Politica

L'intervista
Bruno Tabacci 

Crisi di governo, Tabacci: "Mancano i voti. Ora il premier si dimetta: nuovo esecutivo o urne"

Il deputato del gruppo Centro Democratico è il regista dell'operazione 'costruttori': "Ho fatto il possibile, ma i numeri non ci sono. Se il presidente del Consiglio non riesce a fare un governo vada alle elezioni e le vinca"

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Il “traghettatore delle anime perse”, come è stato definito, si è fermato in rada. Perché non ci sono più le anime perse. "Ho fatto quello che potevo ma i numeri restano incerti e a questo Paese non serve una maggioranza raccogliticcia. A Conte ho suggerito un gesto di chiarezza: dimettersi per formare un nuovo governo. E se non ci riesce, si va al voto. Per vincere". Bruno Tabacci ha chiesto qualche ora di tempo prima di consegnare a Repubblica queste riflessioni che assomigliano a una resa ma costituiscono, dice, "l’unico ragionamento serio che si può fare in questo momento". L’operazione Costruttori, ammette, ha dato solo in parte i frutti sperati. "Ora tutti devono assumersi le proprie responsabilità", afferma. "Ma l’impressione è che si rotoli in fretta verso le elezioni".

Si chiude una settimana tormentata. Il sì delle Camere a Conte non ha risolto tutti i problemi, evidentemente.
"Diciamo subito che il premier è stato 'fiduciato', non il contrario. Ho sentito Gelmini e Meloni additare i numeri scarsi: eppure erano ministre del governo Berlusconi che, dopo la rottura con Fini, superò la prova d’aula alla Camera con 314 voti. Sette in meno rispetto a quanti ne ha presi Conte lunedì. E Berlusconi non si dimise e poi allargò la maggioranza".

Va bene così, allora?
"No, ricordo solo che ci sono stati dodici governi di minoranza nella storia. Quindi sul piano costituzionale non c’è scandalo. Però non credo che oggi, nel momento storico che stiamo vivendo, serva una maggioranza raccogliticcia".

Detto da lei che è stato indicato da più parti come il “buttadentro” di Conte…
"Ah guardi, io ho solo indicato un disegno di alto profilo, di stampo europeista, aperto a chi ci sta. I numeri al momento non si sono materializzati. Al Senato siamo vicini, ma non è che se arriviamo a 161 risolviamo il problema, siamo onesti".

E in settimana si vota la relazione sulla giustizia di Bonafede.
"Lo ritengo un passaggio più pericoloso di quello appena vissuto: perché alla questione politica generale se ne unisce una di merito, su un tema divisivo. Ma non mi limiterei a questo rischio: possiamo andare avanti, ad esempio, con maggioranze risicatissime nelle commissioni?".

Ma cos’è successo? Perché i volenterosi non hanno risposto all’appello?
"Guardi, qualcuno si è fatto prendere da una sorta di cupio dissolvi, è passata l’idea di Renzi che tanto non si va a votare e arriva Draghi".

Qualcuno ha chiesto rassicurazioni e posti…
"Inaccettabile che si pensi a scambiare il sostegno a Conte con posti di governo. Insomma, io indico una strada politica, non metto certo il banchetto fuori dal parlamento come fecero nel 2010 coi Responsabili".

Iv si è detto disponibile ancora al dialogo.
"Renzi ha fatto un errore politico come quello che fece Salvini l’anno scorso. In più in Senato si è lasciato andare a una polemica personale e velenosa. Non credo ci siano più le condizioni per un dialogo. Con tanti colleghi di Iv invece c’è sempre stata collaborazione. Ma se vogliono stare dall’altra parte, ne prendiamo atto. Se è così, guardiamo all’area liberaldemocratica oggi prigioniera di Salvini e Meloni".

Come se ne esce?
"Conte resta l’elemento imprescindibile di stabilità per la coalizione. Ma se la maggioranza non c’è deve prenderne atto prima di mercoledì: deve dimettersi e cercare di costruire un altro governo, con personalità autorevoli. Con un passaggio formale, di chiarezza: chiamiamo tutti alle proprie responsabilità. E se non ci sono le condizioni si va alle urne. L’hanno fatto in America e in Olanda, si può fare pure qui. E mi creda, con Conte al centro, alla guida di una sua lista e al vertice della coalizione, la partita è pienamente aperta. Io non credo ai sondaggi. Vista la pandemia, riconosciuta l’importanza dell’Europa in questa fase, quanti elettori davvero vogliono consegnare il Paese a Salvini?".

Vuole spaventare i tanti che non vogliono rinunciare allo scranno?
"Il mio è solo un ragionamento di buonsenso cui è arrivato un signore di 74 anni con sei legislature alle spalle. Le elezioni non sono la soluzione che auspico, ma mi sembra che verso il voto stiamo rotolando. Di certo, non c’è un solo minuto da perdere. E una cosa mi sembra chiara: dopo due governi di centrodestra e di centrosinistra, il Presidente Mattarella non può mettere a disposizione la veranda per un nuovo giro di valzer "
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