Torino

"Che strazio quel papà che tra i rottami provava a rianimare i suoi figli a terra nel prato"

La testimonianza di un soccorritore sulla sciagura di Castelmagno costata la vita a cinque giovani

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Paolo Ribero, 56 anni, è il capostazione del soccorso alpino a Dronero, fa questo lavoro da 30 anni ma una scena così non l'aveva mai vista. "È stato straziante - racconta - Quei ragazzi, così giovani, e le loro famiglie, accanto ai corpi ancora prima che i soccorsi potessero portarli via, che il medico legale potesse fare il suo lavoro".

Di solito il dolore disperato delle famiglie arriva dopo, quando i soccorritori hanno già quasi terminato il loro lavoro. Ma questa volta i genitori dei cinque ragazzi morti nel Defender precipitato sulla strada che porta all'Alpe Chastlar, a Castelmagno, abitano appena due chilometri più a valle in borgata Chiotti e sono arrivati appena  hanno ricevuto la telefonata di Anna, 17 anni, una delle superstiti. Ci sono genitori che hanno provato a soccorrere i loro figli, un padre ha provato a rianimare il suo ragazzo fino a quando ha capito che non c'era speranza.
I fratelli Nicolò ed Elia Martini con la mamma in una foto di qualche anno fa 

Ribero, che coordina il lavoro di una dozzina di uomini, è rimasto al lavoro tutta la notte insieme alle squadre dei vigili de fuoco, del soccorso alpino della guardia di Finanza e del 118. "Il Defender è precipitato da un tornante. È finito sulla strada di sotto ma purtroppo non si è fermato ed  rotolato 150 metri più sotto. I ragazzi che sono stati sbalzati fuori dopo il primo impatto probabilmente son quelli che si sono salvati". Ha la commozione che gli incrina la voce mentre parla Ribero.

Per tutta la notte ha aiutato le squadre dei soccorsi a recuperare i corpi in un raggio di 200 metri. "Quando siamo arrivati nel Defender non c'era più nessuno, era chiaro che eravamo di fronte a una tragedia enorme", dice. Sulla scena, resa ancora più agghiacciante dalle luci delle torri faro dei vigili del fuoco, arrivano le famiglie. "Alcuni di loro li conosciamo -  dice ancora il soccorritore - Sono i figli di amici. Ho visto Luca Martini, per esempio quando sono arrivato, e ho pensato che fosse lì per dare una mano perché conosce la zona e abita vicino. È stato lui a dirmi che lì nel prato c'erano i suoi figli".

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I soccorritori hanno lavorato tutta la notte. "È stata una notte penosa ma una notte in cui molte persone hanno lavorato insieme in modo efficiente per cercare di fare di tutto per alleviare per quanto possibile il dolore inimmaginabile di chi ha perso tutto in poche ore".

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I superstiti più gravi sono subito stati caricati in ambulanza e portati negli ospedali. Ai soccorritori rimasti sulla strada sopra la borgata il penoso compito di recuperare tutte le salme. La carcassa dell'auto è stata rimossa solo ieri mattina da un carro attrezzi. I carabinieri che indagano sull'accaduto l'hanno sequestrata. "Siamo abituati a scene terribili, ma questa volta è diverso. È qualcosa che lascia il segno", conclude Ribero.

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