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'Avengers: Infinity War', il kolossal per tutti. I registi: "Il progetto più ambizioso del cinema"

Il nuovo capitolo Marvel mette insieme tutti i Vendicatori, da Thor a Doctor Strange, da Iron Man a Hulk, fino all'ultimo dei protagonisti, Pantera Nera. Nei cinema in 900 copie, promette tensione ma anche divertimento: insomma, un prodotto perfetto per la famiglia

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Arriva finalmente in sala, preceduto dal mistero assoluto, Avengers: Infinity War (da oggi in 900 copie), kolossal giocattolo le cui Guerra Infinita si risolve in un congegno infinito e perfetto, una caccia al tesoro a zonzo per un cosmo fatto di pianeti dalla foggia antica, nani e fucine alla Signore degli Anelli, per poi tornare nel finale a Wakanda, il regno africano della Pantera Nera. Perfetto per un pubblico familiare, un'intera generazione in dieci anni è cresciuta con i protagonisti. Di sicuro è una scelta alternativa e non sovrapponibile a un altro film-metà, Loro 1, il circo Berlusconi messo in scena da Paolo Sorrentino è decisamente riservato a un pubblico adulto. Una doppia offerta che si spera risollevi la stagione spenta degli incassi. In America le ultime previsioni davano il debutto a oltre 200 milioni di dollari. E i dati di Rotten Tomatoes, sito aggregatore di recensioni, danno il film 'fresco' all'86%. 

'Avengers - Infinity War', supereroi Marvel alla resa dei conti - trailer


Thanos da morire. Avengers: Infinity war è il film culmine (ma non finale) di un decennio di supercinema Marvel, il grande protagonista è - come avevano annunciato registi i fratelli Russo - Thanos, Titano pazzo, ma non malvagio, con la faccia deformata di Josh Brolin (creatura digitale d'ultima generazione) che vuole risolvere il problema del sovraffollamento universale sterminando metà degli essere viventi e per questo cerca le Pietre che gli conferiranno il potere di farlo. I Vendicatori sono sparpagliati, le squadre si rimescolano, si creano nuove sinergie: Thor e Rocket (il Dio del Tuono lo chiama Coniglio) con Groot adolescente, Doctor Strange, Iron Man e Bruce Banner (stavolta meno in verde del solito), coadiuvati da Spider man, Captain America e Pantera Nera, mentre Gamora è pronta alla resa dei conti con il patrigno Thanos. Le coppie si baciano, si dichiarano, si dicono addio. Ci sono padri e figlie, amanti e amici, sacrifici. A stemperare momenti di dolore e tensione - che certo non mancano - certi battute comiche e surreali che abbiamo imparato a conoscere e che convivono senza stonare con il dramma epocale in corso.
 
Il semifinale è col botto, certo, ma strada facendo semplifica di parecchio i riferimenti sociali e politici tanto cari ai fratelli Russo - anche se quello del sovraffollamento è un problema molto reale - per andare all'essenza delle strisce Marvel, gli intrecci e i crossover sono ormai groviglio che si apprezza soprattutto se hai seguito molti degli set cinematografici che hanno portato alle formazioni attuali, all'evoluzione di psicologie e rapporti. Si sta per chiudere un ciclo, i contratti delle star stanno scadendo, alcuni supereroi si stanno facendo anzianotti e tutto questo non potrà non avere un impatto. L'universo cinematografico è pronto per essere resettato.

Cumberbatch: "Il mio Dottor Strange tra profondo e profano"

 
Il mio nome è Strange, salvo il mondo e la sala. È stato uno degli ultimi supereroi a sbarcare al cinema ma nel capitolo Infinity ha un ruolo importante e i duetti con Robert Downey Jr. sono perfetti. Del suo personaggio l'attore, famoso per la serie Sherlock, dice: “Mi piace la sua grande autostima e il fatto che in questo film è l’adulto del gruppo, che si presuppone stia riuscito a lottare con i suoi impulsi egotistici e il suo materialismo per diventare un eroe, lo abbiamo visto nel suo film sulle origini, in cui è diventato qualcuno che si mette al servizio di uno scopo più grande di se stesso. E in questo Avengers cerca di mettere insieme, unire le persone, mettere insieme i buoni per combattere il male, di base”. Com'è stato lavorare nella macchina degli Avengers? È davvero enorme nel senso biblico del termine. Ti travolge un po’ ma anche divertente e magico. Alla fine della giornata quel che vuoi è portare a casa un buon lavoro, essere divertente ma anche cercare di mantenere l’integrità del tuo personaggio, ma anche essere una parte armoniosa di un quadro più grande, quello degli Avengers, Ma è un grande spasso, e me lo sono goduto tutto”.
 
