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Esteri

Gli avvisi di Israele a Trump per fermare il piano nucleare iraniano

Ronen Zvulun / Reuters
Ronen Zvulun / Reuters 

Israele, ultimo avviso. Un video di undici anni fa per lanciare un messaggio che vale per il presente: siamo pronti a rifarlo di nuovo. Contro Assad, contro l'Iran. Le forze armate israeliane hanno ammesso per la prima volta di essere state responsabili di un raid aereo del 2007 contro un sospetto reattore nucleare siriano. Era stato a lungo ipotizzato che Israele avesse effettuato l'attacco nel deserto, nella regione di Deir Ezzor, nella parte orientale del Paese, mentre la Siria negava che stesse costruendo un reattore nucleare. " Secondo le Intelligence israeliana e americana il sito di Al-Kibar, conteneva un reattore a grafite, raffreddato a gas, in grado di produrre plutonio per la realizzazione di ordigni nucleari. L'impianto era simile a quello di Yongbyon nella Corea del Nord e tecnici nordcoreani erano stati fotografati nel sito: le immagini erano state rubate dal Mossad dal computer di un responsabile siriano del progetto, assieme ad altre che rivelavano lo stato di avanzamento dei lavori.

Il reattore era sul punto di entrare in azione e per questo Israele decise di agire nella notte fra il 5 e il 6 settembre del 2007. 'La distruzione del reattore nucleare, conosciuta come operazione 'Fuori della scatola', fu condotta – ha precisato il portavoce militare delle Idf (le forze armate dello Stato ebraico) - da otto velivoli dell' aviazione militare, sulla base di sforzi lunghi e complessi di intelligence nonché operativi. Fu così eliminata una minaccia nucleare nei confronti dello Stato di Israele e della intera Regione''. ''Fin dalla fine del 2004 un imponente sforzo di intelligence produsse una grande quantità di preziose informazioni che in definitiva ci consentirono di lanciare un attacco aereo preciso". Il messaggio, ha spiegato il capo di stato maggiore Gadi Eisenkot è che "Israele non accetterà la costruzione di una struttura in grado di minacciare la sua esistenza, questo era il messaggio nel 1981, questo era il messaggio nel 2007".

Che significato ha questa rivendicazione e, soprattutto, perché oggi? "Per due ragioni fondamentali – confida ad HP una fonte governativa israeliana -. Entro la fine del mese il presidente Trump ha promesso di prendere una decisione definitiva sul dossier nucleare iraniano. L'Europa preme perché quell'accordo sia prorogato così com'è, ma questa sarebbe una vittoria del regime iraniano che si sentirebbe legittimato a proseguire la sua opera di destabilizzazione della regione, oltre che la sua politica di riarmo. Sappiamo che di questo il presidente Usa ha parlato nel suo incontro di ieri con il principe ereditario saudita...". Insomma, quel video è un messaggio alla Casa Bianca: quando c'è in ballo la sicurezza d'Israele noi facciamo sul serio...". L'altro messaggio è rivolto a Teheran: "Israele non permetterà mai una presenza permanente, strutturata, degli iraniani in Siria – aggiunge la fonte di Gerusalemme -. Il premier Netanyahu lo ha ribadito al presidente Trump come al presidente Putin. Non si tratta solo del nucleare, ma dello sviluppo di missili che, impiantati in Siria, possono raggiungere Tel Aviv. Per noi questa non è materia negoziabile". E dello stesso avviso, confida la fonte, è il neo segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, "un vero amico d'Israele come il presidente Trump". Ancora più esplicito è Yuval Steinitz, ministro dell'Energia, tra i più vicini a Netanyahu: "L'accordo sul nucleare è stato una sciagura non solo perché l'Iran continua a lavorare per dotarsi dell'arma atomica, ma perché quell'accordo, fortemente voluto dall'ex presidente Usa Barack Obama ha 'sdoganato' l'Iran, illudendosi che potesse divenire un soggetto di stabilizzazione in Medio Oriente. Ma la realtà va nella direzione contraria: l'Iran vuole realizzare il suo impero nell'area, divenire la potenza egemone e questo Israele non può permetterlo", ribadisce ad HP il ministro israeliano.

