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Arrestato Marcello De Vito (M5s) per tangenti sul nuovo stadio della Roma

L'arresto di Marcello De Vito (ansa)
Accusato di corruzione il presidente dell'assemblea capitolina insieme ad altre tre persone. Avrebbe favorito il progetto del costruttore Luca Parnasi. Nel mirino anche altri piani urbanistici. Indagato anche Claudio Toti, presidente della Virtus di basket. Raggi: "Sono infuriata ma vado avanti: lui e Roberta Lombardi non mi amavano"
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ROMA - Terremoto giudiziario nel Movimento 5 Stelle romano. Marcello De Vito, presidente dell'assemblea capitolina è stato arrestato all'alba con l'accusa di corruzione: è in carcere. I carabinieri di Via In Selci hanno perquisito il suo appartamento e alcuni uffici in Campidoglio. Perquisizioni anche all'Acea. Al suo posto subentra Enrico Stefàno, attuale presidente della commissione Mobilità del comune.

L'esponente grillino avrebbe incassato direttamente o indirettamente delle elargizioni, questa l'ipotesi dei pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, dal costruttore Luca Parnasi. De Vito, in cambio, avrebbe promesso - all'interno dell'amministrazione pentastellata guidata dalla sindaca Virginia Raggi - di favorire il progetto collegato allo stadio della Roma.

DALL'ARCHIVIO - IL GRANDE AFFARE DELLO STADIO

La misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Roma riguarda in tutto 4 persone (per 2 indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per gli altri i domiciliari). Una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale riguarda invece due imprenditori.

De Vito arrestato: le accuse

L’indagine "Congiunzione astrale" si concentra sulle condotte corruttive e il traffico di influenze illecite nell'iter per la realizzazione del nuovo stadio della Roma, la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense.

L’inchiesta ha fatto luce su una serie di operazioni corruttive realizzate dagli imprenditori attraverso l’intermediazione di un avvocato e un uomo d’affari, che secondo l'accusa avrebbero interagito con De Vito al fine di ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione di importanti progetti immobiliari.
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Nello specifico De Vito e Mezzacapo si fecero promettere oltre 110mila euro dagli imprenditori Claudio e Pierluigi Toti e ne avevano incassati già 48mila in cambio dell'interessamento per un progetto di riqualificazione degli ex mercati generali di Ostiense. Il dettaglio emerge dall'ordinanza che ha portato in carcere per corruzione il presidente dell'assemblea capitolina e lo stesso avvocato.

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"In concorso tra loro Mezzacapo e De Vito, sfruttando le relazioni di quest'ultimo con soggetti chiamati ad intervenire nell'iter amministrativo relativo all'approvazione del Progetto di riqualificazione degli Ex Mercati Generali di Roma Ostiense di interesse della Lamaro Appalti, società del gruppo Toti, si facevano indebitamente promettere e quindi dare da Pierluigi e Claudio Toti della mediazione illecita finalizzata a ottenere un'interlocuzione diretta con il pubblico ufficiale nell'ambito del progetto immobiliare suindicato la somma di denaro di 110.620 euro corrisposta sotto forma di corrispettivo di incarico professionale conferito dalla società Silvano Toti Holding Spa allo studio legale di Mezzacapo e da quest'ultimo trasferito per l'importo complessivo di 48.800 euro su un conto intestato alla società MDL Srl di fatto riconducibile a Mezzacapo e De Vito".

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Oltre 230 mila euro sono arrivati e 160 mila sono stati promessi a Marcello De Vito e all'amico avvocato Camillo Mezzacapo dai gruppi imprenditoriali  coinvolti nell'inchiesta che ha portato in carcere entrambi. È quanto accertato dall'analisi dei flussi finanziari sulle società attraverso le quali Mezzocapo avrebbe ricevuto una serie di 'consulenze tangenti' prima di girarle sul conto della Mdl srl, che secondo chi indaga era una sorta di 'cassaforte' nata per custodire i profitti raccolti illecitamente da Marcello De Vito e l'amico.

In particolare, secondo chi indaga, De Vito e Mezzacapo avrebbero ricevuto in cambio di aiuti e favori, 95 mila euro in tre tranche dall'imprenditore Luca Parnasi, 110 mila euro da Pierluigi e Claudio Toti, presidente e vicepresidente della omonima holding, e 24 mila euro dall'immobiliarista Giuseppe Statuto, che ne prometteva altri 160 mila.[[ge:rep-locali:rep-roma:218439268]]

Indagato anche Claudio Toti, patron della Virtus Roma

Tra gli indagati - traffico di influenze illecite - figurano anche Claudio Toti, attuale presidente della squadra di basket Virtus Roma e Pierluigi Toti. Secondo la procura De Vito sfruttando le relazioni che aveva in Campidoglio si era fatto promettere dai due imprenditori 110mila euro in cambio del suo interessamento con il pubblico ufficiale incaricato di approvare il progetto di riqualificazione degli ex mercati generali di Ostiense.

