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Politica

Riunione serale fra i big al Nazareno, senza Giglio magico. Martina rassicura le correnti sui capigruppo

Getty Images
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Rispetto alla sede del Pd c'è un altrove. È quello dove si sono rifugiati i due che, fino a pochi giorni fa, del Nazareno erano i padroni di casa. Matteo Renzi e Luca Lotti hanno disertato l'incontro dello stato maggiore dem, quasi a non riconoscerne la legittimità. Uno sgarbo vero e proprio. Il primo è rimasto a Firenze, il secondo è andato a giocare una partita di calcio. Insomma, nel disfacimento post elettorale del partito che fu renziano, si è arrivati al punto che il "giglio magico" è assente alla riunione tra i dirigenti del partito in cui si discute delle cariche istituzionali ma anche del futuro del Pd. Sono invece rappresentate le minoranze nel difficile equilibrio da trovare.

Quindi, mentre i big, dal reggente Maurizio Martina ai leader delle minoranze Michele Emiliano e Andrea Orlando, sono seduti attorno a un tavolo per decidere le prossime mosse, Luca Lotta per esempio si dà al pallone. Il ministro dello Sport si trova poco distante da loro, precisamente allo stadio Olimpico, a giocare una partita di calcio di beneficenza. "Impegno istituzionale", viene precisato dallo staff. Matteo Renzi invece si tiene lontano dalla Capitale. È a Firenze, al Palazzo della Borsa, insieme alla moglie per i dieci anni del "Corriere Fiorentino". E neanche giovedì sarà a Roma per la prima riunione dei parlamentari in programma a Montecitorio. Non pervenuta al conclave anche Maria Elena Boschi.

A discutere, in questo "caminetto" di quasi tre ore, aborrito da Renzi il 5 marzo scorso quando annunciando le dimissioni da segretario disse "Niente caminetti e niente inciuci", ci sono anche Dario Franceschini, Luigi Zanda, Graziano Delrio, Matteo Orfini, Ettore Rosato e Lorenzo Guerini .

Il punto fermo, prima di entrare al Nazareno per il vertice e ribadito anche in conclusione, è il "no" all'invito del centrodestra al tavolo delle trattative sulle Camere. "Il Pd – si legge in una nota - non può partecipare a incontri i cui esiti sono già scritti. Se c'è un accordo sulle presidenze da parte di qualcuno, è bene che chi l'ha fatto se ne assuma la responsabilità". A rafforzare il concetto ci pensa Martina al termine dell'incontro: "Ribadiamo ancora che sulle presidenze non possono esserci confronti tra gruppi con soluzioni precostituite solo da alcuni mentre è necessario un dialogo fra tutti aperto e trasparente in grado di identificare soluzioni di alto profilo e garanzia per le istituzioni. Se ci sarà modo di contribuire a questo lavoro nelle condizioni giuste non faremo mancare il nostro contributo". Per il momento, dunque, il Pd non cede alle avance del centrodestra e resta alla finestra in attesa anche di ristabilire gli equilibri interni.

Equilibri che passeranno anche dalla scelta dei capigruppo di Camera e Senato. Per questo Martina lancia un messaggio dal contenuto rassicurante: "Quanto alle scelte interne confermo che lavorerò perché anche le proposte dei capigruppo rispondano ai criteri condivisi di rappresentatività e massima unità". Si è dunque ragionato soprattutto di questo.

Tutte le componenti chiedono si essere rappresentate. E che almeno uno dei due presidenti di gruppo non sia renziano. Se il renziano Andrea Marcucci facesse un passo indietro (dirottato sulla vicepresidenza del Senato) in gioco potrebbero entrare Matteo Richetti, Roberta Pinotti, Gianni Pittella, ma non il lombardo Franco Mirabelli. Sì, perché c'è anche il tema dell'equilibrio regionale: Martina è lombardo, così come Guerini, che a questo punto alla Camera sembra avere più chance, avendo buoni rapporti con Andrea Orlando e Gianni Cuperlo. Se invece il passo indietro fosse il suo, alla Camera entrerebbero in gioco o un esponente delle minoranze (Andrea Orlando, Francesco Boccia, Barbara Pollastrini) o Graziano Delrio, sempre più dubbioso se candidarsi alla segreteria, dopo l'annuncio di candidatura da parte di Nicola Zingaretti.

La scacchiera però è molto più grande. In ballo ci sono le due vicepresidenze ma anche le commissioni. La poltrona della Camera potrebbe andare a Ettore Rosato, almeno questo sarebbe il nome auspicato da Renzi. Mentre, sempre l'ex segretario, guarda con interesse alla presidenza della Vigilanza Rai e al Copasir che vorrebbe affidare a Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Tuttavia la quadra è difficile da trovare se si cerca la "massima unità" auspicata dal segretario reggente.

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