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Liberato, l'artista del mistero. Lo ascoltano, lo cantano ma nessuno sa chi sia

Tre video su YouTube (ma non in vendita su iTunes), un premio (ma non l'ha ritirato lui), la partecipazione a un festival (ma a cantare furono altri). Tutti a caccia della vera identità dell'artista napoletano, "Elena Ferrante della canzone"

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A NAPOLI dicono: "Zitt' chi sape 'o juoco". Chi conosce il gioco non lo sveli, altrimenti finisce il divertimento. Il gioco ha un nome, ma non un volto: si chiama Liberato.

Da quando il 13 febbraio su YouTube è sbucato dal nulla un brano intitolato Nove maggio è scattata la caccia all'uomo. Chi è questo Liberato che canta in napoletano brani contemporanei ma immersi nella tradizione? Chi si nasconde dentro quel giubbotto con la scritta "Liberato" che si intravede in video da milioni di visualizzazioni? Un artista noto? Uno sconosciuto? E poi: cosa vuole davvero questo Liberato che i brani li carica su YouTube ma non li vende su iTunes, che non pubblica album e non fa concerti?
 

Le domande sono tante. E hanno sballottato un po' il mondo della musica italiana. C'è chi come Nino D'Angelo smorza l'entusiasmo: "Non ci trovo niente", scriveva su Facebook all'epoca del primo video, "se scopriamo domani che è stata scritta e cantata da un neomelodico qualsiasi a molti non piacerà più". C'è chi, come Giorgio Moroder, è stato al gioco dicendo ironico di essere lui Liberato. E c'è soprattutto chi, come Roberto Saviano, ama la sua musica: "Non m'importa chi sia", ha scritto su Twitter, "da giorni mi inietto nei timpani Nove maggio e Tu t'e scurdat' 'e me".

Le domande ritornano con un terzo video,  già centinaia di migliaia di visualizzazioni, Gaiola Portafortuna, come gli altri girato in una Napoli multietnica, diffuso il 19 settembre per la festa di San Gennaro. E proprio alla quinta edizione del San Gennaro Day a Napoli, ieri, Liberato è stato premiato. A ritirare il riconoscimento sul Sagrato del Duomo ovviamente non c'era lui.
 

Le domande restano senza risposta. Come quando annunciarono la sua prima esibizione, al festival milanese Mi Ami, e sul palco cantarono i brani artisti amici come Calcutta e Shablo, ma non lui. Rimarranno probabilmente senza risposta anche dopo il secondo "concerto" della carriera, al festival Club To Club di Torino il 4 novembre, annunciato come uno "show audiovisivo". Liberato, in qualche modo, in qualche forma, c'è sempre, tra il pubblico o altrove, ma non compare.

Una scelta, quella dell'anonimato, che premia. Da Elena Ferrante ai Daft Punk, da Banksy a I Cani, dai Gorillaz che celavano Damon Albarn dei Blur allo pseudonimo collettivo letterario Luther Blissett, l'identità nascosta appassiona sempre il pubblico. Le ipotesi stavolta sono tante: c'è chi punta sul cantante napoletano Livio Cori, chi confrontando i testi scommette sullo scrittore partenopeo Emanuele Cerullo per svelare "il segreto di Pulcinella", chi ipotizza un team di artisti.

L'unico a metterci la faccia in questa storia è il regista Francesco Lettieri, che ha firmato i tre videoclip e dribbla le domande. Napoletano, classe 1985, già al lavoro per Calcutta, Thegiornalisti, Emis Killa, Motta.

A Napoli c'è chi lo ferma per farsi una foto con lui, non potendo farla con Liberato. "Un paradosso che dà la misura del fenomeno", dice Lettieri. Inutile chiedergli dettagli. "Collettivi, operazioni di marketing, poeti, musicisti famosi... sono speculazioni. Potrei anche essere io, o tu. Se qualcuno domani decide che vuole essere Liberato lo può fare".
 

Si parla di un legame tra il cantante e la serie Gomorra, tanto da ipotizzare che l'identità possa essere svelata in una puntata della nuova stagione (e intanto Salvatore Esposito twitta "E comunque io so chi è Liberato"). Lettieri frena. "Non posso né smentire né confermare. Abbiamo cercato di prendere le distanze da Gomorra e da una certa Napoli vista in quell'ottica. Nei video non c'è degrado, non ci sono le Vele. C'è una Napoli abbandonata a se stessa ma in maniera poetica e mai violenta. I ragazzi di Liberato non hanno le pistole, non ammazzano, sono semplicemente adolescenti".

Tra tanti elogi, qualche critica. "Non tutti a Napoli lo amano", spiega, "soprattutto tra i musicisti della vecchia scuola. È condivisibile ma mi sembra solo che si voglia gettare fango su un progetto che, almeno, dovrebbe incuriosire. In piccola parte ha cambiato le dinamiche della musica e della distribuzione. Questa è una delle contraddizioni tipiche di Napoli, da un lato c'è l'apertura e dall'altro la supponenza".

Un nuovo caso Elena Ferrante? "Il loro è un progetto solido che vive da venti anni, mi auguro che anche questo possa diventarlo e catturi la stessa attenzione internazionale. Ci troviamo davanti a un mistero totale, Liberato è stato bravissimo. Ha pensato così il progetto, in maniera quasi maniacale, e ha fatto sparire dal web ogni traccia che potesse ricondurre a lui. Sul futuro però non so che dire", conclude Lettieri, "se ci saranno nuovi video o nuove date. Sicuramente quella del Club To Club è l'unica data del 2017. Questo è un progetto che cambia ogni giorno e se dovesse finire domani non mi stupirei".