Palermo

Viagra, abiti e sneakers di lusso e ricevute di ristoranti nel covo di Messina Denaro. Il proprietario è Andrea Bonafede

E' nel centro di Campobello di Mazara, il paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette col capomafia. A indicare il covo lo stesso Bonafede, che fatto parziali ammissioni di fronte ai pm. L'edificio perquisito per tutta la notte. Angelosanto: "Abitazione stabile"
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Profumi di lusso, abiti ricercati, arredamento raffinato. Anche durante l'ultima parte della sua latitanza, il boss Matteo Messina Denaro non ha rinunciato allo sfarzo.

All'interno dell'appartamento in cui si è nascosto, individuato nella notte in via Cb31 a Campobello di Mazara dai carabinieri del Ros, gli investigatori hanno trovato l'impronta del boss, che anche da latitante non ha rinunciato a vestiti ricercati e orologi di pregio, come quello da 35mila euro che aveva al polso quando è stato arrestato. I carabinieri hanno trovato anche sneakers griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, pillole per potenziare le prestazioni sessuali e profilattici. Il colpo grosso però, filtra da fonti investigative, è arrivato ieri, quando a Messina Denaro sono stati sequestrati cellulari e un'agenda.

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I nuovi indagati

E mentre si procede a catalogare tutto quello che è stato sequestrato inizia ad allungarsi la lista degli indagati: dopo l'autista Giovanni Luppino, finisce sotto inchiesta anche il medico che aveva in cura Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara, Alfonso Tumbarello. Settant'anni, per decenni medico di base del paese, Tumbarello era andato in pensione nel dicembre scorso. Fra i suoi assistiti anche il vero Andrea Bonafede, di cui conosceva perfettamente le sembianze, cui avrebbe prescritto diversi farmaci.

Il covo era un appartamento in centro

E' uno dei tanti punti da chiarire sulla latitanza di "Iddu", di cui adesso gli investigatori cercano i segreti, a partire dal cosiddetto archivio di Totò Riina che Messina Denaro sarebbe riuscito a portare via dopo l'arresto del "capo dei capi". Per questo scovarne il covo è stato fin da subito obiettivo numero uno e lotta contro il tempo.

Troppe volte in passato nascondigli di grandi boss sono stati trovati desolatamente vuoti dopo la cattura, ma a quello di Matteo Messina Denaro i carabinieri del Ros e la procura di Palermo sono arrivati subito. 

A meno di ventiquattro ore dall'arresto  del boss Messina Denaro  alla clinica Maddalena di Palermo è stato individuato l'appartamento in cui si sarebbe nascosto nell'ultima parte della sua latitanza. A indicarlo è stato Andrea Bonafede, quello vero, che al di là delle prime parziali ammissioni non sembra avere intenzione di collaborare. Interrogato dai carabinieri, ha raccontato di aver comprato l'immobile tempo fa con i soldi di Matteo Messina Denaro al quale poi l'ha ceduto. "Riteniamo che sia un'abitazione utilizzata con continuità nell'ultimo periodo, un'abitazione di stabile occupazione al cui interno pensiamo di trovare elementi significativi", ha detto il capo del Ros, generale Pasquale Angelosanto.

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La casa si trova nel paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia e a un passo dalla Castelvetrano che di Messina Denaro è sempre stato il feudo. E forse anche per questo si è potuto nascondere in bella vista. Individuata a tarda sera, subito è stata piantonata e setacciata da cima a fondo con perquisizione, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull'ex latitante di Cosa nostra e ieri sera era sul posto, che è andata avanti per tutta la notte. L'edificio è stato setacciato palmo a palmo. "Non faceva una vita monastica, in stile Provenzano cosi' per fare un esempio", conferma il procuratore aggiunto Paolo Guido. Secondo quanto filtra, avrebbe anche avuto diverse frequentazioni con donne, oltre a girare "indisturbato" per locali e ristoranti. In paese però tutti si mostrano stupiti.

"Non lo conoscevo, non sapevo chi fosse, perché avrei dovuto sospettare. Per me era un signore che diceva 'buongiorno e buonasera', salutava sempre", dice un vicino. Alza barricate il sindaco Giuseppe Castiglione, negando che il boss girasse per il paese. "Io stesso non l'ho mai visto - sottolinea il primo cittadino - Se lo avessi incrociato, lo avrei subito denunciato.Dubito che girasse indisturbato per le vie della città. Immagino, invece, si sia mosso dentro le auto con persone che lo hanno aiutato e affiancato". E ai suoi concittadini dice "Chiunque ha visto qualcosa o sa qualcosa che può essere utile alle indagini non nasconda la testa sotto la sabbia, aiuti gli investigatori a chiudere il cerchio. Dobbiamo affidarci allo Stato e non certo ai mafiosi".

 

(ansa)

De Lucia: "Non aveva paura di essere scoperto. E' il detentore di parte dei segreti delle stragi"

Il covo è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dai colleghi del comando provinciale di Trapani che stanno conducendo l'indagine assieme alla procura di procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia. "Abbiamo le nostre riserve sul fatto che possa essere passato inosservato a Campobello di Mazara - spiega il magistrato - Non c'é molta differenza tra le immagini che avevamo a nostra disposizione e l'uomo che abbiamo individuato e poi arrestato. Ma non abbiamo ricevuto alcun segnale dal territorio, del resto non ci aspettavano gare in questo senso". E non si può certo dire che il boss ci abbia tenuto a tenere un basso profilo. "Riteneva che il rischio di essere scoperto fosse limitato. Era vanitoso, si curava molto, ama le buone relazioni con la gente... altri latitanti erano lontanissimi dal farsi fotografare, lui no, ma i profili del carattere hanno inciso". E per il ruolo che ricopriva, protezioni ne aveva eccome. "E' sicuramente il punto di riferimento di Cosa nostra trapanese, ma é anche il detentore di una significativa parte dei segreti dell'organizzazione, é a conoscenza di una serie di dinamiche di alto livello, con specifico riferimento agli eventi stragisti di cui é stato assolutamente protagonista".