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De Vito e l'avvocato Camillo Mezzacapo (anche lui finito in carcere), persona vicina al presidente dall'assemblea capitolina, hanno percepito dalla società Silvano Toti Holding spa 48mila euro. 

Oltre a Mezzacapo e De Vito sono stati arrestati (in questo caso ai domiciliari) l'architetto Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli.

Mentre risultano indagati a piede libero gli imprenditori Toti, l'avvocato Virginia Vecchiarelli, Sara Scarpari amministratore della società Mdl srl (riconducibile a De Vito e Mezzacapo) e l'immobiliarista Giuseppe Statuto a capo dell'omonimo gruppo imprenditoriale. In questa nuova tranche dell'inchiesta sullo stadio è sempre presente Luca Parnasi.

Gli undici indagati sono accusati a vario titolo di corruzione, traffico di influenze illecite, evasioni di imposte e false fatturazioni.

L'inchiesta sullo stadio della Roma

Il nome di De Vito compariva spesso nell'ordinanza che aveva portato all'arresto di Parnasi e di Luca Lanzalone ex presidente di Acea lo scorso giugno. Da quella inchiesta sono finite a processo 18 persone, accusate di aver messo in piedi un sistema corruttivo per la costruzione dell'impianto del club giallorosso, progetto che dovrebbe sorgere a Tor di Valle. I pm avevano messo nel mirino nomi di spicco dell'imprenditoria e politica romana come il costruttore Parnasi e gli esponenti di Pd e Fi, Pier Michele Civita, Adriano Palozzi e Davide Bordoni.

Il 10 dicembre, in un altro filone della stessa inchiesta, erano finiti alla sbarra altri personaggi di rilievo - sempre coinvolti nell'affaire del tempio giallorosso - tra cui l'avvocato genovese Luca Lanzalone, voluto al vertice di Acea dalla nomenclatura pentastellata. Associazione a delinquere, finanziamento illecito e corruzione i reati contestati a seconda delle posizioni. Gli avvisi di garanzia erano stati notificati all'imprenditore Parnasi ritenuto dagli inquirenti "il capo e organizzatore" dell'associazione a delinquere che ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell'ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio del 2018.
 

La sindaca Raggi: "Sono infuriata. Ma è noto che lui e Lombardi non mi amavano"

"E' una notizia che mi ha colto di sorpresa e sono su tutte furie", così ha commentato la sindaca di Roma Virginia Raggi - oggi contestata da Casapound e fan dell'ex sindaco Marino - ospite da Bruno Vespa a Porta a Porta. "Vedere che chi doveva giocare in squadra con te gioca con l'avversario fa male", ha aggiunto. Però la sindaca lancia anche un siluro: "È noto a tutti che lui e Roberta Lombardi (che non c'entra nulla con l'inchiesta ndr.) non mi amavano molto", aggiungendo di avere con Marcello De Vito "solo un rapporto di Aula".

Secondo Raggi, inoltre "è giustissima la durezza di Di Maio in questa vicenda" e dimostra che "il Movimento 5 stelle ha gli anticorpi, a differenza degli altri partiti, e ha dimostrato tutta la sua forza e integrità. Tutti possono sbagliare, la differenza sta nella reazione", così Raggi. Ma lo stadio della Roma si farà o no? "La Procura ha detto che il procedimento amministrativo non è toccato dall'inchiesta" dichiara la sindaca, e però garantisce di aver chiesto "ulteriori accertamenti su tutti i progetti urbanistici interessati dalla Procura: oltre al nuovo stadio della Roma, gli ex mercati generali e la nuova Fiera di Roma". Per verificare "se questi procedimenti abbiano subito deviazioni, influenze, anomalie".

Poco dopo arriva il bellicoso tweet di replica della ex deputata, capogruppo M5S alla Regione Lazio: "Meschine insinuazioni" scrive Lombardi "in un momento così difficile per il Movimento a Roma. A #DeVito dissi di dimettersi se indagato nell’indagine sullo Stadio. Altri hanno invece dato piena fiducia a Giampaoletti indagato per concussione per la vicenda Ama. Io non faccio sconti a nessuno!", riferendosi alla stessa sindaca Raggi.
 
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