Torino

Torino, a sette anni prende in giro il compagno di classe: "Sei nero". La scuola: "Sono scherzi"

Il padre del piccolo: "A quell'età non è razzismo, ma mio figlio sta male. Perché gli insegnanti rifiutano di parlarne in classe?"

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Difficile parlare di razzismo tra bambini di sette anni. “E nemmeno io ho mai parlato di razzismo”, precisa il padre di Andrea ( il nome è di fantasia) scolaro  di seconda elementare di una scuola elementare di Borgaro. “Però mio figlio piange ed è triste perché viene insultato da una bambina, sua compagna di classe che lo chiama nero e gli ripete spetto che la sua famiglia è nera”, racconta il padre. Andrea è un bel bambino mulatto, la sua mamma arriva dalla Guyana Britannica e Andrea ha due sorelle. “Sono settimane che si lamenta quando torna a casa da scuola. Dice che lui è nero come la sua famiglia Lui ne soffre molto. Ci chiede perché e ripete che lui non è nero, al massimo è marrone”.

Con la logica di un bambino si chiede perché il colore della sua pelle dovrebbe diventare l’argomento per prenderlo in giro. “Ne abbiamo parlato con le maestre – continua il padre - Ma a scuola ci hanno risposto di non preoccuparci, dicono che i bambini scherzano e che queste cose succedono. Invece bisognerebbe parlarne in classe”. I genitori di Andrea non vogliono mettere alla gogna la compagna di classe di loro figlio e nemmeno i suoi genitori ma chiedono un confronto in classe. “La scuola ha il dovere di educare al rispetto, la convivenza e l’armonia tra bambini”, dicono i genitori di Andrea che negli ultimi quindici anni hanno vissuto un po’ ovunque. Si sono conosciuti a Georgetown, hanno vissuto in Malaysia, Sud Africa Etiopia e Kuwait. Andrea è nato a Firenze. “Nel 2014 abbiamo deciso di trasferirci stabilmente a Borgaro perché abbiamo capito che non era bene per i bambini spostarsi così spesso”. In nessun altro paese si sono trovati in difficoltà per il colore della loro pelle. “Ora mio figlio piange e ha timore a confrontarsi con la sua compagna di classe - dice il padre - Era successo qualcosa di simile alla materna ma lo avevamo segnalato alla dirigente scolastica e ne avevamo parlato in classe risolvendo tutto. Ora vorremmo lo stesso confronto”.

Il papà del bambino ha denunciato questa vicenda su Facebook raccogliendo decine di commenti. “Alcuni commenti, la stragrande maggioranza per la verità, sono di solidarietà a dimostrazione che episodi simili sono condannati in modo fermo e unanime da tutta la nostra comunità. Una parte dei commentatori invece ha puntato il dito verso la scuola, l'insegnante e la famiglia della bambina "razzista" - commenta il sindaco Claudio Gambino che ha pubblicato un lungo comunicato stampa sulla pagina del Comune- Mi permetto, dopo aver approfondito i fatti, di prendere le distanze da questi commentatori invitandoli ad attendere che, come é giusto che sia, la scuola attraverso la dirigente scolastica con un confronto tra le parti, faccia piena chiarezza sulla vicenda. Vorrei anche prendere le difese dell'insegnante che, a quanto mi risulta, appena venuta a conoscenza degli episodi narrati ha avvisato la preside e convocato le famiglie interessate oggi pomeriggio per un confronto” .