro e cinquanta, ma sono un po' lo stesso di allora, con molte cose in più". Oscar De Pellegrin ha fatto centro. Come recita il titolo della sua autobiografia appena uscita e scritta con Francesca Mussoi e Marco D'Incà per le edizioni Infinito. Il campione paralimpico di tiro con l'arco a Londra 2012, 54 anni, di Belluno, ha lasciato l'agonismo dopo i Giochi in Gran Bretagna ma continua a combattere le sue battaglie per lo sport e nello sport "per aiutare la mia federazione e il movimento paralimpico a crescere sempre di più: prima di Londra avevamo una settantina di tesserati alla Fitarco, oggi sono più che triplicati con una decina di giovani sotto i 16 anni. Vorrei con loro e attraverso loro far passare un messaggio di speranza per quelli che sono stati messi in difficoltà dalla vita".
 
Oscar è uno di loro. Nel 1984 finisce sotto il trattore mentre lavora nell'azienda agricola di famiglia. Rimane schiacciato, lesione alla spina dorsale. "Un giorno avevo tutto, il giorno dopo niente. Non è stato facile ricominciare, ho anche pensato di farla finita. Ma grazie all'aiuto dei miei familiari, di mia moglie all'epoca fidanzata che non mi ha mollato, degli amici e dello sport, sono ripartito. Come? Dando ascolto e accettando l'aiuto, credo sia questa la chiave per non lasciarsi andare". Di questo ma non solo parla Oscar nel libro: "Molti mi avevano chiesto di scrivere la mia storia, ma finché sono stato atleta pensavo solo a me stesso e ai miei risultati. Una volta chiusa la carriera, ho voluto mettere a disposizione la mia esperienza e la mia storia: ho scelto di raccontarmi con Francesca e Marco perché convivono come me con delle disabilità. Non è stato semplice ricordare alcuni momenti. Ma mettermi a nudo e ripercorrere tutto il dolore credo sia stato utile non solo a me per ricordarmi di me stesso e crescere ancora, ma per dimostrare che non tutto è perduto. La mia vita, forse soprattutto dopo l'incidente, non poteva essere più bella. Ho fatto centro, sì, in molti ambiti. Se rimani legato all'esistenza di prima, non sopravvivi. Se cogli le opportunità della seconda, puoi trovare ricchezze inaspettate. A me è successo: grazie allo sport".
 
Inizia col tiro a volo, con vince tutto tra cui due bronzi in due Olimpiadi (Barcellona '92 e Atlanta '96) poi non contento passa al tiro con l'arco ("ho dovuto ricominciare, reimparare e reinventarmi tutto") con cui a Sydney 2000 vince l'oro a squadre e un bronzo individuale, a Pechino 2008 un bronzo a squadre e poi l'oro di Londra dove è stato anche portabandiera ("Un orgoglio infinito"). La medaglia gliel'hanno rubata a casa e in maniera rocambolesca ritrovata: "In un mercatino delle pulci a Tirana: il furto è stata una ferita pazzesca, ma vedermela recapitata ha dimostrato che ovunque nel mondo può aiutarti e per ogni cosa c'è una soluzione. Io ho sempre avuto un appuntamento col destino, anche l'incidente lo è stato. Mi ha dato l'opportunità di rinascere, conoscere, vincere, amare e ora forse resstituire, anche attraverso la mia associazione, A.S.S.I Onlus. Da Londra la percezione delle disabilità è cambiata, il Comitato paralimpico italiano si è dotato di rilevanza sociale diventando ente pubblico e ancora ci sono mete da raggiungere: io non mi sono mai sentito un disabile, è il mondo esterno che per abitudine ti percepisce così. Dobbiamo far cadere il pietismo e sta anche a noi saperci raccontare per le nostre abilità, mostrarci come persone, con i nostri pregi e difetti, come tutti. Lo sport ha la capacità di sintetizzare valori. E' un maestro di vita, una terapia, una guarigione". Che fa centro.

Per saperne di più: OSO - Ogni sport oltre