E' una mappa che si sta definendo di ora in ora e che porta sempre allo stesso posto, in maniera diretta o indiretta: l'ospedale di Codogno. E a un arco temporale preciso: tra il 18 e il 19 febbraio. Perché è qui e in quelle ore che, dicono tutte le prime evidenze, si crea il link tra le persone che in Lombardia, a oggi, risultano contagiate dal coronavirus e che, al momento, non hanno invece collegamenti con i casi del Veneto. "Abbiamo la conferma che l'area del basso lodigiano è centro di un focolaio. Possiamo dirlo in maniera abbastanza certa, tutte le situazioni di positività hanno o avuto contatti nei giorni 18 e 19 con il pronto soccorso e l'ospedale di Codogno. Tutti i 39 casi hanno avuto a che fare con quel territorio, o per rapporti personali o per contatti con ospedali. E' tutto riferibile a quel territorio", dice l'assessore Gallera, a meno di 40 ore dal momento in cui, nella notte tra giovedì e venerdì, si sa con certezza che in Italia c'è un primo contagiato da coronavirus, un uomo di 38 anni di Codogno ricoverato da due giorni in quell'ospedale. Ma come si è sviluppato il contagio? Proviamo a ricostruirlo insieme.
L'aggiornamento ora per ora
Già ieri la Regione conta 8 persone contagiate all'ospedale di Codogno: 5 operatori sanitari e tre pazienti. Ma direttamente collegati a quel luogo e alle ore in cui il 38enne è rimasto tra il Pronto soccorso e il reparto di Medicina sono anche altri contagiati. Come la donna di 38 anni di Sesto e Uniti (in provincia di Cremona) che ha un conoscente che lavora all'ospedale di Codogno e che, a sua volta, potrebbe aver contagiato l'altro caso cremonese, un uomo residente a Pizzighettone, ricoverato da 5 giorni nel reparto di pneumologia dell'ospedale di Cremona. Stessa cosa per i due contagiati del Pavese, di Pieve Porto Morone (Pavia), un comune della Bassa vicino alla provincia di Lodi: dalla scorsa notte sono ricoverati al reparto di Malattie Infettive del San Matteo di Pavia marito e moglie, lui medico di base a Pieve Porto Morone (Pavia) e Chignolo Po (Pavia), lei pediatra che lavora nella zona di Codogno (Lodi) e che il 18 era stata all'ospedale di Codogno una radiografia. E così vale anche per gli altri 27 casi accertati finora, un numero che sembra destinato a crescere: sono tutti medici, personale infermieristico e dipendenti dell'ospedale, pazienti ricoverati e loro parenti. Ed è positivo al coronavirus anche l'infermiere addetto al triage all'ospedale di Codogno (Lodi) che prese in carico il 38enne. Si tratta di un piacentino che si era messo già ieri in isolamento volontario a casa, dove vive da solo, e che nella notte è stato trasportato in ospedale a Piacenza a causa della comparsa dei primi sintomi. È in buone condizioni di salute e sta ricevendo adeguate cure.
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