Ed è su questa linea della fermezza che si è cementata l'alleanza tra Israele e Arabia Saudita. La situazione al confine tra Israele, Siria e Libano si fa sempre più tesa e complessa. I Pasdaran iraniani sono sempre più massicciamente presenti sul Golan siriano mentre Hezbollah continua con l'opera di fortificazione dei villaggi libanesi vicini al confine con Israele. Un rapporto del Mossad parla di decine di abitazioni civili trasformate in depositi di armi e postazioni di lancio per missili. Gli uomini di Hezbollah sono ormai talmente fidati per l'Iran che circa duemila di loro sono in Iraq per fare formazione alle decine di migliaia di nuove reclute. A chi si arruola anche una ricompensa materiale: stipendi decenti rispetto agli standard, ma regole rigorose e continua sorveglianza. Nel Golan siriano le Guardie della Rivoluzione iraniana sono diventate stanziali e stanno cercando di fare di tutto per aprire un corridoio diretto che attraverso la Siria e l'Iraq permetta alle forze iraniane di trasferirsi facilmente al confine con Israele.

Tutto fa pensare che l'Iran stia posizionando le sue pedine per dare scacco allo Stato ebraico. E naturalmente Israele non lo può permettere. Di certo, Hezbollah e gli sponsor iraniani hanno deciso di sfruttare il caos siriano e di allargare il fronte e i siti di lancio alle alture del Golan tagliate dal confine tra Israele e Siria e lo hanno anche annunciato ai giornalisti locali. Scrive Ron Ben Yishai sul quotidiano Yedioth Ahronoth: "Hezbollah e gli iraniani hanno più o meno esaurito il potenziale del Libano di diventare la base delle operazioni contro il fronte nord israeliano e contro le comunità di civili. Per questo hanno bisogno di un nuovo fronte sul Golan, da cui lanciare missili sulla fascia centrale di Israele e anche incursioni di terra contro il nord e contro gli abitanti delle aree adiacenti al confine". "Israele si sta già preparando all'opzione militare, acquistando armi avanzate e potenziando le proprie capacità", dice Ben Yishai. "Israele rafforzerà l'intelligence sull'Iran per minimizzare il rischio di una sorpresa strategica, migliorerà la difesa missilistica, così come gli attacchi aerei e navali, si preparerà per un potenziale attacco preventivo contro gli impianti nucleari iraniani e Hezbollah, che dovrà essere attaccato allo stesso tempo, perché è chiaro che avrà un ruolo proattivo nel conflitto tra Israele e Iran.".

E se non dovesse bastare, allora gli obiettivi da colpire investirebbero direttamente il territorio iraniano. Nella prima fase, stando a rivelazioni dei media locali mai smentite dai vertici politici e militari dello Stato ebraico, Israele ricorrerebbe alla tecnologia più sofisticata per mettere fuori uso l'infrastruttura dell'Iran e le basi missilistiche sotterranee di Khorramabad e Isfahan. Le centrali elettriche, poi sarebbero paralizzate grazie a corto circuiti provocati da munizioni in fibra di carbonio più sottili di un capello che di fatto renderanno i trasformatori inutilizzabili. Quindi la seconda fase: decine di missili balistici, in grado di coprire una distanza di 300 chilometri, verrebbero lanciati contro la Repubblica islamica dai sottomarini israeliani posizionati vicino al Golfo Persico. Annota a sua volta Eyal Zisser, analista militare del giornale filogovernativo Israel HaYom: "La Russia è il grande vincitore della guerra civile siriana. Le sue forze militari sono schierate un po' in tutto il paese, anche nel sud, non lontano dai confini con Israele e Giordania. Sorprendentemente i soldati russi vengono spesso accolti festosamente dai residenti dei villaggi che fino a poco tempo fa venivano pesantemente bombardati dagli aerei di Mosca. Il fatto è che gli abitanti del Medio Oriente sono abituati a riconoscere al volo dove sta la forza, e sanno come devono regolarsi per sopravvivere nella impossibile realtà di questa regione. Ma i russi non avrebbero ottenuto così tanto senza l'apporto dell'Iran, che rimane partner essenziale del tentativo di Mosca di salvaguardare una fragile calma in Siria. Dopo tutto, ciò che ha effettivamente determinato il risultato sul terreno non sono stati gli aerei russi o le unità russe schierate in Siria: sono stati gli iraniani e i loro alleati, i volontari sciiti e i miliziani Hezbollah. L'Iran non si lascerà sfuggire tanto presto la preda, e ha abbastanza pazienza per aspettare fino al momento giusto per riscuotere i dividendi. Nel frattempo, Teheran rafforza la sua presa sulle aree che la Russia ha liberato per lei. Si tratta di un affare vantaggioso: invece che posizioni lungo il confine con Israele, gli iraniani avranno un porto sulla costa siriana e un'intera struttura militare da Damasco fino al confine iracheno. La realtà in Siria e in Libano è decisamente cambiata – conclude Zisser - e Israele deve attrezzarsi per affrontarne le conseguenze". Il video di quell'attacco indica la via.

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