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Nazionale, la terza vita in azzurro di Criscito: ''Una ferita aperta, ora una sfida da vincere''

Domenico Criscito (ansa)
Il difensore torna a vestire la maglia dell'Italia a 6 anni dalla vicenda del calcioscommesse che gli costò la partecipazione agli Europei: "Nessuna voglia di rivincita ma
di quanto accaduto nel 2012 è rimasta una cicatrice che non andrà mai via. Ora però guardo avanti, Mancini il tecnico giusto''
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FIRENZE - Per il terzino veterano Mimmo Criscito - di rientro dalla Russia dopo sette stagioni allo Zenit San Pietroburgo e capitano di ritorno al Genoa, il club che lo ha lanciato e col quale ha firmato un contratto quinquennale con vista su una carriera futura da dirigente - ci sono state già due vite in Nazionale. La prima iniziò nel 2009 a Basilea, 12 agosto 2009, Svizzera-Italia 0-0, e lo portò dritto al Mondiale del Sudafrica, da titolare. La seconda cominciò sei anni fa, con la polizia nel ritiro di Coverciano a perquisire la sua stanza all'alba del 29 maggio 2012, in un risveglio da incubo. Era la vigilia dell'Europeo di Prandelli ct e della Nazionale vicecampione, di Balotelli e Cassano e della finale persa con la Spagna. Criscito venne sacrificato alla necessità di trovare un capro espiatorio per l'ennesimo scandalo del calcioscommesse e non partì per la Polonia e per l'Ucraina. Non fu convocato perché sarebbe stato troppo turbato, la versione ufficiale. Era finito in una foto sospetta con alcuni ultrà del Genoa, scattata dagli investigatori nel quadro di un'altra inchiesta, e tanto bastò per alimentare i sospetti dei colpevolisti in servizio effettivo permanente, a dispetto dell'assenza di qualsiasi prova. Infatti Criscito venne prosciolto, anche se quell'Europeo perso da innocente non glielo restituirà mai nessuno.

E' come se quel giorno di maggio di sei anni fa si fosse spezzato qualcosa. La seconda vita in maglia azzurra è stata ben diversa dalla prima: pochissime convocazioni, anche se nel frattempo si era trasferito in Russia, era diventato titolare fisso nello Zenit e giocava in Champions League. L'ultima partita intera risale al novembre 2013 a San Siro, in amichevole con la Germania. L'ultima da titolare in Spagna, altra amichevole, nel marzo 2014. Poi due panchine con Conte ct e una con Ventura: l'ultima, il 9 ottobre 2016 a Skopje, la sera del 3-2 alla Macedonia. Ora però, a 31 anni e mezzo, Criscito riparte con la terza vita in Nazionale, tutta da costruire e il caso ha voluto che il tutto inizi ancora in Svizzera. Lunedì prossimo a San Gallo, nell'amichevole con l'Arabia Saudita, l'ex capitano dello Zenit, capitano ritrovato del Genoa, conta di aggiungere al curriculum azzurro la ventitreesima presenza: in un certo senso, la più importante.

Criscito, che significato personale ha questo ritorno?
''Ogni volta che rimetto piede qui un brutto ricordo di quel giorno, sinceramente, ce l'ho. Ma fa parte della vita, mi ha aiutato a crescere. Vengo con più esperienza internazionale. La ferita è già una cicatrice e le cicatrici rimangono. Ma ora devo giocare bene e basta".
Il legame con Mancini allo Zenit è stato fondamentale?
"Se sono qui, lo devo a lui. Allo Zenit mi ha fatto capitano, sa che cosa posso dare. Ora sta a me dimostrare in campo che cosa posso dare in Nazionale. Sono di nuovo pronto a questa sfida''.
Da senatore del gruppo come vede questo gruppo?
"E' dura, dopo un Mondiale perso. Ma in questi giorni a Coverciano sto vedendo giovani forti. C'è entusiasmo e voglia di ripartire".
Quale Mancini ci dobbiamo aspettare?
"E' un grande allenatore, penso che sia l'allenatore giusto. Mette la sua personalità e la sua esperienza a disposizione. Sa valorizzare i giovani".
Il ritorno a Genova, malgrado le offerte economicamente superiori (l'Inter ndr), è una scelta insolita.
"Tornare al Genoa è stata una scelta di cuore, sono sempre stato tifoso della squadra, anche in Russia. E' casa mia e sono orgoglioso di tornarci, è sempre stata la mia maglia".
Lei torna dalla Russia e in Russia non andrà la Nazionale al Mondiale: se ne parlava a San Pietroburgo?
"Sì, perché tutti si aspettavano che la Nazionale andasse al Mondiale e tutto il torneo ne perderà di sicuro".
Nel campionato italiano si sono troppi stranieri, hanno detto molti ct: è un problema vero?
"E' uno dei problemi e lo posso dire io, che da straniero all'estero ero penalizzato, perché in Russia c'è l'obbligo di cinque russi in campo. Potrebbe essere un'opzione anche in serie A con gli italiani".
Ma è vero, come disse Ventura, che quello russo è un campionato poco allenante?
"Il potenziale economico è alto, ma possono comprare pochi giocatori per il limite che dicevo. Noi, con stranieri forti, siamo riusciti ad arrivare ai quarti di Europa League. Comunque il livello non è certo basso".
Il suo stato d'animo è la voglia di rivincita?
"No, è l'orgoglio".
Sarri allo Zenit potrebbe funzionare?
"Sarri può fare bene in qualunque squadra. Con 91 punti il Napoli non è diventato campione d'Italia solo perché davanti aveva la Juventus".
Dopo la famosa storia del 2012 lei in Nazionale ha giocato pochissimo: non pensa di avere pagato più del dovuto?
"Qualche domanda me la sono fatta, perché in Europa giocavo e giocavo bene. Ma qui, comunque, i terzini forti ci sono sempre stati. Ora sta a me conquistare gara dopo gara questa maglia".
Ci sono anche persone che l'hanno abbandonata?
"No, perché chi mi voleva bene mi è stato vicino. Soprattutto il primo periodo è stato difficile, c'era chi mi guardava male".
Balotelli può recuperare il tempo perduto?
"Mario è un buono, non può fare male agli altri. E da calciatore ha grande talento".
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