I livelli di lettura delle storie sono molti. “Proprio questo che mi piace nel lavoro della Marvel. Il fatto che abbiano ben rimescolato l’equilibrio tra profondo e profano, l’umanità e il rigore. E le lacrime, anche, ci sono tante lacrime ed emozioni in questi film ora. E lavorano su temi globali ma anche sottili, forniscono una bella dose di tensione e adrenalina, inseguimenti e grande intrattenimento”. In un'annata cinematografica americana risollevata dagli incassi dell'evento Black Panther agli Avengers spetta il compito di salvare il cinema in sala. “Oggi ci sono tante forme diverse di fruizione della cultura io non sono contrario a nessuna di queste. È bello che ci sia un filmone di intrattenimento come questo, e allo stesso tempo penso ci sia spazio per piccoli film pensati e prodotti per il servizio streaming, che possono avere una visibilità che altrimenti non avrebbero nei multiplex. Credo che sia importante che ci sia un equilibrio tra le cose, nel nostro mondo culturale c’è spazio per un intero spettro di possibilità. È bellissimo esser seguito dal pubblico in un film gigantesco come questo e un altro come The Imitation Game. È bello muoversi tra un lavoro a teatro, una serie televisiva di qualità, e un film come questo. Per un artista è questa la chiave. Ma lei mi chiedeva se questo tipo di film salvano le sale cinematografiche. Beh penso che lo spettacolo fornito da questo tipo di kolossal è imbattibile, Ma ci sono tanti motivi per andare a vedere i film al cinema. E da appassionato è in sala che voglio vedere i film. Mi piace perdermi nelle immagini, non avere interruzioni, essere interrotto dai vari tablet, alzarmi per fare un cappuccino…ma invece stare lì seduto e coinvolto per due ore, perso in quella stanza buia. Ritrovare quel senso di evento condiviso che c’è quando ci sono spettacoli dal vivo, intorno a te ci sono persone reali e non virtuali. E questo mi piace. E d’altra parte se si tratta di un film intenso e intimo, magari c’è qualcuno accanto che ti distrae sgranocchiando il popcorn. Ma a me piace molto andare in sala, bermi qualcosa e mangiare il popcorn”.

 
La guerra infinita dei fratelli Russo. Incontrati a Londra nei giorni di preparazione all'arrivo in sala. Come hanno gestito una battaglia con una ventina di superoi? Joe: “Estrema disciplina e una lavagna magnetica con i supereroi appesi. Discussioni e idee con gli sceneggiatori da sottoporre al vaglio di ciascun attore, che conosce il suo personaggio meglio di tutti. Alcuni sono in prima fila e altri dietro, ma abbiamo capito in Civil War che si può avere meno spazio e lasciare il segno, è successo con Ant-Man e Spider-Man”. Per Anthony la cosa più difficile è stata: “La logistica. Abbiamo bloccato Hollywood per un anno, tenendo ferme decine di divi: Infinity war è il progetto più ambizioso nella storia del cinema. Girarne due insieme (Avengers 4 uscirà nel 2019, ndr) è stata una sfida ancora più grande. Per fortuna siamo fratelli, da soli non ce l'avremmo fatta”. Questi dieci anni di cinefumetti hanno salvato Hollywood dal punto di vista economico, riportando il pubblico in sala: "È questa la sfida. Netflix e Amazon ti possono riempire tutto il fine settimana. Bisogna convincere gli spettatori ad uscire, spendere soldi, cenare fuori. La tv è riuscita a trasformare il limite del budget creando storie e personaggi stimolanti e oggi Amazon e Netflix hanno milioni di abbonati”. E così il cinema ha puntato sulla serialità, seguendo il modello televisivo. Le storie dei supereroi si sono sviluppate singolarmente e poi intrecciate. Joe: “Negli ultimi dieci anni la televisione ha iniziato a somigliare al cinema, è naturale che ci sia stato anche il percorso inverso. Per questi film abbiamo guardato non solo i fumetti, ma anche la tv di qualità”.

Anthony: “Il format di due ore bidimensionali ha cent'anni. Servono novità. Netflix ha messo sul tavolo non solo tante ore di contenuto o la fruizione digitale, ma la possibilità di fruire subito di tutta una serie: succedono più cose, c'è un investimento emotivo maggiore nei personaggi. Vuoi essere immerso nella storia di Tony Stark in due ore o in dieci anni? Per questo l'esperimento Marvel è un successo”. Hollywood sta cambiando: il successo di Wonder Woman chiede più spazio per i personaggi femminili. Anche le eroine Marvel si stanno evolvendo? Joe: “È un momento cruciale ed è triste ci sia voluto tanto tempo. Ciascuno vuole identificarsi nei propri eroi, di qualunque razza o genere. Il mondo è globale, siamo uniti come mai in passato: il successo di incassi di Wonder Woman e Black Panther ci racconta questo, c'era gente che aspettava da una vita di vedersi rappresentato al cinema in un film di queste dimensioni. Questo è il futuro”. Anthony: “Ci sono personaggi femminili iconici in Black Panther. E Gamora è uno dei più importanti in Infinity War”.