Firenze

Prato, 44 anni, ucciso a coltellate in casa

(cge)
Ferita anche la compagna. Fermato un conoscente della coppia
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Colpito con una coltellata alla gola: così è morto Mirko Congera, 44 anni, di Prato. È accaduto la notte scorsa intorno alla mezzanotte. L'assassino è stato fatto entrare nell'appartamento di via Firenze dove Congera abitava con la compagna, Daniela, una operaia di 43 anni. Anche la donna è stata aggredita, ma è riuscita a trascinarsi fuori dalla casa e a dare l'allarme. Adesso lei si trova ora ricoverata all'ospedale Santo Stefano di Prato e non sarebbe in pericolo di vita.

I carabinieri, intervenuti sul posto, hanno rintracciato il presunto responsabile, un conoscente della coppia fermato con l'accusa di omicidio e tentato omicidio. Si tratta di un uomo di 43 anni, Christian Ottavi, disoccupato, che ha precedenti di polizia per furto. Al momento del fermo aveva addosso abiti imbrattati di sangue. Secondo alcuni testimoni fra i tre sarebbe scoppiata una accesa discussione culminata con l'aggressione a colpi di coltello.

Il sospettato è stato condotto al comando provinciale dei carabinieri dove, dopo l'interrogatorio, è scattato l'arresto. L'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. I carabinieri chiamati dai vicini di casa che hanno sentito le urla sono arrivati nell'appartamento e poi si sono diretti a casa  hanno dovuto percorrere poche decine di metri per fermare Ottavi. Era a casa. Nella sua abitazione sono stati trovati e sequestrati abiti sporchi di sangue, indumenti che per l'accusa indossava quando avrebbe aggredito la coppia. Sul perchè abbia colpito Congera e la sua compagna al momento non è chiaro. Sottoposto a interrogatorio nella caserma del comando provinciale dell'Arma, il 43enne, assistito dall'avvocato Gabriele Braschi, si è avvalso della facoltà di non rispondere.  Vittima e presunto omicida si conoscevano, ma al momento non sarebbe emersa la possibile causa che ha scatenato la furia del 43enne. Non è dunque chiaro nemmeno se quanto accaduto fosse premeditato o si sia trattato di una discussione poi degenerata. "Cerchiamo di scavare nelle loro vite per capire quali potessero essere i motivi del risentimento - ha spiegato il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi, che coordina le indagini -, ma ancora non siamo riusciti a individuare la motivazione che avrebbe spinto l'uomo fermato a compiere questa aggressione".