Vaticano

Migranti, la Cei: "Non possiamo volgere lo sguardo altrove. No al clima di paura e rifiuto"

La conferenza dei vescovi interviene sull'accoglienza: "Salviamo umanità da imbarbarimento, non facciamo nostre parole sprezzanti". Salvini: "Salviamo vite ma non riapriamo i porti"

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ROMA - "Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci". Inizia cosi una nota della presidenza della Cei guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti con la quale i vescovi italiani fanno sentire la loro voce sulle dolorose vicende delle morti avvenute nel Mar Mediterraneo in questi giorni. "Ci sentiamo responsabili - dice la nota - di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace". All'intervento dei vescovi ha risposto il vicepremier Salvini: "Salveremo quante più vite è possibile facendo partire meno gente possibile, ma non riapriremo i porti alle Ong". 

Pochi giorni dopo un appello diffuso dall’associazione “Cercasiunfine” nel quale 110 rappresentanti ecclesiali hanno chiesto proprio alla Cei un intervento più incisivo a favore dei migranti a fronte di una cultura impregnata da esclusione e xenofobia, i vescovi si fanno sentire spiegando che "come pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato". E ancora: "Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto.

Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare. Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata".