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Scandalo Facebook, negli Usa è il momento delle class action. Zuckerberg chiede scusa

Scandalo Facebook, negli Usa è il momento delle class action. Zuckerberg chiede scusa
(reuters)
Avviate in California, anche contro Cambridge Analytica. Da parte di utenti e di azionisti. Codancos pronta nel caso dovessero emergere anche fatti relativi all'Italia. Zuckerberg: "Sono responsabile. Se non proteggiamo i vostri dati non meritiamo la vostra fiducia"
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SCATTA la prima class action contro Facebook e Cambridge Analytica negli Stati Uniti. L'azione legale - diretta conseguenza dello scandalo che ha travolto il gruppo, per le informazioni di oltre 50 milioni di utenti del social network usate impropriamente da Cambridge Analytica - è stata avanzata presso la corte distrettuale di San Josè, in California, e potrebbe aprire la strada a molte altre cause collettive per la richiesta dei danni provocati dalla mancata protezione dei dati personali. Dati raccolti senza alcuna autorizzazione - spiegano i promotori dell'azione legale - e che sono stati utilizzati per avvantaggiare la campagna di Donald Trump.

Si muovono anche gli azionisti di Facebook contro il social network. Secondo quanto riferito dalla Cnn, un azionista, Fan Yuan, ha depositato una citazione al tribunale federale di San Francisco martedì, per conto di un numero non dichiarato di investitori che hanno acquistato azioni di Facebook tra il 3 febbraio 2017 e il 19 marzo 2018. L'azione giudiziaria si basa sul pregiudizio che gli azionisti avrebbero patito a causa delle "informazioni materialmente false e fuorvianti" fornite da Facebook, che ha omesso di informare sulla possibilità di accesso di "terze parti" ai dati personali di milioni di utenti. Ciò avrebbe determinato per gli investitori danni economici a causa alla "precipitosa perdita di valore della società" in Borsa. 

Un fronte che rischia di allargarsi. "Se lo scandalo 'datagate' che sta investendo Facebook coinvolgerà anche gli utenti italiani, scatterà una class action promossa dal Codacons contro la società di Mark Zuckerberg", fa sapere l'associazione di tutela dei consumatori, dopo la richiesta di chiarimenti avanzata dall'Agcom circa l'impiego dei dati per finalità di comunicazione politica da parte di soggetti terzi.  "Al pari delle associazioni dei consumatori americane che sono scese legalmente in campo contro il social network - si legge in una nota - il Codacons sarà la prima organizzazione italiana a depositare una class action contro Facebook. Se saranno accertate condotte illecite circa l'uso dei dati sensibili degli utenti, la loro profilazione a fini politici e l'avvio di campagne di comunicazione a carattere elettorale, chiameremo la società a rispondere dei danni prodotti ai cittadini italiani iscritti al social network". Intanto alla domande poste da Agcom risponde Stephen Deadman, deputy chief global privacy officer di Facebook: "Siamo fortemente impegnati nel proteggere le informazioni delle persone e accogliamo l'opportunità di rispondere alle domande poste dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni".

Quanto a Zuckerberg, ha detto la sua con un post. Pubblicato dopo essersi confrontato con gli ingegneri del gruppo per rendere la piattaforma più sicura. "Sono responsabile di quanto successo, se non proteggiamo i vistri dati non meritiamo la vostra fiducia". "Verificheremo ogni app sospetta". Dichiarazioni, le sue, necessarie per riportare fiducia tra i suoi utenti e forse anche tra gli investitori, che da quando lo scandalo è esploso hanno visto andare in fumo quasi 50 miliardi di dollari di capitalizzazione. Intanto Recode scrive che ieri i dipendenti di Facebook si sono riuniti per un briefing interno sul coinvolgimento del gruppo nello scandalo. A questo incontro, a quanto pare, né Zuckerberg né il direttore operativo Sheryl Sandberg hanno partecipato.